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Cronache

Emanuela Orlandi, il Vaticano individua due ossari: verifiche entro una settimana

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Al Cimitero Teutonico del Vaticano, in occasione dell’apertura delle due tombe trovate vuote, nell’ambito della vicenda legata ad Emanuela Orlandi, la figlia del commesso vaticano di cui si sono perse le tracce da 36 anni, sono stati individuati “due ossari collocati sotto la pavimentazione di un’aerea all’interno del Pontificio Collegio Teutonico, chiusi da una botola. Tali ossari sono stati immediatamente sigillati per il successivo esame e repertazione dei materiali ossei ivi giacenti, sempre nell’ambito e con le modalità richieste dalle attività istruttorie”. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano, Alessandro Gisotti. Chissà che i due ossari non possano ricondurre alle spoglie delle due principesse traslate appunto in altra area del cimitero in seguito a questi lavori, non essendo più nelle tombe aperte e trovate vuote.

“A seguito delle attività istruttorie avviate l’11 luglio scorso al Campo Santo Teutonico, si sono svolti – come annunciato – accertamenti sia di carattere documentale che di carattere logistico, dai quali è emerso che – come risulta agli atti del Pontificio Collegio Teutonico – tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso sono stati effettuati lavori di ampliamento del Collegio stesso. In quel periodo – riferisce Gisotti – i lavori hanno interessato l’intera aerea cimiteriale e l’edificio del Collegio Teutonico. Essendo pertanto possibile che le spoglie delle due principesse siano state traslate in altro luogo idoneo del Campo Santo, sono state svolte con le maestranze competenti le conseguenti verifiche per constatare la situazione degli ambienti attigui alle tombe. Tali ispezioni hanno portato alla individuazione di due ossari”.

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Ndrangheta e droga, 142 indagati a Cosenza

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Sono 142 le persone coinvolte in un’operazione in corso a Cosenza condotta congiuntamente dai carabinieri, dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza. A carico di un gruppo degli indagati (non è stato ancora specificato il loro numero), sono stati eseguiti arresti, mentre ad altri sono state notificate misure cautelari di tipo diverso. I reati contestati alle persone coinvolte nell’operazione sono associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dalle modalità mafiose, ed altri reati sempre con modalità mafiose.

Le cosche coinvolte nell’operazione sono il cosiddetto “clan degli italiani”, composto dai gruppi Ruà, Patitucci e Lanzino, e la cosca degli Abbruzzese, soprannominati “Banana”. Le misure cautelari in fase di esecuzione sono state emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda, che ha coordinato l’attività investigativa. L’operazione, che viene eseguita, oltre che a Cosenza, in varie città italiane, è condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, dal personale delle Squadre mobili delle Questure di Cosenza e Catanzaro, dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Cosenza della Guardia di finanza, insieme al Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Catanzaro e allo Scico di Roma. I dettagli dell’operazione saranno comunicati nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 nella sede della Procura della Repubblica di Catanzaro.

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Cronache

‘Ndrangheta, maxi operazione a Cosenza con 137 indagati

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Maxi operazione interforze contro la ‘ndrangheta a Cosenza ed in altri centri del territorio nazionale: i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, la Polizia di Stato, attraverso il personale delle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro, della SISCO di Catanzaro e dello SCO, i Finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza, con il GICO del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e lo SCICO di Roma, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 137 indagati, ed in via di evoluzione , sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, tra cui, rispettivamente, associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle modalità e finalità mafiose, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari. I dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa

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Assolto Fabio Furlan, un verdetto che non chiude il caso: il mistero irrisolto dell’omicidio di Cristofer Oliva

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Dopo quindici lunghi anni di attesa e indagini, il caso di Cristofer Oliva, lo studente scomparso di Chiaiano, continua a essere un enigma irrisolto, segnato da un nuovo capitolo giudiziario che lascia più domande che risposte. Il recente verdetto pronunciato dall’Aula 318 della prima assise d’appello ha visto l’assoluzione di Fabio Furlan, l’unico imputato, per non aver commesso il fatto, un’espressione che sottolinea la mancanza di prove sufficienti per una condanna.

Il giudice Abbamonte, che ha letto il verdetto con visibile esitazione, ha respinto la richiesta di condanna a 22 anni, accogliendo invece le argomentazioni della difesa, rappresentata dagli avvocati Luigi Petrillo e Dario Vannetiello. Questa decisione non solo solleva Furlan da ogni colpa, ma intensifica il dolore di una famiglia che ancora cerca risposte. La famiglia di Cristofer, assistita dagli avvocati Valerio De Maio e Paolo Stravino, continua a chiedere che le indagini proseguano per rompere il “muro di silenzio, reticenza e omertà” che ha sempre circondato questo caso.

Il processo, che si è trascinato per anni tra Napoli e Roma, ha visto momenti di svolta significativi, incluso il ritorno degli atti a Napoli dalla Cassazione, prima per una carenza di gravi indizi e poi per garantire a Furlan la possibilità di difendersi adeguatamente. Nonostante l’assoluzione, Furlan è stato condannato a sei anni per reati legati alla droga, una pena minore rispetto alla possibile condanna a 22 anni per omicidio.

Il cuore del mistero risiede nel giorno della scomparsa di Cristofer, il 17 novembre 2009. L’ultima persona a invitarlo fu proprio Furlan, che usò una cabina telefonica per fissare l’appuntamento. Tuttavia, non ci sono prove concrete che i due si siano effettivamente incontrati quel pomeriggio. Circa un’ora e mezza dopo, Furlan è stato visto in pubblico con l’ex ragazza di Cristofer, suscitando sorpresa tra gli amici per l’apparente inopportunità dell’incontro.

Gli avvocati di Furlan hanno sottolineato l’improbabilità che un ragazzo di 19 anni potesse commettere un omicidio, far sparire il corpo, e poi presentarsi pulito e composto in così breve tempo. Questo punto, insieme ai motivi ipotizzati dell’omicidio – gestione di piantine di canapa e gelosia – rimangono deboli e non sufficienti per attribuire colpe.

Questo verdetto non solo lascia la famiglia Oliva senza giustizia, ma anche senza un luogo di sepoltura per Cristofer, privandoli del conforto di un addio. La loro speranza è che la verità emerga nonostante l’assoluzione, e che nuovi elementi possano finalmente fornire le risposte tanto attese. Mentre la giustizia sembra aver raggiunto un vicolo cieco, la ricerca della verità deve continuare, per Cristofer e per tutti coloro che ancora sperano nella giustizia.

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