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Cronache

I nomi di avvocati e magistrati della banda dei finti incidenti per truffare le assicurazioni a Torre Annunziata

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Avvocati, giudici di pace e consulenti tecnici finiti agli arresti con le accuse di corruzione in atti giudiziari in relazione ad una colossale truffa milionaria ai danni di compagnie di assicurazioni nazionali. La Procura di Roma, col magistrato Paolo Ielo, ha chiuso in tempi record una delicata inchiesta che ha portato in carcere alcuni magistrati onorari (3) e avvocati (7) del Foro di Torre Annunziata. Assieme a loro, in concorso con loro, nella commissione del reato più grave, la corruzione in atti giudiziari, sono stati arrestati anche consulenti tecnici di primarie compagnie di assicurazioni che liquidavano sinistri stradali, con danni a cose e persone, letteralmente inventati. C’è tutto l’armamentario classico della truffa in questa vicenda che coinvolge purtroppo uomini e donne di legge. Oltre a falsi testimoni, false perizie mediche e false attestazioni anche le false sentenze. Oltre ai ventidue arresti ci sono decine di persone indagate che hanno consentito lo svolgimento di questo disegno criminale nel distretto giudiziario di Torre Annunziata. Nelle prossime ore altri arresti ed altre informazioni di garanzia saranno notificate ad altri indagati. Contestualmente agli arresti i militari della Guardia di Finanza di Napoli che ha operato sotto il coordinamento del Pm Palo Ielo hanno eseguito perquisizioni negli uffici del giudice di pace di Torre Annunziata, nella case e negli uffici di avvocati e magistrati onorari. Il materiale è già a disposizione del pm. Materiale, dicono fonti beneinformati, molto interessante. Per far emergere altro marcio nel mondo in cui si amministra la giustizia non in nome del popolo italiano ma del dio denaro.

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Cronache

Caso Garlasco, la madre di Sempio tace e ha un malore

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Ha preferito non rispondere alle domande e ha anche avuto un malessere la madre di Andrea Sempio, convocata stamane dai Carabinieri di Milano nell’ambito della nuova indagine della Procura di Pavia in cui il figlio è per la terza volta indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. E questo mentre oggi per Alberto Stasi, l’allora fidanzato della giovane condannato a 16 anni di carcere, è il primo giorno di semilibertà.

Questa mattina Daniela Ferrari, 65 anni, accompagnata dall’avvocato Angela Taccia (nella foto), che difende il figlio assieme al collega Massimo Lovati, si è presentata alle 10 in punto negli uffici milanesi del Comando Provinciale dell’arma per essere ascoltata per la terza volta dal giorno del delitto di Chiara, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Uffici che ha lasciato circa mezz’ora dopo, in quanto ha ascoltato il consiglio dei due legali: alla prima domanda si è “avvalsa” e alla seconda ha accusato un malore. Tant’è che all’uscita dalla caserma, visibilmente “scossa” e facendosi largo tra una schiera di telecamere e microfoni, si è infilata in un taxi senza proferire parola.

“Questa convocazione non mi è piaciuta. Se i pm vogliono sentire la signora, che la convochino loro in Procura a Pavia”, ha affermato Lovati esprimendo il disappunto per il modo in cui si sta conducendo l’inchiesta. E’ stato lui a consigliare alla madre di Sempio di “astenersi” dal rispondere. Avrebbe dovuto spiegare ancora a che ora, il giorno del delitto, è uscita di casa e per quali commissioni e a che ora è rientrata. Avrebbe dovuto ricostruire di nuovo, a distanza di quasi 18 anni, gli spostamenti del figlio e raccontare pure la vicenda dello scontrino del parcheggio di Vigevano che il giovane, su suggerimento dei genitori, decise di tenere.

E poi, tra l’altro, le sarebbe stato chiesto di fornire chiarimenti in merito a un ‘fuorionda’ reso pubblico dalla trasmissione de Le Iene su come Andrea sarebbe venuto a conoscenza di alcuni atti dell’indagine del 2017 che si è chiusa con un’archiviazione. Intanto per Stasi oggi è stato il primo giorno di semilibertà, beneficio concesso dal Tribunale di Sorveglianza nelle scorse settimane e che è in un certo senso l’anticamera dell’affidamento in prova ai servizi sociali e quindi della libertà. Come ogni mattina il 41enne è uscito dal carcere di Bollate per andare in ufficio, ha potuto, poi, dedicarsi ad alcune attività private. Tutto questo in base alle prescrizioni approvare dalla magistratura e che gli consentono di rientrare nell’istituto di pena alle porte di Milano dopo cena ma soprattutto di proseguire lungo un percorso di reinserimento sociale.

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Michael B. Jordan a Ischia a caccia di location per il suo prossimo film

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L’attore americano Michael B. Jordan, in Italia da un po’ di giorni, è sbarcato anche ad Ischia (dopo aver fatto tappo anche nella Reggia di Caserta) e  sta visitando alcuni degli angoli più suggestivi che potrebbero diventare location per il suo prossimo film. Jordan è noto per i suoi ruoli in tre episodi di Creed (lo spin off di Rocky) e per quello del supercriminale Erik Killmonger in Black Panther oltre a quello della Torcia Umana ne I Fantastici 4 ed ha recitato anche in diverse serie tv di successo (il New York Times lo ha inserito nella sua lista dei 25 attori più grandi del 21° secolo); oltre a recitare è anche regista, produttore e doppiatore. La star hollywoodiana ha visitato il Castello Aragonese ed il borgo di Ischia Ponte concedendosi ai selfie ed agli autografi per i fan mentre domani dovrebbe visionare l’altro versante dell’isola verde.

 

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Becciu pronto al passo indietro per evitare la conta

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Il cardinale Angelo Becciu sarebbe pronto a fare un passo indietro. E’ quanto riferiscono fonti della congregazione dei cardinali che si è tenuta questa mattina. Becciu avrebbe preso la parola per ribadire la sua innocenza e il suo diritto ad entrare in conclave. Ma di fronte alle due lettere del Papa che indicherebbero la sua volontà di non includerlo tra gli elettori, il cardinale avrebbe lasciato intendere di essere pronto a rinunciare alla sua battaglia. Una linea, questa, che però ancora non è stata suggellata da una comunicazione ufficiale. Secondo quanto si apprende il cardinale Becciu, nel suo intervento, avrebbe mantenuto il punto, sia sulla sua innocenza sia sul diritto di entrare in conclave.

Ma alla fine sarebbe prevalsa la decisione di fare un passo indietro “per il bene dell’unità della Chiesa”, come avrebbe detto ad alcuni porporati. Anche il Vaticano conferma che il caso Becciu è stato all’ordine del giorno del confronto di questa mattina. “Se ne è parlato ma non c’è una delibera”, ha detto nel briefing il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni, lasciando intendere che probabilmente non servirà un ‘voto’ per decidere sul caso.

“Il cardinale Becciu è una persona molto stimabile. Ma non è detto che una brava persona non possa fare del male. Non dico che Becciu abbia fatto del male, ma è da verificare. C’è stato un giudizio, ci sarà l’appello e voi sapete che finché non c’è la sentenza definitiva uno è innocente. Ecco verificheremo”, ha commentato il cardinale Giuseppe Versaldi. Becciu è stato il protagonista del processo sulla malagestione dei fondi della Segreteria di Stato, a partire dalla vicenda del palazzo di Sloane Avenue. Il 22 settembre si aprirà il processo d’appello; Becciu ha sempre proclamato la sua innocenza ma è stato in primo grado condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di peculato e truffa aggravata ai danni della Santa Sede. In attesa di una comunicazione ufficiale, qualcuno dei porporati lascia intendere che la vicenda non potrebbe essere chiusa del tutto.

Becciu quasi sicuramente non entrerà in conclave ma non è detto – è il ragionamento che lasciano trapelare alcuni cardinali – che la vicenda e la conseguente polemica resti comunque nell’aria, magari sotto altre forme. E dunque comunque il conclave comincerebbe in salita perché all’interno del collegio cardinalizio restano comunque diversi esponenti che ritengono questo epilogo ingiusto. Becciu, fino a qualche giorno fa sicuro di essere ammesso tra gli elettori, puntava sul fatto che Papa Francesco, invitandolo agli ultimi concistori, il momento più alto della vita della Chiesa, di fatto lo avesse riabilitato. In ogni caso, l’altro punto sul quale si faceva forza da un punto di vista del diritto canonico, era il fatto che Papa Francesco non avesse mai scritto, nero su bianco, che Becciu non doveva entrare in conclave.

Poi il cardinale Pietro Parolin gli avrebbe mostrato quelle due lettere siglate ‘F’. Becciu avrebbe allora messo in discussione la sua volontà di andare fino in fondo nella sua battaglia. Poi ha visto anche che i suoi principali sostenitori cominciavano a prendere le distanze. Di qui la decisione. Ma la mancanza della comunicazione ufficiale lascia lo scenario ancora aperto, forse nella speranza di ricevere ancora una mano tesa da parte del collegio cardinalizio.

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