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Cronache

Esplosivista: nel 2003 Autostrade mi chiese progetto per demolire Ponte Morandi. Di Maio: la società concessionaria spieghi

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“Lotteremo fino alla fine per dare giustizia alle famiglie distrutte dalla tragedia del Ponte Morandi” ribadisce su Facebook il vicepremier Luigi Di Maio. Che torna a incalzare il gruppo autostradale Atlantia sulla revoca della concessione di Autostrade per l’Italia: “Se vieni pagato e fai profitto per gestire un’infrastruttura dello Stato e non lo fai, ci sono delle conseguenze. Che in questo caso si chiamano revoca della concessione. L’Italia é il nostro Paese, non ci facciamo dettare la linea dalle multinazionali”. “Ora sindacati e grandi organizzazioni di industriali gridano allo scandalo. Non gridarono allo scandalo dopo la tragedia del Ponte Morandi e nessuno di loro ha gridato allo scandalo nemmeno dopo ieri, quando l’esperto di esplosivi ha ammesso che gia’ nel 2003 Autostrade gli chiese di demolire il ponte, ma poi non se ne fece piu’ nulla per via dei costi. É bene allora che i Benetton chiariscano anche questo passaggio, nel dettaglio”. Rispetto a questa contestazione di Di Maio occorre fare chiarezza e non buttarla in vacca come spesso fa la politica. A chi o a che cosa si riferisce Di Maio? Ad un episodio preciso. Episodio ricordato pubblicamente ieri, dopo la demolizione del Ponte, da Danilo Coppe, titolare della Siag, la società che di é occupata materialmente della demolizione con esplosivo. É stato Coppe a pigiare il pulsante e a mandare giù tutto quel che restava del Ponte. Nel parlare delle vittime del Ponte Danilo Coppe dice di “sperare di aver mitigato almeno un po’ il dolore dei familiari delle vittime che da oggi non vedranno piu’ una cosa che dava tanta angoscia”. Poi ha elogiato gli uomini del 9 Reggimento Col Moschin che hanno posizionato il semtex – un potente esplosivo plastico di fabbricazione ceka usato essenzialmente in ambito militare – all’apice degli stralli per tranciare l’acciaio. Infine Coppe  ha svelato che nel 2003 avrebbe dovuto già buttarlo giu’, quel ponte, su incarico di Spea.

“Mi chiesero un progetto e un preventivo – ha detto – ma io sapevo che non se ne sarebbe fatto nulla. Volevano abbattere il Morandi perche’ costava troppo la manutenzione. Ma alla fine l’abbattimento sarebbe costato troppo”.

 

Spea ha pero’ precisato che quella richiesta non era da mettere “in collegamento con la sicurezza del Morandi”, ma che era uno studio di fattibilita’ per sostituire il Morandi con un ponte per servire la Gronda”, progetto poi abbandonato. Su questo però Di Maio, e qualche milione di italiani, forse meriterebbero chiarezza. Perché nel 2003 volevano far sáltare in alto quel Ponte che poi se n’é caduto da solo il 14 agosto del 2018?

 

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Anziana investita e uccisa a Napoli, caccia a pirata strada

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Una donna anziana e’ morta a Napoli, vittima di un pirata della strada. Alle 18.15 circa di ieri, in via Labriola, sulla carreggiata in direzione via E. Ciccotti, R.R., 80 anni, e’ stata investita mentre attraversava la strada. Secondo prime ricostruzioni, un’auto si era fermata per consentire il passaggio alla signora, ma una Citroen di colore blu scuro, nel tentativo di sorpassare questa vettura, ha investito la donna e poi e’ fuggita. La Polizia Locale e’ impegnata nelle indagini per identificare il conducente e il veicolo coinvolto. La vittima era stata trasportata all’ospedale Cardarelli in stato di incoscienza e dopo poche ore e’ deceduta.

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Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta premeditò il delitto: rischia ergastolo

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E’ un carico accusatorio molto pesante quello che la procura di Venezia contesta nell’avviso di chiusura delle indagini a Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Mentre il ‘rumore’ esploso nelle piazze e nelle coscienze in nome di Giulia non si e’ mai spento, a sei mesi dalla notte dell’11 novembre quando venne ammazzata tra le fabbriche e le strade vuote di Fosso’, pochi chilometri lontano dalla sua casa di Vigonovo, gli inquirenti tirano una linea e sciolgono alcuni nodi giuridici. E decidono che si’, Turetta aveva premeditato di ucciderla come dimostrerebbero, spiega il procuratore Bruno Cherchi, “la ricerca dei luoghi tramite internet, l’acquisto del materiale necessario per immobilizzare la vittima, la cartina geografica, l’atto di silenziare la persona offesa mettendole del nastro adesivo per non farla urlare, serrare i polsi e le gambe della ragazza”.

Aggiungono l’aggravante della crudelta’, da intendersi come la giurisprudenza la intende: aver inflitto “sofferenze gratuite e non collegabili al normale processo di causazione della morte”. In questo caso con venti coltellate, le prime nel parcheggio davanti alla villetta dove viveva quando Turetta l’aggredi’ a bordo della sua Fiat Punto nera. Qui per diverse ore sono rimaste sull’asfalto le tracce di sangue della ragazza ed e’ stato trovato un coltello da cucina. Poi, dopo averla immobilizzata con lo scotch, questa e’ la ricostruzione della Procura, l’ha spinta in auto, superando la sua resistenza, ha raggiunto in pochi minuti Fosso’ e l’ha assalita di nuovo, finendola. Da li’ e’ iniziata la fuga che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per una settimana. Dopo il delitto Turetta era scappato verso il Friuli e, abbandonato il corpo in un dirupo vicino al lago di Barcis, era fuggito verso l’Austria e poi in direzione Germania, dov’e’ stato fermato dalla polizia tedesca, vicino a Lipsia, nella mattinata del 19 novembre. “L’ho uccisa io” ha detto subito Filippo a chi l’ha fermato, una confessione non utilizzabile nel processo mentre lo e’ quella messa a verbale nel carcere Montorio di Verona, dov’e’ detenuto.

Il contesto in cui il delitto e’ maturato sarebbe stato quello dello stalking, come suggerito alla Procura da chat e testimonianze che riferiscono delle insistenze morbose del giovane nei confronti dell’ex compagna dopo che la loro storia era finita. Omicidio aggravato da premeditazione, crudelta’, efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi e occultamento di cadavere, e’ il robusto capo d’imputazione da cui dovra’ difendersi davanti alla Corte d’Assise. Non c’e’ spazio per il rito abbreviato, che avrebbe comportato uno sconto di un terzo della pena, perche’ i reati sono cosi’ gravi da ipotizzare l’ergastolo. Si chiude cosi’ la prima parte ‘giudiziaria’ di quella che nel frattempo e’ diventata la storia di Giulia e non, come spesso accade nella narrazione mediatica, quella del suo presunto omicida, sul quale si sono spente le luci. La storia di Giulia, di suo padre Gino e della sorella Elena che mai come prima hanno portato l’attenzione sul tema dei femminicidi con i loro appelli a un cambiamento culturale profondo.

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Adr lancia ‘Airport in the City’: a Termini check-in di Ita

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All’inaugurazione di “Airport in the City” sono intervenuti, tra gli altri , la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il presidente di Ita, Antonino Turicchi, il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, il Presidente di Unindustria, Angelo Camilli. “È con grande soddisfazione che oggi ci uniamo ad Aeroporti di Roma per celebrare l’inaugurazione di Airport in the City, un servizio che rende l’esperienza di viaggio sempre più agile e confortevole – ha detto Turicchi – Questo progetto riflette la stretta collaborazione tra ITA Airways e Aeroporti di Roma, evidenziando il comune impegno per l’innovazione e la sostenibilità nel settore dei trasporti”.

“Il progetto di Adr si inscrive appieno nel processo di innovazione e interconnessione del trasporto aereo che l’Enac persegue da tempo” – ha aggiunto il presidente Enac Pierluigi Di Palma. “L’hub di Fiumicino, prima porta d’accesso all’Italia più volte premiato come migliore scalo d’Europa, sviluppa l’integrazione con la stazione Termini, primo snodo ferroviario nazionale, rafforzando l’intermodalità aria-ferro. Con il check-in off-airport Termini Fiumicino, il comparto aereo italiano si riconferma una realtà innovativa, sostenibile e, soprattutto, attenta ai diritti dei passeggeri con l’offerta di servizi di qualità che, oggi, rappresentano l’elemento più importante per le scelte dei consumatori”.

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