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Cronache

Lite Lega-M5S su armi facili. Via libera al revenge porn

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La maggioranza ha tolto il freno al revenge porn, assicurando che l’emendamento verra’ approvato martedi’, quando il ddl contro la violenza sulle donne tornera’ alla Camera. Alla ‘distensione’ con l’opposizione ha fatto pero’ da contraltare l’apertura di un nuovo fronte di scontro fra Lega e Cinque Stelle. A innescare la polemica e’ stata la proposta di legge presentata dal partito di Salvini per rendere piu’ facile l’acquisto di armi per la difesa personale. ‘Sazio’ per il via libera alla legittima difesa, il vicepremier ha comunque subito smorzato i toni: “Non voglio in giro mezza pistola in piu'”. Era stata proprio la bagarre scatenata in aula dalle deputate d’opposizione contro i ‘tentennamenti’ della maggioranza sul revenge porn – la norma che punisce la divulgazione di foto intime senza il consenso dell’interessato – a provocare il rinvio della seduta. Dopo poche ore, pero’, Luigi Di Maio aveva corretto la rotta, dando il sostegno all’emendamento. In mattinata e’ arrivata la definitiva schiarita. “Sarebbe importante che queste norme fossero votate subito da maggioranza e opposizione”, ha scritto il premier Giuseppe Conte su Fb, mentre Salvini ha assicurato che il testo verra’ approvato. La mattinata e’ stata animata anche da un piccolo giallo, per un tweet del ministro Giulia Bongiorno che, malgrado sia stato subito cancellato, ha scatenato le polemiche sui social: “Il codice rosso – ha scritto la titolare del dicastero della Pubblica Amministrazione – prevede che quando una donna fa una denuncia per violenza deve essere ascoltata entro tre giorni dal Pg o dal Pm. Cosi’ si puo’ appurare immediatamente se si ha a che fare con una isterica o con una donna in pericolo di vita”. Successivamente il ministro ha spiegato che il tweet e’ stato cancellato “per il semplice fatto che – anche in ragione dell’estrema sintesi imposta dal mezzo – non era un’espressione felice del mio pensiero”. La ministra e’ anche reduce dallo scontro con i Cinque Stelle per aver sponsorizzato un emendamento per introdurre la ‘castrazione chimica’ per gli stupratori.

“Non e’ un argomento all’ordine del giorno”, ha commentato il ministro Alfonso Bonafede. La procedura non e’ stata comunque bocciata dal Comitato anti tortura del Consiglio d’Europa, che ha pero’ chiesto di garantire i diritti di chi si sottopone al trattamento, come quello di dare il consenso. Al fronte ‘castrazione chimica’ si e’ poi aggiunto quello sulle ‘armi facili’, con il testo leghista che e’ approdato alla commissione Affari costituzionali della Camera. “Nessun eletto del Movimento la votera’. Nessuno”, ha scritto Di Maio su Facebook. E anche Conte ha preso le distanze. “Non e’ un obiettivo del governo quello di incentivare la vendita delle armi”, ha detto. A quel punto, la Lega ha smorzato, facendo sapere che la proposta di Legge “non e’ una priorita’”. Anche Salvini, pur con una vena polemica, ha frenato: “Di Maio si preoccupi di cio’ che arriva in Parlamento, non arrivera’ mai una proposta sulla maggiore diffusione delle armi”. Dall’opposizione, il segretario del Pd ha bollato come “buffonate che fermano l’Italia” le liti nella maggioranza “su armi e revenge porn”, mentre per FdI “l’attuale legge sulle armi e’ assolutamente adeguata”.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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Nei campi 200 milioni di danni, razzia cinghiali

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Vigneti e uliveti, ma anche pascoli e prati, campi di mais e cereali, coltivazioni di girasole, ortaggi: è lunga la lista della razzia compiuta dalla fauna selvatica “incontrollata” dove i cinghiali, con una popolazione che ha raggiunto i 2,3 milioni di esemplari sul territorio nazionale, costituiscono il pericolo maggiore. La conseguenza sono 200 milioni di euro di danni solo nell’ultimo anno all’agricoltura italiana. La Puglia, con oltre 30 milioni di euro e 250mila cinghiali, e la Toscana con oltre 20 milioni di cui l’80% a causa dei 200mila cinghiali, sono le regioni che hanno pagato di più. Questa la fotografia scattata dalla Coldiretti in occasione delle 96 Assemblee organizzate in contemporanea su tutto il territorio nazionale, con la partecipazione di oltre 50mila agricoltori, per celebrare dai territori gli 80 anni dell’associazione agricola.

In particolare, secondo la mappa realizzata da Coldiretti, nel Lazio i danni stimati dai soli cinghiali (100mila esemplari) superano i 10 milioni di euro e in alcuni casi riguardano anche l’80% del raccolto. Oltre 10 milioni di euro i danni stimati in Calabria. Un fenomeno che si sta espandendo anche ad aree prima meno frequentate come quelle del Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia (20mila esemplari) e in Valle d’Aosta dove i cinghiali si sono spinti fino a quote che superano i 2mila metri. Pesante la situazione in Emilia Romagna dove solo nel Reggiano si stimano almeno 50mila esemplari; “dramma” sul fronte seminativi (specie per mais e girasole) in Umbria con una popolazione stimata di circa 150mila cinghiali. Sei milioni di euro i danni in Basilicata e 5 in Piemonte.

Qui la superficie danneggiata nel 2023 è stata di 34.432 ettari. Colpiti anche l’Abruzzo (i capi superano ampiamente le 100mila unità) con 4,5 milioni di euro di risarcimenti richiesti nel 2022, il Molise (40mila cinghiali) e la Campania (stimati danni per circa oltre 4 milioni di euro). Critica la situazione in Sardegna soprattutto a ridosso delle aree protette mentre in Sicilia non ci sono territori immuni e salgono i costi per la difesa, come i recinti elettrici. In Liguria da tempo i cinghiali si sono spinti fino alla costa e tanti i danni non solo alle colture ma anche ai tipici muretti a secco. Nelle Marche il 75% dei danni in agricoltura da fauna selvatica è causato dai cinghiali. Tra risarcimenti alle aziende agricole e da incidenti stradali la Regione spende circa 2 milioni di euro all’anno.

Risarcimenti, lamentano gli agricoltori, che arrivano spesso dopo molti anni e solo in minima parte. “Non coprono mai il valore reale del prodotto distrutto, con la conseguenza – rileva Coldiretti – che molti rinunciano a denunciare”. Cinghiali e fauna selvativa anche causa di incidenti, 170 nel 2023, ricorda l’associazione agricola, secondo l’analisi su dati Asaps, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. A questo si aggiunge l’allarme della peste suina africana, non trasmissibile all’uomo, che i cinghiali, ricorda Coldiretti, rischiano di diffondere nelle campagne mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli e con essi un settore che, tra produzione e indotto, vale circa 20 miliardi di euro e dà lavoro a centomila persone. Da qui la richiesta dalle Assemblee Coldiretti “di mettere un freno immediato alla proliferazione dei selvatici, dando la possibilità agli agricoltori di difendere le proprie terre. Mancano, infatti, i piani regionali straordinari di contenimento”.

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Vino nel biberon per errore, bimbo 4 mesi in rianimazione

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Vino bianco al posto dell’acqua per preparare il latte in polvere a suo figlio di quatto mesi. Un errore, è l’ipotesi degli investigatori, commessa da una donna di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, che ha fatto finire il piccolo in coma etilico. Ricoverato in rianimazione all’ospedale pediatrico di Bari, le sue condizioni sono in lieve miglioramento. A fare insospettire la donna è stato il rifiuto del piccolo che dopo i primi sorsi avrebbe smesso di bere respingendo il biberon. A quel punto la sua mamma si sarebbe accorta di non aver mescolato il latte in polvere con l’acqua.

A farla sbagliare sarebbe stato il colore scuro della bottiglia in cui era contenuto il vino. Subito dopo aver compreso l’errore, la donna ha portato il bimbo al pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi dove il piccolo è arrivato già in coma etilico. Sottoposto a una lavanda gastrica, è stato intubato e trasferito d’urgenza all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari dove è stato ricoverato nel reparto di rianimazione.

La procura di Brindisi ha avviato un’indagine, ma al momento l’ipotesi prevalente dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana è che sia stato un incidente domestico. Dai riscontri dei militari non sono emersi altri elementi. L’affanno dovuto alle incombenze quotidiane, la necessità di preparare in fretta il biberon per il proprio figlio e la bottiglia scura avrebbero portato la donna a sbagliare. E’ stato lo stesso bimbo, rifiutandosi di continuare a bere, a rivelare che quel liquido non era latte. Un segnale subito percepito dalla mamma che si è resa conto in pochi istanti quale fosse il vero contenuto della bottiglia da cui aveva prelevato il liquido credendo fosse acqua.

La corsa in ospedale è stata immediata, dall’abitazione al pronto soccorso del Perrino. Qui il piccolo è stato preso in cura dai medici che con stupore hanno accertato il coma etilico di un bimbo di soli quattro mesi. Un quadro clinico che ha allarmato il personale sanitario e che ha portato al trasferimento del bimbo a Bari dov’è stato sottoposto a specifiche cure. Al momento la prognosi è riservata ma i medici sono fiduciosi perché le condizioni del piccolo migliorano. La notizia ha scatenato tante reazioni anche sui social dove molti manifestano comprensione per “il dispiacere e per quello che sta passando in queste ore la mamma”, auspicando che “il piccolo possa presto riprendersi da questo brutto incidente”.

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