L’Industria a dicembre precipita, con il fatturato in caduta del 7,3%, come non accadeva da quasi dieci anni. Una debacle confermata dalla caduta delle commesse. Un bollettino di guerra quello dell’Istat, che non ha lasciato indifferente lo spread, balzato fino a 274 punti subito dopo la diffusione delle stime, concludendo la giornata a 268, comunque in salita rispetto a ieri. Il rialzo del differenziale tra Btp e Bund ha pesato anche sull’andamento di Piazza Affari, che ha chiuso gli scambi in rosso (-0,5%). Dopo i segnali negativi arrivati dall’export e dalla produzione, il bilancio per l’economia italiana si aggrava. Ormai siamo di fronte a numeri che, e’ il commento a caldo del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, “impongono un dovere ed una responsabilita’ di tutto il Paese a reagire”. Intanto le opposizioni, dal Partito democratico a Forza Italia, puntano il dito contro il Governo. La novita’ degli ultimi dati non sta tanto nel segno, negativo, ma nelle proporzioni.
Lo stesso Istituto di statistica parla di “una marcata diminuzione”, riferendosi al calo del fatturato di dicembre, il peggiore dal 2009 (l’anno della grande crisi). Non c’e’ da stupirsi quindi se nella media del 2018 la crescita si ferma al 2,3%. Rispetto al 2017 il bottino e’ piu’ che dimezzato. E se si guarda agli ordinativi la situazione non migliora: la diminuzione di dicembre (-5,3% su base annua) risente soprattutto della cattiva raccolta fuori confine. Sembra che stia venendo a mancare l’aiuto prezioso delle esportazioni. Inoltre il dato delle commesse e’ da sempre considerato un indice anticipatore di quel che accadra’ nei prossimi mesi. Insomma il 2018 lascia un’eredita’ pesante sul 2019. Eppure, ricorda l’Istat, lo scorso anno non era partito poi cosi’ male: guardando ai ricavi il declino si e’ infatti concentrato “nell’ultimo trimestre”. Adesso poi il calo e’ generalizzato, con ribassi a doppia cifra per le vendite di mezzi di trasporto (-23,6%) e prodotti farmaceutici (-13,0%). Per risollevare le sorti della manifattura italiana, Boccia propone di “aprire immediatamente i cantieri”. Una ricetta che vede d’accordo il sindacato, che con la Cisl accusa il Governo di “immobilismo”, mentre la Uil chiede l’apertura di “un confronto serio”. Dure le reazioni politiche. Si fanno sentire i candidati alla segretaria del Pd. Maurizio Martina parla di “decrescita infelice”. Nicola Zingaretti fa notare come “Salvini e Di Maio” su questi dati “stiano zitti”. Fi con Mariastella Gelmini evidenzia il rischio di una “manovra bis” e bolla come “incapaci” i membri dell’Esecutivo. “Stanno portando l’Azienda Italia al fallimento”, avverte dalle stesse fila Anna Maria Berinini. Per i conti pubblici i numeri che contano davvero devono pero’ ancora arrivare: i dati su Pil, deficit, debito e pressione fiscale usciranno tutti insieme, come di tradizione. La data da segnare in calendario e’ quella del primo marzo.
Bolletta del gas più leggera ad aprile per i clienti vulnerabili e portafoglio dei consumatori un po’ più pieno anche per il nuovo calo dei prezzi del petrolio e dei carburanti dopo che l’Opec+ ha deciso per il secondo mese di fila un aumento della produzione a giugno. Nel consueto aggiornamento mensile l’Arera ha spiegato che con le quotazioni all’ingrosso in ulteriore ribasso rispetto a marzo, il prezzo della materia prima gas è stato di 37,60 euro a megawattora il mese scorso così quello di riferimento per la famiglia tipo, che cioè consuma in media 1.100 metri cubi annui, è stato di 107,92 centesimi per metro cubo, in diminuzione dell’8,1% su marzo. Per la cronaca, oggi il gas ad Amsterdam ha chiuso sotto i 33 euro a Mwh.
Per i clienti vulnerabili, il risparmio all’anno, calcolano i consumatori di Codacons e Unc, è di 105 euro a prezzi costanti per una spesa di 1.187 euro che sommata ai 611 euro all’anno per l’elettricità porta ad una ‘stangata’ di 1.798 euro. Un ribasso ‘scontato’ quello di aprile dice il vice presidente dell’Unione nazionale consumatori, Marco Vignola, spiegando che “con la fine della stagione termica cessano come sempre le speculazioni sul gas”. Rispetto allo stesso periodo del 2021, lamenta però il Codacons, cioè prima dello scoppio dell’emergenza energia, il prezzo del gas risulta ad aprile più alto del 47%, quindi pari a una maggiore spesa di 379 euro a nucleo rispetto a 4 anni.
Vignola chiede cosa aspetta l’Europa a “eliminare il TTf di Amsterdam e il sistema del prezzo marginale che consentono questi extraprofitti vergognosi e di arricchirsi sulle spalle delle famiglie. Sono infatti le cause di questo sistema malato”. L’Italia da parte sua potrebbe ridefinire, aggiunge, “la formazione del Pun (Prezzo unico nazionale) e consentire ad Acquirente unico di riprendere a fare gli acquisti a lungo termine”. Sul fronte del petrolio, il prezzo è sceso fino a quasi il 4% per il West Texas Intermediate (Wti) per ridurre poi la perdita a -2,9% attestandosi a 56,6 dollari al barile. Il contratto sul Brent per luglio è invece arretrato fino al 3,5% per recuperare e vedere un -2,6% a 59,7 dollari al barile. Ribassi che sono la conseguenza della decisione degli otto produttori del cartello guidato dall’Arabia Saudita che hanno stabilito sabato scorso di aumentare a giugno la produzione di altri 411.000 barili al giorno, in una fase nella quale i prezzi sono già ai minimi da oltre tre anni. Anche il costo della benzina scende: il prezzo medio nazionale in modalità self è sceso a 1,704 euro al litro mentre per il diesel self la quotazione è scesa a 1,598 euro al litro.
Preservare le regole condivise che stanno alla base della prosperità mondiale. Lo chiede il governatore della Banca d’Italia, anche perché avvisa che “le tensioni geopolitiche destano grandissima preoccupazione alla Bce”. L’intervento di Fabio Panetta è di fronte a una platea qualificata, compresi molti governatori di banche centrali asiatiche, all’apertura ufficiale dell’assemblea dell’Asian development bank, che si tiene per la prima volta in Italia, a Milano. Un appuntamento nel quale il ministro dell’Economia, Giorgetti, afferma che comunque “dobbiamo fare i nostri compiti” anche con “ambiziose riforme strutturali”. Il sistema di cooperazione economica mondiale “è seriamente messo a dura prova: in un periodo di crescenti tensioni e conflitti geopolitici, dobbiamo guardarci da pericolosi passi indietro che potrebbero mettere a repentaglio i risultati ottenuti a fatica negli ultimi decenni”, aggiunge Panetta.
E “fino alla recente ripresa dei dazi commerciali, la regione Asia-Pacifico era su un percorso di crescita costante, con un’inflazione in graduale calo”, aggiunge il governatore della Banca d’Italia. Secondo Giorgetti, invece, potrebbe comunque “essere il momento di ripensare la globalizzazione così come la conosciamo. I rischi legati a conflitti e tensioni geopolitiche sono aumentati” e “un’ampia gamma di politiche non coordinate viene adottata a un ritmo crescente, con conseguenze difficili da prevedere”.
Una collaborazione economica internazionale “rafforzata sosterrebbe una crescita più elevata e sostenibile a lungo termine”, spiega il ministro. Nella sua seconda giornata di assemblea, che ha portato nel capoluogo lombardo migliaia di operatori economici, l’Adb ha quantificato un investimento fino a 10 miliardi di dollari per lavori sulla rete elettrica nell’area asiatica e del Pacifico. Ribadito anche l’impegno a potenziare lo sviluppo del settore privato, con l’obiettivo di quadruplicare i finanziamenti fino a 13 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. Da parte sua la Cassa depositi e prestiti ha firmato un accordo con la stessa Adb per definire le modalità di co-finanziamento per contrastare il cambiamento climatico, promuovere la sostenibilità nei sistemi alimentari e nella gestione delle risorse naturali. Siglata anche un’intesa con Pt Pln (Persero), la compagnia elettrica nazionale dell’Indonesia, per avviare l’attività di scouting di progetti della transizione energetica.
Le Skechers passano di mano. 3G compra le popolari scarpe in un’operazione valutata 9,4 miliardi di dollari, segnando così il suo rientro di prepotenza sul mercato delle acquisizioni dopo una lunga pausa dedicata a cercare il target giusto. L’intesa dovrebbe essere finalizzata entro il terzo trimestre dell’anno e segnerà l’addio a Wall Street per Skechers, i cui titoli sono crollati da 75 dollari per azione di gennaio agli attuali meno di 50 dollari in seguito all’annuncio dei dazi di Donald Trump. Nei primi tre mesi dell’anno Skechers ha realizzato vendite per 2,41 miliardi di dollari e la previsione è che raggiunga un fatturato di 10 miliardi nel 2026. La società è stata però costretta a ritirare le sue stime per l’anno a causa dell'”incertezza macroeconomica dovuta alle politiche commerciali globali”. In base all’accordo il fondatore e amministratore delegato resterà al suo posto e intascherà un compenso di un miliardo di dollari. 3G, il colosso protagonista delle fusioni di AB Inbev e Kraft Heinz, ha offerto agli azionisti di Skechers due possibilità.
Una è l’acquisto delle loro azioni a 63 dollari l’una, l’altra invece prevede il pagamento di 57 dollari in contanti per azione e il mantenimento di una piccola quota nella nuova Skechers lontana dai riflettori di Wall Street. Famosa per i suoi modelli di scarpe slip-in, che non richiedono l’aiuto delle mani per essere indossate, Skechers ha negli anni conquistato un vasto pubblico tanto da divenire la terza azienda calzaturiera al mondo per fatturato. Greenberg la gestisce dalla sua fondazione nel 1992 e negli ultimi anni, pur mantenendo un profilo più basso rispetto a rivali come Nike, si è lanciata nella sponsorizzazione di alcuni atleti famosi quali la star dell’Nba Joel Embiid e l’attaccante del Bayer Monaco Harry Kaine. I suoi tentativi non le sono valsi però un grande riconoscimento a Wall Street, dove i suoi titoli sono rimasti nell’ombra rispetto a quelli di competitor più piccoli come Hoka.