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Spettacoli

Sanremo, arriva il ciclone dall’ironia intelligente Claudio Bisio: sarò garbato senza rinunciare a me stesso

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“Prometto di essere me stesso, con garbo”. Claudio Bisio aspetta il colpo dello starter per lanciarsi in pista sul palco dell’Ariston, per la prima volta da conduttore, ma senza snaturarsi: “La mia storia la conoscete: ho recitato testi di Pennac, De Andre’, Michele Serra”. Certo, Sanremo vince su tutto: “La mia ultima esperienza in tv, il Saturday Night live, era fatta con il linguaggio degli stand up comedians, anche con il turpiloquio, che qui ovviamente non ci puo’ essere”, sottolinea. E Claudio Baglioni ironizza: “Pensavo che solo i tuoi interventi sarebbero stati registrati”. “Claudio mi ha chiamato in tempi non sospetti, sono contentissimo di essere qui. Con Virginia non avevo mai lavorato. Sono due artisti eccezionali”, sottolinea. L’ansia da prestazione non lo risparmia: “Non pensavo che fosse cosi’ Sanremo, eppure l’anno prossimo festeggio 40 anni di carriera, il mio primo bollino Enpals e’ del 1980. Ma una cosa cosi’ non mi era mai capitata. Federica Pellegrini (con cui ha condiviso la poltrona da giurato a Italia’s Got Talent) mi ha raccontato l’emozione delle Olimpiadi, dove per fare i cento metri ti prepari per anni: ecco, non vedo l’ora di tuffarmi in acqua”. Risponde con una punta di stizza a chi gli chiede se tocchera’ temi politici nei suoi monologhi: “Non parlero’ di migranti, ma neanche di Venezuela, di Bolsonaro, del nuovo esame di maturita’, o del buco dell’ozono. Forse faro’ qualche battuta sullo spostamento del polo magnetico della terra. La Juve? Non diro’ nulla, lo giuro”. E’ difficile immaginare che l’attore, capace di alternare i tempi comici di Zelig e Mai dire gol con i momenti di spaesamento e riflessione di Father and Son (dai romanzi di Michele Serra), di narrare con misura La buona novella di De Andre’ e di dar voce all’adorato signor Malaussene, ma anche di calarsi nei panni del semplice bibliotecario di montagna che prende in mano le redini della politica (Benvenuto presidente!), non prenda spunto dai problemi di oggi. Ma nel festival che prova a silenziare le polemiche, i temi trattati – si apprende – saranno si’ di attualita’, ma non divisivi. Del resto, nel 2013 – l’anno della contestazione a Maurizio Crozza nei panni di Silvio Berlusconi – all’Ariston Bisio riusci’ a parlare di politica senza creare sconquassi, rovesciando sui cittadini le accuse che normalmente si rivolgono ai politici. “Sono incompetenti, bugiardi, inaffidabili, mandiamoli tutti a casa…”, e poi: “Non parlavo degli eletti, ma degli elettori, stavo parlando di noi, degli italiani, perche’ siamo noi i mandanti, noi che li abbiamo votati”.

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Riccardo Muti: «Così la musica unisce l’Europa, i popoli e la memoria»

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Due bandiere sul palco del Petruzzelli di Bari: Riccardo Muti e i Berliner Philharmoniker, alla loro prima esibizione in Puglia dal 1882. Un evento storico e simbolico, trasmesso in 80 Paesi, che ha celebrato l’unità culturale dell’Europaattraverso la musica. A raccontarne il senso profondo è lo stesso Muti in una intervista concessa al Corriere della Sera.

«Questo concerto non è solo musica, è una visione d’Europa»

Per il Maestro, il “Concerto per l’Europa” va oltre la bellezza musicale: «Non è un’esibizione di forza, ma un simbolo di ciò che l’Europa potrebbe essere se fondata sulla cultura. Come la immaginava Federico II, il “Puer Apuliae”, che scelse di vivere in Puglia e la rese un centro di cultura e bellezza».

L’omaggio a Puglia e alla Scuola napoletana

Muti sottolinea il legame storico della Puglia con la musica: «Piccinni, Paisiello, Traetta, Mercadante: tutti pugliesi che hanno influenzato la Scuola napoletana. La mia prima volta al Petruzzelli? Avevo tre anni, con i miei genitori ad ascoltare Aida».

«Il San Carlo ha dimenticato il suo passato»

Parlando dei progetti futuri, Muti auspica che l’anniversario di Piccinni sia anche un’occasione di riflessione per il San Carlo: «C’è stato molto opportunismo nel ricordare Roberto De Simone. Servirebbe una memoria culturale più autentica».

Il suono dei Berliner e il peso della tradizione

«Il suono di un’orchestra cambia con il direttore, ma resta l’identità. Quello dei Berliner è ancora segnato da Karajan e Furtwängler, potente e inconfondibile. Come accade per i Wiener o per le voci di Callas e Pavarotti».

L’Europa dei cori e delle bande

Alla musica come strumento di unità Muti dedica parole sentite: «Cantare è di chi ama, diceva Sant’Agostino. A giugno, al Ravenna Festival, 1.250 coristi canteranno Verdi per imparare ad armonizzare, a cercare insieme la bellezza e il bene comune».

E sulle bande musicali: «Sono la vera voce del popolo, strumenti di cultura per la provincia dimenticata. Io stesso ho imparato ad ascoltare con loro, a Molfetta. Oggi, quando partecipo alle feste patronali, la prima cosa che faccio è ascoltare la banda. È lì che si custodisce il cuore della musica».

«Il mio sogno? Sfilare con la confraternita di Molfetta»

Muti racconta con commozione la sua recente partecipazione alla processione dei Misteri: «Mi hanno nominato membro onorario dell’Arciconfraternita di Santo Stefano. Vorrei sfilare con loro, perché lì la gente dimentica le divisioni, si unisce nel rito e nel Mistero».

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Spettacoli

Max Pezzali il 19 giugno 2026 allo stadio Maradona

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Max Pezzali arriva anche a Napoli: il 19 giugno 2026 porterà per la prima volta allo Stadio Maradona il suo nuovo tour Max Forever Gli anni d’oro – Stadi 2026, aggiungendo un’ulteriore tappa alla sua prossima maratona estiva che lo ha già visto annunciare altre tre date, allo Stadio Olimpico di Roma il 23 giugno 2026 e allo Stadio San Siro di Milano l’11 e il 12 luglio 2026. L’annuncio è arrivato durante la giornata inaugurale Comicon Napoli, dove Max ha presentato il suo nuovo comic book, Max Forever Gli anni d’oro – Ho visto il Maradona, quarto volume che arricchisce la collezione Max Forever, caratterizzata dalle storie e dai personaggi protagonisti delle sue canzoni, scritto e disegnato dal fumettista e scrittore Roberto Recchioni. Il volume racconta il profondo legame di Max con la città di Napoli, esaltato dalla figura mitica del Pibe de Oro e dalla magia respirata in adolescenza sugli spalti dello Stadio, che diventa oggi per lui un traguardo di carriera, un vero e proprio battesimo che tingerà il Maradona dei colori della sua musica e i suoi intramontabili successi.

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Musica

Kina, da Acerra fino alla firma con la Columbia Records

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E’ partito dalla sua cameretta di Acerra, fino alla firma con Columbia Records, dopo essere stato il primo in Italia a raggiungere il miliardo di streaming su Spotify con una traccia originale, ovvero “Get you the moon”. Parliamo di Kina, giovane artista campano presente da qualche giorno su tutte le piattaforme musicali con il nuovo EP, “Wish I Could Go Back”. “Acerra – racconta Kina – non rappresenta solo il luogo da cui provengo, è anche il cuore della mia musica. Crescere in provincia ti insegna ad avere fame, quella vera, non materiale, ma esistenziale. È un fuoco che arde silenzioso, ti accompagna ogni giorno e ti spinge a immaginare mondi più grandi, anche quando sei chiuso in una cameretta con soltanto le cuffie e un computer. Ogni suono che scelgo, ogni atmosfera che creo, porta dentro di sé un frammento di quella realtà: le strade, le voci, i silenzi della mia città. Acerra è ancora il posto dove torno ogni volta che ho bisogno di sentirmi vero. È lì che ho imparato ad ascoltare prima ancora che a produrre. Le emozioni vissute lì sono diventate canzoni, e credo che la gente riesca a connettersi con questo sentimento proprio per questo. Anche se oggi collaboro con artisti da tutto il mondo, Acerra è il mio punto zero e rimarrà sempre casa”.

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