Il fronte dei veterani d’America si muove contro l’amministrazione Trump. A guidare le prime grandi manifestazioni sono stati oltre 150 gruppi, tra cui organizzazioni per i diritti civili, sindacati, associazioni LGBTQ+ e, soprattutto, veterani di guerra. Proprio loro, che da sempre votano in maggioranza repubblicano, oggi si scoprono in trincea contro i tagli annunciati dal presidente e dal nuovo capo del Dipartimento degli Affari dei Veterani, Doug Collins, nominato da Trump.
I veterani, un’arma politica a doppio taglio
Il Partito Democratico ha colto la palla al balzo. Durante il discorso di Trump al Congresso, molti deputati Dem hanno invitato veterani come ospiti, sottolineando l’importanza della loro tutela. E non è un caso: nelle agenzie federali il 30% degli impieghi è occupato da ex militari. Il timore è che, con la scure sui posti di lavoro, i primi a farne le spese siano proprio loro.
Intanto il gruppo progressista VoteVets ha lanciato una serie di spot pubblicitari in cui accusa il Congresso di “non aver fatto nulla” per difendere i veterani dai licenziamenti. Gli spot vanno in onda in cinque distretti chiave a rischio, guidati da esponenti repubblicani veterani. Il messaggio è chiaro: anche chi ha servito il Paese può essere abbandonato.
La scure di Trump: 80mila tagli e un deficit miliardario
Collins ha annunciato un piano per tagliare 80mila impieghi nel Dipartimento degli Affari dei Veterani (VA), riportando l’organico al livello del 2019. La decisione arriva nonostante una legge bipartisan del 2022 abbia aumentato i benefit per i veterani, generando però un buco di bilancio che ora si vuole colmare con i tagli. L’ex colonnello assicura che l’assistenza sanitaria resterà intatta, ma il clima è di inquietudine e disorientamento.
Storie di ordinaria paura
Tra le tante voci raccolte, c’è quella del padre di un ex militare di New York, disoccupato e con problemi di alcolismo: «Temevo per la sua assistenza, ma per ora nulla è cambiato. Al Veteran Affairs Center lo stanno aiutando». Ma la paura cresce, anche tra i sindacati: quello degli impiegati postali, dove lavorano molti veterani, teme la privatizzazione della valutazione degli assegni di invalidità, considerati intoccabili.
Invalidità e abusi: la voce critica di un ex paracadutista
Un veterano ha raccontato in anonimato: «Io ho il 60% di invalidità per infortuni veri, ma molti approfittano del sistema». Cita esempi noti tra i militari: apnea notturna (30%), disfunzione erettile (20%), stress post-traumatico (50%). «C’è chi si fa aiutare da società specializzate per gonfiare la percentuale», confessa.
L’allarme: “Saremo impreparati alla prossima guerra”
Pur riconoscendo i progressi del VA, il veterano lancia un monito: «Dopo l’11 settembre il dipartimento era impreparato. Licenziare ora significa rischiare di ritrovarci scoperti alla prossima emergenza». Il nodo resta la burocrazia cresciuta negli anni per necessità, ma ora difficile da smontare senza conseguenze.
In definitiva, la battaglia sui tagli ai veterani è diventata terreno di scontro politico e umano. E per Donald Trump e Elon Musk, finiti nel mirino delle proteste, potrebbe essere una mina a orologeria in vista delle prossime elezioni.