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Economia

La successione di Murdoch in tribunale, scontro con i figli

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Il futuro della dinastia Murdoch si decide in tribunale, dove è atteso lo scontro finale per il controllo definitivo dell’impero a cui fanno capo Fox News, il New York Post e il Wall Street Journal. Lunedì 16 settembre si apre a Reno, Nevada, il procedimento chiamato a sciogliere il nodo delle modifiche al trust di famiglia apportate dal tycoon lo scorso anno per assicurarsi che il figlio Lachlan, alla sua morte, continuerà ad avere il controllo sui network televisivi e i quotidiani di famiglia. Il desiderio di Murdoch potrebbe essere esaudito solo se il giudice Edmund J. Gorman gli consentisse di modificare i termini del trust “irrevocabile” che il tycoon firmò al divorzio con Ann Murdoch Mann, la madre di Elizabeth, Lachlan e James Murdoch.

Il trust prevede che Lachlan e i suoi tre fratelli maggiori (è inclusa anche Prudence, la figlia avuta da Murdoch con Patricia Booker) abbiano quote esattamente uguali nelle azioni delle società di famiglia. Nel 2023, a sorpresa, il tycoon ha deciso di modificare il documento di famiglia per garantire che Lachlan, allineato politicamente con il padre e prescelto come suo successore, continuasse ad avere il controllo sui network televisivi e i quotidiani di famiglia. Per Murdoch concedere maggiori poteri a Lachlan per gestire l’azienda senza le interferenze dei fratelli più politicamente moderati servirà a preservarne l’inclinazione editoriale conservatrice e, quindi, a proteggerne il valore commerciale per tutti gli eredi.

La mossa però non è stata digerita da James, Elizabeth e Prudence, si è tradotta in uno scontro andato avanti per mesi e ora approda in tribunale in Nevada, lo stato che assicura la maggiore riservatezza ai trust di famiglia. Negli ultimi giorni le parti – il tycoon e Lachlan da un lato, e gli altri figli adulti di Murdoch dall’altro – hanno cercato di raggiungere senza un successo il patteggiamento. James, Elizabeth e Prudence hanno infatti segnalato un’apertura a vendere le loro quote ma il tentativo è naufragato, anche alla luce di quanto l’operazione sarebbe onerosa per Murdoch e Lachlan. Sposo novello (è convolato a nozze per la quinta volta in giugno), il tycoon 93enne è pronto per lo showdown definitivo con i figli per la successione. Una saga così seguita che ha ispirato una delle fiction più di successo sul piccolo schermo, ‘Succession’.

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Economia

Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Economia

Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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Economia

Wsj, cda di Tesla cerca un nuovo ceo per sostituire Musk

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Il consiglio di amministrazione di Tesla ha iniziato a cercare un nuovo CEO per sostituire il fondatore Elon Musk. Lo riporta il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano la decisione è stata presa dopo il crollo delle azioni e degli utili di Tesla. Alcuni investitori ritengono che Musk sia troppo impegnato con il suo lavoro di capo del Dipartimento per l’Efficienza Pubblica (DOGE), che pure sembra volgere al termine. Non è stato reso noto se Musk sia stato informato della decisione.

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