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Cronache

Appalti del Pnrr, la Dia sequestra un’azienda sospettata di legami con clan dei Casalesi

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La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha eseguito un importante decreto di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia. Il provvedimento riguarda un’azienda attiva nel settore degli appalti pubblici, sospettata di legami con il noto clan dei Casalesi, fazione Zagaria.

Questa azione giudiziaria fa parte di un’indagine avviata di recente nei confronti di alcuni imprenditori di Caserta. Essi sono accusati di aver fittiziamente intestato le quote e la rappresentanza della società incriminata per preservare gli interessi economici di individui già imputati per la loro presunta affiliazione al suddetto clan mafioso.

Gli accertamenti effettuati dalla DIA hanno rivelato che la società, formalmente aggiudicataria di nuovi appalti pubblici, operava in continuità con un’altra entità aziendale preesistente, già sottoposta a sequestro in passato per i suoi legami con la criminalità organizzata. La nuova entità, pur avendo cambiato facciata con nuovi soci e amministratori, sembra aver adottato artifici per eludere la normativa antimafia e sottrarsi a misure di prevenzione, inclusa la fittizia sede legale a Roma.

L’indagine ha inoltre scoperto che la società è stata recentemente aggiudicataria di cinque appalti pubblici, di cui tre finanziati con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nelle province di Napoli e Caserta. Il sequestro ha anche portato a contestazioni di violazioni della normativa penale nei confronti dell’amministratore giudiziario della società precedente, accusato di non aver esercitato adeguati controlli sulla gestione dei beni affidati alla sua vigilanza.

Il procedimento penale che ha portato al sequestro trae origine dai controlli effettuati durante accessi disposti dal Prefetto di Napoli nei cantieri degli appalti pubblici dell’area metropolitana napoletana. Queste ispezioni sono state condotte da un gruppo interforze presso la Prefettura, con la DIA che ha selezionato gli interventi da attuare in via prioritaria.

Questa operazione rappresenta un esempio del coordinamento efficace tra le attività di controllo preventivo, coordinate dal Prefetto, e quelle giudiziarie, dirette dal Procuratore della Repubblica. Il sequestro, essendo una misura cautelare in fase di indagini preliminari, permette l’impugnazione da parte dei soggetti indagati, i quali sono considerati innocenti fino a sentenza definitiva.

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Ancora una forte scossa di terremoto all’alba a Pozzuoli, in centinaia in strada per paura ma nessun danno

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Questa mattina, alle 6:30, una scossa di terremoto di magnitudo 3.7 della scala Richter è stata avvertita in provincia di Napoli, precisamente nella zona dei Campi Flegrei. L’epicentro del sisma è stato localizzato a Pozzuoli, tra la zona della Solfatara e via Pisciarelli, con un ipocentro a soli 2,8 chilometri di profondità, rendendo il terremoto particolarmente avvertito dalla popolazione locale.

Nonostante la scossa sia stata sentita distintamente, fortunatamente non si registrano danni a persone o strutture. Tuttavia, l’evento ha generato numerose chiamate ai vigili del fuoco e ai servizi di emergenza, segno evidente dell’apprensione tra i cittadini.

Questa recente attività sismica solleva preoccupazioni, in quanto nei giorni scorsi la stessa area ha esperito due eventi sismici simili, entrambi di magnitudo 3.6 e 3.7. Questa sequenza di scosse potrebbe indicare una crescente instabilità geologica nella regione, notoriamente attiva dal punto di vista vulcanico.

L’area dei Campi Flegrei è infatti una delle zone vulcaniche più monitorate d’Europa, data la sua storia e la sua potenziale pericolosità. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) continua a monitorare la situazione, raccogliendo dati e fornendo aggiornamenti per garantire la sicurezza dei cittadini. La comunità scientifica è particolarmente attenta a rilevare qualsiasi variazione che potrebbe suggerire cambiamenti significativi nel sottosuolo.

La popolazione locale è incoraggiata a rimanere informata attraverso i canali ufficiali e a seguire le eventuali indicazioni delle autorità, mantenendo un approccio cauto e preparato in caso di ulteriori sviluppi.

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Bimbo di 5 mesi ucciso dal pitbull di famiglia

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Tragedia questa sera a Palazzolo Vercellese, piccolo Comune di un migliaio di abitanti in provincia di Vercelli, dove un bimbo di cinque mesi ha perso la vita dopo essere stato azzannato da un cane di grossa taglia, sembra un pitbull, di proprieta’ dei suoi genitori, una giovane coppia da poco trasferitasi in paese. Secondo quanto si e’ appreso il bimbo si trovava in casa con la nonna. Il fatto e’ avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi. Sul posto e’ intervenuto il 118 di Alessandria con l’elisoccorso, ma per il piccolo non c’e’ stato nulla da fare.

La tragedia è avvenuta in una zona del paese vicino all’ex asilo. A quanto si apprende il bimbo sarebbe stato in braccio alla nonna, mentre la donna passeggiava nel giardino. I genitori, invece, erano usciti a fare la spesa. Sulla vicenda indagano i carabinieri di Vercelli. Il pitbull è stato sequestrato dai militari dell’Arma forestale in attesa degli accertamenti. A quanto pare non c’erano mai stati segnalazioni di aggressività del cane. I genitori, trentenni, hanno portato il bimbo in fin di vita direttamente all’elisoccorso che era atterrato nel campo sportivo del paese.

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Tentata estorsione al consigliere regionale Giovanni Zannini, arrestato Tiberio Francesco La Torre

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“Ho fatto io mio dovere. Speravo che condotte del genere non si verificassero più. Ringrazio la DDA di Napoli e i Carabinieri per l’intervento tempestivo e dirimente”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale Giovanni Zannini, vittima di un tentativo di estorsione che oggi hanno condotto in carcere Tiberio Francesco La Torre, cugino dell’ex capoclan e collaboratore di giustizia Augusto La Torre, a cui la DDA di Napoli (sostituto procuratore Roberto Patscot, procuratore aggiunto Michele Del Prete) contesta i reati di tentata estorsione ed estorsione aggravate dal metodo mafioso.

“In quattro giorni – continua Zannini – hanno arrestato il La Torre dimostrando che lo Stato c’è ed è forte. Sono circa 6 mesi che vivo sotto minaccia. La settimana scorsa si è superato ogni limite. Invito tutti a denunciare e a vincere ogni paura”. L’arresto di La Torre – viene spiegato nella nota – si fonda sulla denuncia sporta dal consigliere regionale Giovanni Zannini (al quale La Torre voleva estorcere 50mila euro) e dall’imprenditore Alfredo Campoli (al quale il La Torre ha estorto circa 22 mila euro pretendendo che la consegna avvenisse presso una cappella del locale cimitero).

La Torre – si legge nel comunicato – si è presentato a casa di Zannini più volte senza che nessuno gli aprisse la porta. La famiglia del consigliere regionale è stata anche costretta a chiudersi in casa. Zannini si è quindi recato dai carabinieri “ottenendo l’immediato e risolutivo intervento”. Poi le denunce, poi l’intervento della DDA e poi l’arresto.

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