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Cronache

Fedez: il pandorogate ha pesato sulla crisi con Chiara

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Momenti di commozione, spunti ironici, irritazione: si alternano i registri nella lunga intervista esclusiva a Belve, in onda stasera in prima serata su Rai2, in cui Fedez parla per la prima volta della separazione da Chiara Ferragni. E nella confessione a tutto campo con Francesca Fagnani il rapper si sofferma anche sul suo rapporto turbolento con la politica, sulla rottura con Luis Sal, ex socio di Muschio Selvaggio, sulla sua adolescenza irrequieta e sui trascorsi con la droga, rivelando di aver “tentato il suicidio a 18 anni”. Sulla fine del matrimonio con l’imprenditrice digitale, diventata di pubblico dominio lo scorso 22 febbraio dopo settimane di rumors su web e social, ha pesato il cosiddetto pandoro-gate, con la multa da 1 milione dell’Antitrust alle società riconducibili a Ferragni per pratica commerciale scorretta e poi l’indagine della procura di Milano per truffa aggravata anche su altre operazioni commerciali.

“Ha influito il caso Balocco nella crisi? Sì, sì, sì”, risponde Fedez nell’intervista. E quando Fagnani incalza e chiede: “Tutti i brand si sono sfilati, si è sfilato anche lei?”, la tensione in studio sale. Ancora Fagnani: “Posso chiederle quando è davvero finito il vostro amore?”. E Fedez, dopo un’iniziale ritrosia, si lascia andare a una commovente confessione sulle molte ragioni che hanno portato a una decisione sofferta. Sempre sulla fine del rapporto con la moglie, quando Fagnani domanda: “Si parla anche di tradimenti scoperti da sua moglie…”, il rapper replica: “Ecco, mi fai subito smettere di piangere”.

Ma poi affronta l’argomento e fa una considerazione sarcastica e provocatoria: “Perché fino a che ero sposato, ero gay, era tutto finto, era tutta una copertura, ora mi mollo e mi piace la figa.. così di punto in bianco?”. “Mi dice dove finiva l’amore e iniziava l’azienda?”, è un’altra delle domande della giornalista. “Nel senso che io e mia moglie a un certo punto dicevamo: stasera non scopiamo ma guardiamo le fatture”, risponde con una risata Fedez. “Perché, è successo?”, insiste Fagnani.

“No”, replica il rapper. Nell’intervista a tutto campo il cantante parla anche degli effetti delle droghe che ha assumeva e rivela: “Ho tentato il suicido a 18 anni”. Fedez – che era atteso nello studio di Fagnani già nella scorsa edizione di Belve, ospitata poi bloccata dalla Rai a seguito delle polemiche post Sanremo, con tanto di pubblica manifestazione di dissenso da parte della conduttrice – racconta così per la prima volta la sua verità, dopo l’intervista di Chiara Ferragni con Fabio Fazio a Che tempo che fa dello scorso 3 marzo. E dopo i brevi scambi con gli inviati di Pomeriggio Cinque o con Valerio Staffelli, che il 18 marzo gli ha consegnato il tapiro di Striscia la notizia.

A confermare la crisi, tanti segnali sui social nelle ultime settimane, dalle foto (rigorosamente di spalle) al compleanno del figlio, quando Ferragni e Fedez hanno posato singolarmente con Leone e Vittoria, alle vacanze separate con i bambini. Intanto Selvaggia Lucarelli, la prima a parlare del caso Balocco, annuncia su Instagram un libro sulla vicenda, ‘Il vaso di pandoro – Ascesa e caduta dai Ferragnez’, edito da Paperfirst, con la scritta ‘-30 giorni al pre-order’. La giornalista scrive nelle stories: “Per evitare di fare la fine dei Ferragnez bisognerebbe cominciare a chiedersi: ma non è che è stato tutto troppo facile?”. In cover, la sagoma di Ferragni con il titolo sulla stola, che evoca uno dei look dell’influencer a Sanremo 2023.

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Tragedia ad Anzola Emilia: uccisa l’ex vigilessa Sofia Stefani, interrogato ex comandante

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Un tragico evento ha scosso la comunità di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa all’interno della sede del Comando della polizia locale, conosciuta come la ‘Casa Gialla’. Il presunto responsabile del delitto è Giampiero Gualandi, ex comandante dei vigili di Anzola, attualmente sotto inchiesta.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16, in una stanza del comando della polizia locale dove Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati. Al momento della tragedia, i due si trovavano soli nella stanza, sebbene nell’edificio fossero presenti altre persone. Le forze dell’ordine stanno conducendo un sopralluogo accurato alla ‘Casa Gialla’ e interrogando i testimoni per ricostruire esattamente quanto accaduto e comprendere la natura del rapporto tra la vittima e il sospettato.

Giampiero Gualandi, ancora in servizio presso il comando di Anzola Emilia, sarà interrogato con l’assistenza di un difensore. Le autorità stanno cercando di chiarire se il colpo di pistola sia stato un tragico incidente o se ci sia stato un movente dietro l’omicidio. Non è ancora chiaro quale fosse la relazione tra Gualandi e Stefani, ma i carabinieri stanno esplorando tutte le possibili piste, inclusa quella di un conflitto personale o professionale.

La notizia ha profondamente colpito la comunità locale, che conosceva bene Sofia Stefani per il suo lavoro come vigilessa. I colleghi della polizia locale e i residenti di Anzola Emilia sono in stato di shock, in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini. Il municipio, situato a pochi passi dal luogo del delitto, è diventato un punto di raccolta per coloro che vogliono esprimere il loro cordoglio e la loro solidarietà alla famiglia della vittima.

La morte di Sofia Stefani rappresenta una tragica perdita e pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulle dinamiche interne al comando della polizia locale di Anzola Emilia. Mentre le indagini proseguono, la comunità spera che venga fatta piena luce su quanto accaduto.

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Inchiesta a Genova, interrogatorio Spinelli: gli intricati legami di potere e le promesse mancate

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L’indagine per corruzione che coinvolge importanti figure della politica e dell’economia ligure continua a rivelare dettagli e complicazioni. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Aldo Spinelli, posto ai domiciliari insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha offerto uno spaccato dettagliato delle sue interazioni con le autorità per ottenere favori legati alla proroga trentennale del Terminal Rinfuse.

Spinelli, durante l’interrogatorio guidato dal giudice Paola Faggioni, ha descritto come ha cercato di influenzare le decisioni a suo vantaggio, sottolineando contatti e telefonate con Toti, a cui si rivolgeva per risolvere problemi analogamente a quanto faceva con predecessori come Burlando. L’imprenditore ha ammesso di aver bonificato 40 mila euro al Comitato Toti come riconoscimento per l’interessamento del presidente, anche se sostiene che non ne sia conseguito alcun vantaggio diretto.

La conversazione ha toccato anche la situazione di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a cui Spinelli prometteva un posto di lavoro a Roma da 300 mila euro, illustrando così la rete di promesse e favori che caratterizzano il settore. L’interrogatorio ha anche evidenziato l’accusa verso altri membri influenti dell’autorità portuale, tra cui Rino Canavese, l’unico a votare contro la proroga della concessione, criticato duramente da Spinelli per le sue posizioni.

Le dichiarazioni di Spinelli hanno aperto uno squarcio su una realtà di gestione dei pubblici poteri in cui gli interessi personali e quelli economici sembrano intrecciarsi a discapito della trasparenza e dell’equità. La questione della spiaggia dell’Olmo, che Spinelli sperava di trasformare da libera a privata, è solo un esempio delle molteplici richieste fatte a Toti, tutte rimaste inevasive secondo l’imprenditore.

Questo scenario complesso mostra quanto possano essere intricate le relazioni tra politica, economia e gestione del territorio, soprattutto in contesti dove le risorse economiche si mescolano con le carriere politiche. L’inchiesta, quindi, non solo cerca di fare luce su specifiche accuse di corruzione, ma sottolinea anche la necessità di una maggiore trasparenza e integrità nelle interazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali.

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Richiesta urgente di intervento al Ministro della Giustizia per risolvere le disfunzioni del processo telematico a Nola

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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha trasmesso un appello urgente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando gravi disfunzioni nel sistema di processo telematico (PST) utilizzato dai Giudici di Pace nel circondario del Tribunale di Nola. Questa problematica sta impattando negativamente sul regolare svolgimento delle udienze e, di conseguenza, sul diritto di difesa dei cittadini.

La delibera, esecutiva immediata dal 10 maggio, è stata inviata anche a figure chiave nel sistema giudiziario, tra cui il Dirigente CISIA di Napoli, Giovanni Malesci, la Presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, e la Presidente del Tribunale di Nola, Paola Del Giudice. La comunicazione segnala la costante e quotidiana inefficienza del sistema, che sta causando notevoli ritardi nelle procedure giudiziarie e aumentando gli arretrati a causa dei continui rinvii d’ufficio.

Il documento illustra una serie di incidenti, tra cui verbali d’udienza irreperibili o caricati solo parzialmente nel sistema, testimonianze non registrate a causa di problemi di connettività, e documenti misallocati nei fascicoli telematici. Tali disfunzioni contrastano con l’obiettivo della riforma “Cartabia” di accelerare i processi e ridurre gli arretrati, rendendo il sistema attuale un ostacolo piuttosto che un facilitatore.

Il Consiglio ha richiesto la formazione di un tavolo tecnico urgente che coinvolga tutti gli operatori del settore giudiziario per formulare un piano d’intervento. Nel frattempo, ha proposto un provvedimento provvisorio che permetta ai Giudici di Pace di gestire le udienze attraverso la verbalizzazione cartacea, come soluzione temporanea al doppio binario, fino a quando le disfunzioni del sistema PST non saranno risolte.

Questo appello sottolinea la necessità di un’immediata revisione delle infrastrutture informatiche nel settore giustizia, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini.

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