Collegati con noi

Economia

In Campania tasso di disoccupazione in calo (-2,6% sul 2022)

Pubblicato

del

La Campania si è classificata nel 2023 al 20° posto nazionale per efficacia e capacità di risposta del sistema di welfare. Il dato emerge dalle classifiche del “Welfare Italia Index 2023” – strumento di monitoraggio che prende in considerazione gli ambiti di politiche sociali, sanità, previdenza e formazione e consente di identificare, a livello regionale, i punti di forza e le aree di criticità in cui è necessario intervenire – realizzato da “Welfare, Italia”, Think Tank nato su iniziativa di Unipol Gruppo in collaborazione con The European House – Ambrosetti.

Il Welfare Italia Index viene presentato analiticamente all’interno del Rapporto Annuale del Think Tank “Welfare, Italia”, disponibile sul sito di Welfare Italia. Il Welfare Italia Index è basato su 22 Key Performance Indicator[1] che misurano dimensioni di input[2], ovvero indicatori di spesa (pubblica e privata) in welfare che raffigurano quante risorse sono allocate in un determinato territorio (ad esempio l’ammontare allocato tramite Fondo Sanitario Nazionale rapportato sul totale della popolazione regionale o l’assegno pensionistico medio mensile degli over 65) e dimensione di output1, ovvero indicatori strutturali che rappresentano il contesto socio-economico in cui si inserisce la spesa in welfare (ad esempio il tasso di disoccupazione o la quota di famiglie in povertà).

*Indicatori di spesa Con riferimento agli indicatori di spesa, la Campania ottiene un punteggio di 78, posizionandosi al 10° posto. Nel dettaglio, la Campania è 1° per spesa media regionale per utente fruitore degli asili nido con 17.687 euro rispetto a una media nazionale di 8.913 euro. La Regione si posiziona al terzo posto per spesa pubblica per consumi finali per l’istruzione e la formazione, impiegando il 6,2% del PIL regionale a fronte di una media nazionale del 4,2%. La Campania si posiziona al 1° posto per importo medio in Reddito e Pensione di cittadinanza, con 631 euro mensili a fronte di una media nazionale di 510 euro. Sempre negli indicatori di spesa, è 20° per spesa sanitaria pubblica pro capite, con 2.115 euro contro una media nazionale di 2.329 euro; mentre risulta 19° per spesa sanitaria privata pro capite, con 478 euro di spesa contro i 604 euro spesi in media dagli italiani. La Campania, infine, si posiziona al 19° posto per spesa in interventi e servizi sociali: con 66 euro pro capite (in crescita rispetto ai 57 euro dell’anno precedente), a fronte dei 158 euro di media nazionale.

*Indicatori strutturali In merito agli indicatori strutturali, la Campania registra un punteggio pari a 42,8 posizionandosi al 21° posto. La Regione resta al 21° posto, seppur in miglioramento, per tasso di disoccupazione, che scende al 17,1% rispetto al 19,7% del 2022, contro una media nazionale del 8,1%. La Campania si posiziona al 20° posto per la quota di giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano né lavorano (i cosiddetti NEET – Not in Education, Employment or Training), che si attesta al 33,4%, rispetto alla media italiana del 19,5%. La Regione, inoltre, risulta al 19° posto per tasso di dispersione scolastica con il 16,1% (media nazionale del 10,4%). La Campania risulta 21° per tasso di partecipazione a forme pensionistiche complementari con il 27,9% di lavoratori che hanno sottoscritto una forma previdenziale complementare (media nazionale del 39,2%) e per posti asilo nido autorizzati ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni, pari a 9,9 (media nazionale di 26). La Campania è la Regione con il minor numero di pensionati: 23 ogni 100 abitanti, in un’Italia che in media ne conta 27 ogni 100 abitanti. Infine, in merito alla percentuale delle famiglie in deprivazione abitativa (indice di affollamento delle abitazioni), la Regione presenta la percentuale più alta d’Italia, registrando un 3,1% rispetto alla media nazionale che si attesta al 2,5%.

Advertisement
Continua a leggere

Economia

Nozze Ita-Lufthansa, rischio veto Ue senza modifiche

Pubblicato

del

Parte una settimana decisiva sul futuro di Ita-Lufthansa. Le due compagnie dovranno presentare all’Antitrust Ue un nuovo pacchetto di impegni con i dovuti miglioramenti per arrivare alle tanto agognate nozze. Le proposte messe sul piatto finora sullo scalo di Milano-Linate, sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa centrale e sui collegamenti a lungo raggio da Fiumicino verso Stati Uniti e Canada sono state ritenute insufficienti da Bruxelles. In caso di modifiche, la Commissione europea, impegnata al momento nel market test che si concluderà lunedì, valuterà i nuovi rimedi e la sua decisione potrebbe “consolidarsi” già a inizio giugno. Senza miglioramenti, a quanto si apprende da fonti comunitarie, l’operazione è destinata ad essere bocciata. L’annuncio ufficiale è atteso entro il 4 luglio.

Tra le sue richieste, la Commissione chiede di cedere molti più slot a Milano Linate: il 30%, 60 voli giornalieri, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, e in questo modo la quota di mercato combinata sullo scalo passerebbe dal 66 al 46%. Ita e Lufthansa propongono invece di rilasciare l’11-12% degli slot. La compagnia tedesca dovrebbe, poi, rinunciare ai ricavi che realizza sui voli tra l’Italia e il Nord America. L’idea avanzata dai tedeschi, ossia congelare per due anni l’alleanza con Ita sui lunghi collegamenti da Fiumicino con Usa e Canada non ha convinto la Commissione in quanto Lufthansa detiene già un’ampia quota di mercato attraverso le joint venture formate con United Airlines e Air Canada. Qualche giorno fa il presidente di Ita Airways, Antonino Turicchi, ha sottolineato che “questa è un’operazione a favore del mercato, non compromette la concorrenza”.

E in difesa dell’operazione Italo-Tedesca si è espresso anche l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone. La fusione “significa molto per il Paese e per l’Europa, nonostante i dubbi che la Commissione solleva”, ha detto il numero uno di Adr, evidenziando come “i profili di concentrazione di questa operazione siano oggettivamente marginali nel contesto del mercato rilevante”. Una eventuale bocciatura dell’operazione Ita-Lufthansa da parte della Commissione europea aprirebbe scenari molto foschi per il futuro della newco, nata dalle ceneri di Alitalia. L’amministratore delegato del gruppo Ryanair, Michael O’Leary, non ha dubbi: senza Lufthansa la compagnia italiana “andrà in bancarotta e scomparirà “.

Continua a leggere

Economia

Banche, utili record: in tre mesi a 6,3 miliardi

Pubblicato

del

Il sistema bancario “continua a macinare record”. Numeri in crescita anche nel primo trimestre dell’anno con i primi sette gruppi bancari del Paese (IntesaSanpaolo, Unicredit, Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio e Credem) che hanno fatto registrare utili pari a 6,3 miliardi, per un +25,6% sui primi tre mesi del 2023. Lo rileva un report condotto dall’Ufficio studi & ricerche della Fisac-Cgil sui risultati di bilancio dei primi sette gruppi bancari nazionali nel primo trimestre del 2024.

“Dopo i risultati da record per i grandi gruppi bancari nel biennio passato – commenta la segretaria generale della Fisac-Cgil, Susy Esposito – molti si attendevano un rallentamento, complice l’attesa discesa dei tassi di interesse. Il ritardo della Bce a diminuire i tassi di riferimento, e di conseguenza la trasmissione di questo ai tassi attivi praticati dalle banche, insieme alla perdurante politica di scarsa remunerazione dei depositi, ha mantenuto elevato il livello dei ricavi dalla gestione del danaro”. Risultati che, aggiunge, “a fronte di un contenimento sul versante della spesa del personale, nonostante il rinnovo del contratto, così come delle spese amministrative, deve indurre il sistema bancario per intero a investire sull’occupazione e sul radicamento nel territorio”.

Il margine di interesse, si rileva nel report della Fisac-Cgil, sale ancora, per il campione, di quasi il 7% nei primi tre mesi dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2023. La dinamica delle commissioni, per quasi tutti i gruppi, ha accelerato (+5,3%) e spesso deriva dalla spinta alla vendita di prodotti assicurativi ma anche da quelle relative all’amministrazione dei titoli. Il prodotto delle due componenti più significative dell’attività caratteristica bancaria ha spinto ulteriormente verso l’alto i ricavi totali (17,8 miliardi di euro per un +9,8%). Sul versante dei costi del personale, che hanno registrato un aumento del +2,5% derivato anche dal rinnovo del contratto Abi, si mantengono mediamente più elevati rispetto allo stesso periodo del 2023 seppur in maniera contenuta, così come le spese amministrative, sottolinea il rapporto della Fisac.

Questa dinamica dimostra, dal lato dei costi per il personale, “la capacità delle banche di agire gestionalmente per mantenere sotto controllo questi ultimi, anche e purtroppo attuando politiche di riduzione degli organici come di mancato turn over”, prosegue il report. Dal lato delle spese amministrative (-0,5%), la previsione di investimenti in nuova tecnologia, spiega inoltre la Fisac-Cgil, come previsto da quasi tutti i piani di impresa, “farebbe pensare ad un incremento di queste ultime anche a scapito della erosione dei margini, fenomeno che non si è ancora verificato. Viceversa il contenimento delle spese, anche attraverso la politica della chiusure delle filiali, a beneficio della redditività a disposizione della distribuzione di utili, può rallentare il processo di innovazione tecnologica, così come confermare la dinamica di riduzione di dipendenti e sportelli”.

Continua a leggere

Economia

Abi, tasso medio dei conti corrente sale allo 0,59%

Pubblicato

del

In aprile il tasso medio praticato dalle banche italiane sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) è stato il 3,63%. A marzo 2024 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,67%, area dell’euro 3,50%). Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è stato di 334 punti base.

Lo afferma il rapporto mensile dell’Abi. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2024 è stato il 3,81%, con un incremento di 250 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. In aprile il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato l’1,05% (1,04% nel mese precedente, 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è salito allo 0,59% (0,57% nel mese precedente), tenendo presente che il conto corrente “permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, conclude l’Abi.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto