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Bimbo di due anni trovato morto accanto al padre deceduto per un infarto

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Una tragedia ha sconvolto la cittadina marittima di Skegness, nell’Inghilterra settentrionale, dove un bambino di appena due anni è stato trovato senza vita accanto al cadavere del padre 60enne. La scoperta ha sollevato domande e ha portato le autorità a indagare sulle circostanze di questa drammatica vicenda.

Bronson Battersby, il bambino coinvolto, era già considerato a rischio dalle autorità, e la sua morte per fame e disidratazione è stata collegata al decesso del padre per un attacco di cuore. La tragedia ha scatenato un’ondata di sconcerto in tutto il Regno Unito, portando a esaminare il coinvolgimento dei servizi sociali e delle forze dell’ordine.

La madre del bambino, Sarah Piesse, ha esposto il dolore di una madre che non vedeva il figlio da prima di Natale e ora si tormenta immaginandolo alla ricerca disperata di cibo. La famiglia Battersby era conosciuta per le proprie difficoltà, con il padre anziano e il bambino che viveva con lui. Tuttavia, la mancanza di contatti tra la famiglia e il mondo esterno ha contribuito al ritardo nella scoperta della tragedia.

Le autorità stanno cercando di capire come nessuno abbia potuto aiutare il piccolo Bronson e perché padre e figlio siano rimasti fuori contatto per così tanto tempo. I medici ritengono che Kenneth Battersby, il padre, sia morto già a fine dicembre, ma i corpi sono stati scoperti solo il 9 gennaio.

La situazione dei Battersby riflette le crescenti sfide legate alla povertà nel Regno Unito, con il rapporto della Joseph Rowntree Foundation che evidenzia un milione di bambini senza un letto, due milioni di famiglie prive di fornelli e quattro milioni di cittadini nella povertà più estrema. Ex premier Gordon Brown ha sottolineato la gravità di queste statistiche, definendo la situazione una “crisi” che ha colpito duramente le famiglie.

La controversa situazione ha portato il Parlamento a riflettere sul caso di Bronson, con il leader laburista Keir Starmer che ha espresso le sue parole di condoglianze. Tuttavia, emerge la necessità di indagare sul ruolo dei servizi sociali, poiché i vicini affermano di aver sentito il bambino chiamare suo padre la notte di Capodanno.

La madre, Sarah Piesse, ha rivolto le sue accuse ai servizi sociali, sostenendo che se avessero fatto il loro lavoro, suo figlio sarebbe ancora vivo. Il caso continua a sollevare interrogativi sulla necessità di affrontare la povertà e migliorare il sostegno alle famiglie vulnerabili.

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Blinken in visita a sorpresa in Ucraina

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in visita a sorpresa in Ucraina. Il capo della diplomazia Usa è giunto stamattina a Kiev con un treno notturno dalla Polonia. E’ previsto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo i giornalisti al seguito di Blinken. Si tratta del quarto viaggio in Ucraina del segretario di stato americano dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022. La visita è intesa a rassicurare Kiev sul continuo sostegno degli Stati Uniti e a promettere un flusso di armi in un momento in cui Mosca sta conducendo una pesante offensiva nella regione nordorientale ucraina di Kharkiv.

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‘Chora è una moschea’, scintille Erdogan-Mitsotakis

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La moschea di Kariye a Istanbul, un tempo chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora e tesoro del patrimonio bizantino, diventa tempio della discordia tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nel giorno della visita del leader ellenico ad Ankara proprio per confermare la stagione di buon vicinato tra i due Paesi dopo decenni di tensioni. Le divergenze sulla moschea si sono riaccese nei giorni scorsi, dopo che il 6 maggio scorso San Salvatore in Chora, chiesa risalente al V secolo e tra i più importanti esempi dell’architettura bizantina di Istanbul, è stata riaperta dopo lavori di restauro durati quattro anni.

Convertita in moschea mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani del 1453, Chora è stata trasformata in un museo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Turchia cercò di creare una repubblica laica dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Ma nel 2020 è nuovamente diventata una moschea su impulso di Erdogan, poco dopo la decisione del presidente di riconvertire in moschea anche Santa Sofia, che come Chora era stata trasformata in un museo. La riapertura aveva suscitato malcontento ad Atene, con Mitsotakis che aveva definito la conversione della chiesa come “un messaggio negativo” e promesso alla vigilia del suo viaggio ad Ankara di chiedere a Erdogan di tornare sui suoi passi in merito. Una richiesta respinta al mittente: “La moschea Kariye nella sua nuova identità resta aperta a tutti”, ha confermato Erdogan in conferenza stampa accanto a Mitsotakis.

“Come ho detto al premier greco, abbiamo aperto al culto e alle visite la nostra moschea dopo un attento lavoro di restauro in conformità con la decisione che abbiamo preso nel 2020”, ha sottolineato. “Ho discusso con Erdogan della conversione della chiesa di San Salvatore in Chora e gli ho espresso la mia insoddisfazione”, ha indicato in risposta il leader greco, aggiungendo che questo “tesoro culturale” deve “rimanere accessibile a tutti i visitatori”. Nulla di fatto dunque sul tentativo di Atene di riscrivere il destino del luogo di culto. Ma nonostante le divergenze in merito, la visita di Mitsotakis ad Ankara segna un nuovo passo nel cammino di normalizzazione intrapreso dai due Paesi, contrapposti sulla questione cipriota e rivali nel Mediterraneo orientale. A dicembre i due leader hanno firmato una dichiarazione di “buon vicinato” per sancire una fase di calma nei rapporti iniziata dopo il terremoto che ha ucciso più di 50.000 persone nel sud-est della Turchia, all’inizio del 2023. “Oggi abbiamo dimostrato che accanto ai nostri disaccordi possiamo scrivere una pagina parallela su ciò che ci trova d’accordo”, ha sottolineato Mitsotakis accanto a Erdogan, confermando la volontà di “intensificare i contatti bilaterali”. Perché “l’oggi non deve rimanere prigioniero del passato”.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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