Collegati con noi

Cronache

‘Non vestirti così o ti ammazzo’, nipote boss in manette

Pubblicato

del

Un inferno. Sia prima, quando erano fidanzati, ma anche dopo: dopo averlo lasciato e aver trovato il coraggio di denunciarlo per le minacce, le molestie e le prevaricazioni subite. Il presunto aguzzino ha solo diciannove anni ed è il nipote di un boss dei Quartieri Spagnoli, a Napoli, una discendenza di cui va fiero e si vanta. La vittima è una ragazza costretta a subirne la gelosia malata: “Togli i contatti dei maschi dalla rubrica e dai social. Non frequentare le amiche e non vestirti in modo vistoso. Io ti uccido, uccido tuo padre, devi stare con me”, le diceva, e per essere più esplicito le spediva fotografie che lo ritraevano con in mano una pistola. Fin quando i militari lo hanno arrestato.

La relazione tra i due è sempre stata connotata da tira e molla. E anche quando lei finalmente l’ha lasciato, non si è rassegnato Roberto Antini, nipote del defunto boss Antonio Ranieri, detto “Polifemo”, il nonno materno, che il giovane evoca spesso e col cui nome si fa chiamare. “A chi va a ballare e incontra la mia ex… sequestratela vi do 500 euro…”, scriveva su Instagram dopo il rifiuto della ragazza di andare a ballare con lui. Avvertendo, però, che “a chi solo la guarda siate pronti a una pioggia di proiettili”. Insomma, una vita violenta quella di Antini, non solo a parole. Solo qualche giorno fa ha spaccato una bottiglia in testa a un negoziante che aveva rapinato, ragione per cui all’accusa di atti persecutori aggravati nei confronti della ex, si affianca quella di rapina e lesioni aggravate.

A novembre, poi, aveva aggredito anche la madre e un medico dell’Ospedale del Mare dove era stato portato per una crisi psicomotoria. L’ex fidanzata ormai era terrorizzata. Cercava in tutti i modi di evitarlo, andava a dormire dalla sue amiche, non si recava più al lavoro, usciva solo in compagnia di qualche parente. Le minacce si sono poi intensificate soprattutto lo scorso novembre, dopo la denuncia. La ragazza, inoltre, più volte è stata costretta integrare la prima querela: l’ultima è dello scorso 5 dicembre. “Vai a ritirate le denunce… prendo tutta la benzina e vi incendio casa…”, la minaccia di Antini. “Ma se arriva il 31 dicembre io, sull’anima del nonno, non restare a casa perchè questa casa non la tieni più…”.

Una situazione delicata e pericolosa che ha indotto i carabinieri, d’intesa con la sezione ‘fasce deboli’ della procura, a dotare la ragazza del mobil angel, il cellulare antiviolenza che la vittima è stata costretta ad azionare 4 o 5 volte. Fino a che la stessa procura ha chiesto l’arresto del giovane, disposto dal gip per le “plurime e reiterate” condotte minatorie, morbose e moleste. Da Napoli a Roma. Altri protagonisti, ma storia drammaticamente simile. “Uccido te e le tue figlie come cani”: questa una delle tante minacce usate contro la moglie e le figlie di lei, per anni, da Armando Casamonica, membro del clan criminale che opera nell’area est della Capitale, già conosciuto alle forze dell’ordine per problemi con droga e truffa. Anche in questo caso, dopo aver subito a lungo umiliazioni e vessazioni, la donna ha trovato la forza di reagire: è scappata e ha denunciato tutto alla Polizia, che ha rintracciato Casamonica e l’ha arrestato.

Advertisement

Cronache

‘Ndrangheta e droga, sospeso finanziere

Pubblicato

del

C’é anche un appartenente alla Guardia di finanza tra le 142 persone indagate nell’inchiesta “Recovery”, su ‘ndrangheta e traffico di sostanze stupefacenti a Cosenza, condotta dalla Dda di Catanzaro. Il finanziere coinvolto é E. D.. A suo carico é stata applicata la misura interdittiva della sospensione dal servizio . La gran parte delle persone coinvolte nell’operazione scaturita dall’inchiesta sono state condotte in carcere. Per 20 sono stati disposti gli arresti domiciliari e per altre 12 l’obbligo di dimora e di firma.

Ovviamente la sospensione del finanziere non è una sentenza di condanna ma una misura cautelare che nulla toglie alla presunzione innocenza.

Continua a leggere

Cronache

Intrighi e accuse di corruzione a Genova, Spinelli dice: pagavo tutti i partiti, Toti mi ha preso in giro

Pubblicato

del

Gli interrogatori di garanzia di Roberto Spinelli e di suo padre Aldo hanno rivelato dettagli intriganti su una storia di presunta corruzione che intreccia politica, affari familiari e lotta per il potere nelle dinamiche portuali di Genova. Durante gli interrogatori, che hanno durato poco più di un’ora ciascuno, si è delineata una difesa incentrata sulla vulnerabilità personale di Aldo Spinelli, nonostante l’apparenza di un uomo in salute e determinato all’età di 84 anni.

La vicenda giudiziaria ha preso una svolta significativa quando Aldo Spinelli ha accusato apertamente il governatore Giovanni Toti di averlo ingannato, affermando di essere stato “preso in giro” in relazione alla concessione demaniale del terminal Rinfuse, per il quale avrebbe pagato tangenti per ottenere favori. Questa concessione ha permesso alla sua azienda, Spinelli srl, di aumentare notevolmente il proprio valore di mercato.

Inoltre, Aldo ha messo in luce promesse non mantenute riguardanti la privatizzazione di un tratto di spiaggia a Varazze, una situazione complicata dalla direttiva europea Bolkestein sulla gestione delle coste, che ha impedito qualsiasi sviluppo immobiliare in quell’area. Questo ha sollevato questioni su come le politiche e le regolamentazioni possano influenzare significativamente gli investimenti e le decisioni aziendali.

I legami tra Aldo Spinelli e Paolo Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale e unico detenuto in questa vicenda, emergono come particolarmente intensi. Spinelli sostiene di aver aiutato Signorini, considerato amico, in momenti di difficoltà economica, fino a pagare il catering per il matrimonio della figlia di Signorini, con un totale di regali e benefit promessi per quasi 400 mila euro.

Queste accuse si estendono oltre il contesto familiare, mostrando come Aldo Spinelli abbia cercato di mantenere un’influenza nel porto che ha plasmato gran parte della sua carriera e vita. L’imprenditore genovese afferma di aver finanziato legalmente diverse figure politiche, inclusa Emma Bonino, nonostante non la conoscesse personalmente, il che solleva domande sulla natura dei finanziamenti politici e delle relazioni imprenditoriali.

Roberto Spinelli, difeso anch’esso dall’avvocato Andrea Vernazza e coinvolto nelle vicende giudiziarie del padre, ha espresso rispetto e difesa nei confronti di Aldo, evidenziando come il padre sia stato “tirato per la giacchetta” da molti, inclusi Toti e Signorini, in un momento di particolare vulnerabilità emotiva dopo la morte della moglie.

Al termine dell’interrogatorio, Aldo Spinelli ha lasciato l’aula con un’energia inalterata, dichiarando di meritare la libertà e di non essere preoccupato per i futuri sviluppi dell’inchiesta. Questa affermazione sottolinea una fiducia forse incrollabile o una sfiducia nel sistema che lo ha visto protagonista per decenni.

Questo caso solleva questioni profonde sulla corruzione, la solitudine e la lotta per il potere in un contesto dove la legge e le relazioni personali si intrecciano in modi spesso indistinguibili, lasciando una scia di domande senza risposta sulla legalità e l’etica nelle più alte sfere del potere economico e politico italiano.

Continua a leggere

Cronache

Camorra e riciclaggio, sequestrata la pizzeria “dal Presidente” in via dei Tribunali a Napoli

Pubblicato

del

Anche la società che gestisce la notissima pizzeria del centro storico di Napoli “dal Presidente”, che si trova in via dei Tribunali, sarebbe riconducibile al clan Contini: è quanto emerge dalle indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che hanno portato all’arresto di cinque persone (tre in carcere e due ai domiciliari). La Dda partenopea (pm Alessandra Converso e Daniela Varone) contesta il trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare la camorra. La pizzeria è stata sequestrata dai finanzieri insieme con altri beni.

La pizzeria “Dal presidente”, chiamata così perché aperta dal pizzaiolo che preparò la pizza all’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, si trova in uno dei due decumani del capoluogo partenopeo, meta turistica tra le più frequentate in città. Il valore dei beni sequestrati oggi dai finanzieri ammonta a circa 3,5 milioni di euro. L’impresa di ristorazione sarebbe stata acquistata grazie all’apporto economico e alla “protezione” fornita da un esponente di spicco del clan, alla cui famiglia sarebbe stata destinata una parte dei relativi proventi anche dopo la sua detenzione conseguente a una condanna per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Le risultanze investigative e dei social network avrebbero permesso di stabilire che la società era gestita, di fatto, dal cognato del detenuto, anch’egli gravato da numerosi precedenti penali, il quale si sarebbe poi affrancato dalla joint venture criminale avviando una nuova attività nel campo della vendita di prodotti da forno. Le indagini, corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, avrebbero consentito di appurare anche la fittizia intestazione di un’impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici, che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere con minacce, percosse e intimidazioni, e di sette immobili di pregio siti nel capoluogo partenopeo. Gli indagati avrebbero reimpiegato nelle società di ristorazione e panificazione e nell’acquisto di beni immobili ben 412.435 euro versati in contanti con reiterate operazioni sui conti societari e personali. Il denaro è stato sequestrato oggi insieme con le quote delle società, l’impresa individuale e gli immobili intestati a prestanome: il valore complessivo è stato stimato in oltre 3,5 milioni di euro.

Come sempre facciamo, ribadiamo che tutte le persone citate in questo articolo e a vario titolo indagate perchè coinvolte nell’inchiesta sono da considerare innocenti, come prevede la nostra Costituzione.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto