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Calcio: al Genoa basta Dragusin, dramma Verona

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Genoa in paradiso e Verona all’inferno. Nello scontro salvezza in programma al Ferraris per il secondo anticipo della 12ma giornata di Serie A basta un gol di Radu Dragusin a fine primo tempo per regalare ai liguri la seconda vittoria consecutiva e un po’ di serenità in vista della sosta. L’opposto delle emozioni che si vivono in casa del Verona di Baroni che nonostante il ritiro di quattro giorni torna sconfitto da Genova e ora vede la propria posizione sempre più traballante. Per i gialloblù si tratta della quinta sconfitta consecutiva in campionato, la sesta considerando anche la Coppa Italia. Dopo lo stop di Cagliari, il Genoa riprende invece il proprio cammino verso la parte sinistra della classifica. Gilardino, in attesa del rientro di Retegui, si affida alla coppia offensiva composta da Ekuban e Gudmundsson con Malinovskyi in panchina. Baroni oppone un attacco molto fisico con Bonazzoli e Djuric. Due squadre speculari schierate entrambe con il 3-5-2; e si vede soprattutto nel primo tempo. Ritmi alti ma poche occasioni con i centrocampi a farla da padrone e le difese molto attente.

I padroni di casa cercano di sfruttare la profondità di Ekuban e gli spunti a sinistra di Haps. Il Verona controlla provando a innescare Bonazzoli e Djuric ma con poca fortuna. Alla mezz’ora il primo vero pericolo per il Genoa che nasce da un errore di Martinez al momento del rinvio ma Bonazzoli non ne approfitta. Palla in corner e seguente stacco di Amione che spara però alto. Al 40′ il Genoa perde Bani per un problema muscolare ma nel finale di tempo colpisce due volte. Sfortunato nella prima occasione con palo di Haps e salvataggio sulla linea di Magnani sulla ribattuta di De Winter. Ma a segno alla seconda occasione: Haps contrastato al limite riesce ad aprire per Dragusin che appostato a destra batte con un tiro al volo Montipò permettendo ai rossoblù di chiudere la prima frazione in vantaggio. Baroni si gioca subito la carte Ngonge e il Verona rientra dagli spogliatoi molto aggressivo ma rischia sulle ripartenze dei rossoblù.

Gilardino perde intanto anche Ekuban per Puscas e al 12′ proprio Puscas servito da Strootman avrebbe l’occasione per il raddoppio ma Amione recupera deviando in angolo. Poco dopo ci prova Haps dal limite con Puscas che cerca la deviazione sotto porta ma la sfera termina tra le braccia di Montipò. Il momento è tutto dei rossoblù che impegnano ancora il portiere avversario con un bel diagonale di Sabelli. Ne nasce un corner che porta alla conclusione Badelj ma ancora Montipò salva evitando ai suoi il secondo gol. Passata la sfuriata dei padroni di casa il Verona alza il baricentro, grazie anche all’inserimento di Faraoni, e il Genoa arretra. Ma l’unico vero sussulto degli ospiti è un palo colpito da Terracciano. Mentre poco dopo Martinez vola su un colpo di testa di Djuric. La reazione del Verona è tutta qui e il Genoa riprende in mano la gara sfiorando ancora il raddoppio prima con Strootman e poi con Puscas, tiro fuori e parata di Montipò e regalando ai proprio tifosi i tre punti.

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Conte carica il Napoli: “Conta solo vincere”. La città sogna lo scudetto

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Nervi saldi, concentrazione feroce e un solo obiettivo: vincere. Antonio Conte ha scolpito il suo spirito nella pelle della squadra azzurra, che si prepara a vivere contro il Genoa un altro snodo cruciale nella corsa scudetto. Mancano tre partite, e il traguardo è a un passo: ma Conte, da sempre allergico al motto “l’importante è partecipare”, sa bene che tutto si decide alla fine. E avverte: «So il male che fa perdere all’ultima giornata».

Il tecnico salentino non dimentica le sue ferite – dal “fatal Perugia” con la Juventus, al ko di Pasadena con l’Italia – e pretende il massimo da se stesso e dai suoi uomini. Lo ha dimostrato anche nella trasferta di Lecce: non la partita più bella, ma la più contiana possibile. Con la difesa blindata (386 minuti senza subire gol), Rrahmani e Di Lorenzo a murare ogni tentativo, e la squadra tutta a resistere, sacrificarsi, esultare per un rinvio, sospirare a ogni pallone liberato. È la sua idea di calcio: cinismo, essenzialità, efficacia.

Una squadra a sua immagine

Il Napoli di oggi è il riflesso di Conte: pratico, affamato, ostinato. Anche senza Neres, il talento più creativo, la squadra ha mostrato identità e spirito. Una vittoria come quella del Via del Mare non era scontata: è diventata la fotografia del contismo più puro. E ora si entra nel rettilineo finale: Genoa, poi le ultime due tappe per scrivere la storia.

Conte è già proiettato alla sfida coi liguri. Ha concesso due giorni di riposo ai calciatori, ma lui non si ferma mai. Ha trascorso la giornata chiedendo aggiornamenti sulle condizioni di Lobotka, fondamentale nella sua architettura tattica, e studiando dettagli. Perché il suo decimo scudetto – e il secondo del Napoli consecutivo – lo vuole a ogni costo. Anche con tre 1-0, se necessario.

In arrivo il vertice con De Laurentiis

Intanto, Aurelio De Laurentiis sta per rientrare in Italia. La sua agenda prevede incontri istituzionali per il nuovo centro sportivo (a Qualiano), per lo stadio (con il Comune di Napoli), e per la festa scudetto (con la Prefettura). Ma soprattutto è pronto al faccia a faccia con Conte, per pianificare il futuro.

Il rapporto tra i due è solido. De Laurentiis lo ha blindato con un triennale, accontentandolo in tutto: staff tecnico completo, carta bianca sul mercato, gestione totale del gruppo. Ora Conte chiede un altro passo: otto acquisti di livello, tre attaccanti tra questi, e la garanzia che si continuerà a investire. In cambio, la promessa di continuare a costruire un Napoli competitivo e affamato.

Napoli, Conte e la città: un’alchimia vincente

Conte a Napoli si sente a casa. La città lo ha accolto con calore, e lui ne ha ricambiato l’amore con lavoro, rigore e risultati. «Non saprei nascondermi», ha detto. E non ne ha mai avuto l’intenzione. Ha sovrapposto il suo vissuto ai sogni di un popolo che si prepara a vivere una nuova festa, magari con il bus scoperto, come vuole la tradizione.

L’uomo che vive per vincere adesso è a un passo dalla gloria. E Napoli, con lui, si prepara a riscrivere un’altra pagina indelebile della sua storia.

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Juve solo pari a Bologna, manca lo scatto Champions

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Il Dall’Ara resiste e non cade. Ma resiste e non cade anche il tabù Juventus. L’attesa di una vittoria interna dei rossoblù contro i bianconeri è iniziata 27 anni fa e continua: lo spareggio per il quarto posto tra la squadra di Italiano e quella di Tudor finisce senza vincitori nè vinti: a Thuram risponde Freuler, i bianconeri non riescono a difendere un vantaggio arrivato grazie a un’indecisione di Skorupski, mentre il Bologna si conferma squadra che non molla, squadra che ha rimediato più punti da situazioni di svantaggio, ma non completa la rimonta.

Il pareggio vale doppio per la Juventus, che soffre e rischia di perderla nel recupero: anche perché significa difendere il quarto posto, seppur raggiunta a quota 63 da Roma e Lazio. Punto amaro per il Bologna, che scivola al settimo posto, fuori dall’Europa, ma a un solo punto di distanza dalle concorrenti. Per la squadra di Italiano l’Europa è ora obiettivo da raggiungere di rincorsa o attraverso la Coppa Italia, comunque in salita calendario alla mano (Milan e Fiorentina in trasferta e Genoa in casa)Per la Juventus, invece, altro scontro direttoin casa della Lazio, prima di un finale sulla carta in discesa con Udinese e Venezia.

La Juventus colpisce a freddo: Cambiaso ci prova al secondo minuto, sugli sviluppi di corner, ma Beukema mura il tentativo. I rossoblù non colgono il campanello d’allarme e al nono la squadra di Tudor passa con la complicità di Skorupski: McKennie anticipa Freuler in mediana, attiva Cambiaso che trova Thuram al limite: il tiro è centrale, ma Skorupski si lascia scappare il pallone sotto la mano sinistra. Il Bologna subisce il colpo e non reagisce, il match si mette su binari utili alla Juventus, che trova occasioni in contropiede sull’asse Cambiaso-Thuram-Kolo MuaniArrivano le occasioni anche per Kolo Muani. Per il francese però non è serata. Allora è Orsolini a caricarsi il Bologna sulle spalle: al 26 tenta il gol olimpico da corner, ma Di Gregorio è reattivo. Alla 30′, l’episodio che infiamma il Dall’Ara: contatto in area tra Freuler e McKennie, ma Doveri sorvola, mentre su altro corneri di Orsolini Locatelli sfiora l’autorete di testa.

Il Bologna prende campo ma non sfonda e si arriva all’intervallo sullo 0-1, anche perché Gonzalez segna il 2-0 sulla spizzata di Kolo Muani ma è in netto fuorigioco. Lo è pure al quinto della ripresa Cambiaso: altro gol annullato. La ripresa si sviluppa sui binari di fine primo tempo. La Juventus lascia il pallino del gioco ai rossoblù, si arrocca dietro senza rinunciare a ripartire. Crea mischie e qualche pericolo su piazzati, ma su azione fatica, come le capita con continuità da quando Castro si è infortunato nell’ultima sosta delle nazionali. Non a caso ci pensa un centrocampista a siglare la parità: è Freuler, che sempre al nono, ma della ripresa, sfrutta la torre di Dallinga su cross di Cambiaghi per bruciare Thuram e siglare l’1-1, complice una deviazione di Veiga. Il Bologna sale di colpi e ha pure le occasioni per provare a vincerla alla fine, con Cambiaghi e Ferguson, ma non va. Finisce in parità, per Champions ed Europa ci sono 4 squadre in un punto a tre giornate dalla fine.

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Tifoso picchiato davanti al figlio durante protesta tifosi Bari

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Un uomo viene picchiato selvaggiamente da altre persone mentre un bambino, a quanto si apprende suo figlio, piange disperato e poi viene preso in braccio e allontanato da alcuni presenti fino all’arrivo della polizia che tenta di fermare il linciaggio. E’ quanto si vede in un video diventato virale e che ha immortalato quanto accaduto oggi all’esterno dello stadio di Bari durante la partita con il Pisa vinta dai padroni di casa per 1-0. Il pestaggio sarebbe avvenuto durante la contestazione che hanno inscenato gli ultras del Bari al 25′ del primo tempo, dopo avere abbandonato la curva Nord ed essersi radunati all’esterno del San Nicola. L’uomo, un tifoso del Bari, sarebbe stato picchiato da altri sostenitori dei biancorossi perché voleva tornare nello stadio a prendere lo zainetto del figlio.

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