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Nato via dall’intesa sulle forze convenzionali in Europa

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La guerra di Mosca contro l’Ucraina ha dato il colpo fatale anche al trattato che aveva suggellato la fine della Guerra fredda, l’ultimo ancora in vigore per il controllo degli armamenti: il Cfe, firmato nel 1990 per ridurre ed equilibrare le forze armate convenzionali in Europa. Nel giorno in cui Mosca si è ritirata formalmente dal trattato, facendolo diventare “finalmente parte della storia per la Russia”, gli Usa e i Paesi Nato hanno condannato la mossa del Cremlino e risposto sospendendo la loro partecipazione “finché sarà necessario”. Se si considera la sospensione a febbraio da parte di Vladimir Putin del New Start con gli Usa sulla limitazione delle testate atomiche, si capisce come lo scontro in atto sull’Ucraina stia mettendo fine a tutti gli accordi che dettavano gli equilibri strategici fin dai tempi della Guerra fredda, riflettendo la rottura di un ordine mondiale che fatica a ricomporsi trovando nuove regole comuni.

L’unica speranza arriva dalla recente decisione dell’amministrazione Biden di riavviare il dialogo sul disarmo nucleare sia con Pechino che con Mosca. Gli Usa, azionisti di maggioranza della Nato, hanno spiegato che “sarebbe inaccettabile” per loro e per i Paesi alleati rimanere vincolati dal trattato abbandonato dalla Russia, che ha “le forze armate più grandi in Europa e che continua a condurre attivamente una guerra di aggressione contro l’Ucraina utilizzando proprio le forze che il trattato mira a limitare”.

“La sospensione degli obblighi Cfe rafforzerà la capacità di deterrenza e di difesa dell’alleanza, rimuovendo le restrizioni che influiscono sulla pianificazione, sugli schieramenti e sulle esercitazioni”, ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan. In pratica Usa e Paesi Nato avranno maggiore flessibilità nello schierare forze sui fianchi settentrionale e meridionale della Nato, comprese la Romania e la Bulgaria, vicino all’Ucraina. E non saranno più obbligati a condividere informazioni sul dislocamento delle loro armi con le nazioni vicine alla Russia. “Il ritiro di Mosca dal trattato è insostenibile e richiedeva una forte risposta da parte dell’Alleanza”, ha spiegato un dirigente del dipartimento di Stato americano.

“Non intraprendere alcuna azione avrebbe mandato un messaggio sbagliato”, ha aggiunto. Il Cfe, siglato nel novembre 1990, impose per la prima volta limiti legali e verificabili alle armi convenzionali dei 30 Paesi che aderirono al patto, portando secondo la Nato alla distruzione di circa 100.000 pezzi di attrezzature militari, tra cui carri armati, veicoli corazzati, artiglieria, aerei da guerra ed elicotteri da attacco (esclusi però i mezzi aerei navali). Il crollo dell’Unione sovietica nel 1991 comportò una revisione del Cfe l’anno successivo. Nel 2007 Putin decretò una sospensione del trattato dopo averne chiesto invano una riformulazione sostenendo che la spinta degli Usa per l’allargamento della Nato aveva portato i paesi dell’Alleanza ad “aggirare apertamente” le restrizioni dell’accordo. Poi l’ammissione della Finlandia e della Svezia nel Patto Atlantico sullo sfondo della guerra in Ucraina ha dato il colpo di grazia a questa pietra miliare che aveva sancito la fine della vecchia Guerra fredda.

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Chico Forti lascia il carcere di Miami: presto in Italia?

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Chico Forti, il 65enne trentino condannato all’ergastolo in Florida per l’omicidio di Dale Pike avvenuto il 15 febbraio 1998, ha lasciato il carcere di Miami. Attualmente, è sotto la custodia dell’Agenzia statunitense per l’immigrazione in attesa del trasferimento in Italia.

Secondo una fonte vicina a Forti, il trasferimento potrebbe avvenire entro due o tre settimane. Tuttavia, altre fonti che seguono attentamente il caso suggeriscono maggiore cautela, stimando un’attesa media di 4-5 mesi per la consegna. Questo periodo di attesa è tipico dopo la sentenza italiana di riconoscimento di quella straniera, un processo di conversione recentemente deciso dalla corte d’Appello di Trento.

La comunità italiana segue con grande interesse e trepidazione gli sviluppi del caso Forti, sperando che il ritorno in patria possa avvenire nel più breve tempo possibile.

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Fico operato: è vigile e in condizioni stabili

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Il premier slovacco Robert Fico è “vigile” ed “in condizioni stabili” dopo l’operazione subita per gli spari che lo hanno colpito nel pomeriggio. Lo riferisce la tv slovacca TA3 che parla di “intervento riuscito”.

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Il premier Robert Fico colpito da più proiettili in un attentato è in fin di vita

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Un responsabile del partito Smer del premier slovacco Robert Fico ha confermato al Guardian che il primo ministro è stato colpito da più proiettili  all’addome ed è ora sottoposto ad un intervento chirurgico. Quali siano le sue condizioni cliniche è difficile da dire. C’è molta confusione ancora su dinamica e su identità dell’uomo arrestato.

In un aggiornamento postato sulla pagina Facebook del premier slovacco Robert Fico e rilanciato dai media slovacchi, c’è scritto che “Fico è stato vittima di un attentato. Gli hanno sparato più volte ed è attualmente in pericolo di vita. E’ stato trasportato in elicottero a Banská Bystrica, perché il trasporto a Bratislava richiederebbe troppo tempo a causa della necessità di un intervento urgente. A decidere saranno le prossime ore”.

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