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Il Fatto accusa Sgarbi per cachet illegali, lui nega e querela

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“L’attività di conferenziere del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, così come la presentazione di libri, mostre e iniziative culturali di enti privati o pubblici, non è mai stata in ‘conflitto d’interesse’ con i suoi compiti istituzionali, che sono quelli – è bene ribadirlo – della tutela e della conservazione dei beni culturali”. Lo sostiene in una nota Giampaolo Cicconi, avvocato del sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, replicando all’articolo del Fatto Quotidiano dal titolo “Sgarbi è al governo e incassa cachet d’oro: la legge lo vieta” e annunciando iniziative legali.

Nell’articolo si precisa che Sgarbi ha guadagnato “almeno 300 mila euro, solo da febbraio a oggi” per conferenze, interventi e partecipazioni televisive. I soldi – si legge ancora – “sono per il sottosegretario Sgarbi, ma vengono dati anche al suo capo segreteria e alla sua compagna, e son tutti felici”. “E che fine ha fatto – si chiede il quotidiano – la legge che da vent’anni impone ai titolari di incarichi politici di dedicarsi esclusivamente alla “cura degli interessi pubblici” vietando “attività professionali in materie connesse alla carica di governo”? Buon per lui, solo che dal 31 ottobre 2022 Sgarbi è pagato dai contribuenti italiani per svolgere il suo incarico di sottosegretario”. Il Fatto aggiunge che, “stando ai documenti che ha visionato, attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe invece una vera e propria industria fondata sull’arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell’ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come ‘missioni’ e poi messe a rimborso del ministero”.

Cicconi precisa che “non si capisce affatto dove stia il conflitto d’interesse tra il ruolo di sottosegretario e la presentazione di una mostra su Andy Warhol (pagata da privati), una Lectio magistralis su Caravaggio (pagata da privati), la partecipazione a una mostra di artisti contemporanei (anch’essa pagata da privati) o uno spettacolo teatrale su Michelangelo (pagato da un Comune)”.

“Meraviglioso è pensare – prosegue – che vi sia incompatibilità fra la funzione di sottosegretario e quella di presidente della giuria di Miss Italia. È uno scherzo? O è inopportuno per ragioni di prostata?”. “Mai nessun rimborso è stato chiesto dal sottosegretario, né dai collaboratori del suo Ufficio per le iniziative di carattere ‘non istituzionale’, cosa facilmente riscontrabile dai documenti al ministero – sottolinea ancora il legale -. Ma Il Fatto Quotidiano, invece di provvedere, come impone il codice deontologico dei giornalisti, a uno scrupoloso riscontro di quello che gli è stato sottoposto da ignoti (crediamo ancora per poco) ‘corvi’, ha preferito amplificare quella che è una calunnia, per la quale annunciamo sin da adesso di agire in sede civile contro il direttore, l’autore dell’articolo articoli e l’editore”.

“Quella che ‘Il Fatto Quotidiano’, con artificiosa suggestione, definisce ‘industria fondata sull’arte di procacciare attività’ – sottolinea ancora il legale -, non è altro che una normalissima attività lavorativa, come lo può essere quella del giornalista che partecipa, pagato, a una conferenza, presenta un libro o porta in scena uno spettacolo teatrale”.

“Riguardo al capo segreteria risulta del tutto gratuita, diffamatoria e lesiva della sua professionalità l’affermazione secondo cui ‘al ministero anziché fare il capo segreteria risulta fare un altro lavoro’ – si legge ancora nella nota -. Anche in questo caso, potendo dimostrare documentalmente il contrario, si procederà in sede civile, trattandosi di mere illazioni, prive di qualsiasi prova. Riguardo, infine, alle società ‘Ars’ ed ‘Hestia’ si precisa, senza tema di smentita alcuna, che tutte le attività svolte sono state regolarmente contrattualizzate, e che per ogni attività è stata emessa regolare fattura. L’avere invece, come ha fatto ‘Il Fatto Quotidiano’, alluso a ‘remunerazioni che restano nell’ombra’, è un’altra affermazione diffamatoria di cui il quotidiano sarà chiamato a risponderne”.

“Considerato, infine – conclude Cicconi -, che ‘Il Fatto’ ha ripreso, amplificato e utilizzato, dandogli “dignità” di notizia, una lettera anonima (per la quale, si ribadisce, è stata depositata una denuncia alla Polizia Postale) con allegati ottenuti in maniera fraudolenta e violando apparecchi informatici e telefonici in uso al sottosegretario e ai suoi collaboratori, diffondendo altresì anche dati coperti dal vincolo della riservatezza e della privacy, si diffida dal pubblicare notizie di questo tenore, con riserva di ricorso al Garante della Privacy”.

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Google, con l’IA riaccende ricerca e assistenti vocali

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L’intelligenza artificiale che si espande ulteriormente nella ricerca, assistenti digitali che parlano e vedono rendendo sempre più reale lo scenario del film Her. E’ la visione “multimodale” di Google presentata alla Conferenza degli sviluppatori, con cui la società di Mountain View sfida OpenAI e Apple. “Investiamo nell’intelligenza artificiale da più di dieci anni – dice il Ceo Sundar Pichai – Siamo in piena era Gemini”. Google inserirà sempre di più l’intelligenza artificiale generativa nella ricerca, il suo corebusiness da oltre 25 anni.

L’azienda apre a più utenti (“negli Stati Uniti e in futuro ad altri paesi”) le Overview, dei riepiloghi già testati in maniera ristretta: ad una domanda dell’utente offrono una panoramica di più siti e argomenti per risposte più esaustive. Inoltre, grazie a Gemini si potranno formulare in una volta sola domande più complesse e porre questioni anche usando i video. “Contiamo di portarlo a più di un miliardo di persone entro la fine dell’anno”, dice Liz Reid a capo della ricerca Google. L’evento è una rassegna di come l’IA di Gemini prevederà sempre di più i prodotti della società. Gli ‘AI Agents’, così li chiama l’azienda, sono “sistemi intelligenti che faranno il lavoro per noi sotto la nostra supervisione”. Ed ecco allora Project Astra, un assistente digitale multimodale che elabora cioè testo, voce e immagini in tempo reale mentre interagiamo, capendo anche il contesto. In un video Big G lo fa vedere all’opera su smartphone ma anche su lenti smart, riportando così alla memoria i vecchi Google Glass. Astra è la risposta a Gpt-4o lanciato proprio 24 ore fa da OpenAI e in attesa di vedere come anche Apple cambierà il suo assistente Siri con l’IA.

Grazie a Gemini, viene aggiornato anche Google Foto con la funzione ‘Ask’, chiedi a Foto. Nelle gallerie di immagini che tutti noi abbiamo sui dispositivi si potrà trovare più semplicemente una foto formulando una richiesta a voce, senza dover passare in rassegna manualmente immagini e video. “Le vostre foto e i vostri video non vengono mai utilizzati per la pubblicità. E nessuno esaminerà le vostre conversazioni”, specifica la società. Nel corso della conferenza degli sviluppatori, Google ha lanciato anche Veo, la risposta al generatore di video di OpenAI che si chiama Sora, e Imagen 3 che è la versione più avanzata di generazione di foto attraverso un testo. E inizia a collaborare con alcuni musicisti grazie a Music AI Sandbox, un insieme di strumenti che aiutano a comporre.

Una mossa, grazie anche alla sperimentazione con il musicista vincitore di Grammy Wyclef Jean, per rassicurare il mondo degli artisti riguardo gli effetti dell’intelligenza artificiale sulla creatività. “Vogliamo farlo responsabilmente ascoltando il loro feedback”, afferma il vice presidente Product management Eli Collins. Gemini, inoltre, si espande anche ai luoghi di lavoro. La versione 1.5 Pro, ad esempio, entra nelle mail per un sommario oppure fornisce i momenti clou di una riunione o scrive un riassunto. Arriva anche Gemini 1.5 Flash “più veloce e efficiente”, mentre Gemini Advanced da oggi è disponibile in lingua italiana. Infine, Google annuncia Trillium, la sesta generazione di processori, un acceleratore per il Cloud con l’intelligenza artificiale, “più performante e ad alta efficienza energetica”.

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Algeria, uomo rapito da un vicino di casa ritrovato dopo 30 anni

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Le autorità giudiziarie di Djelfa, 300 km a sud di Algeri, capitale dell’Algeria, hanno arrestato oggi un uomo accusato di aver sequestrato per circa trent’anni un vicino di casa, trovato ieri sera sano e salvo, seppure in stato di grave abbandono, in una buca coperta di fieno in un allevamento di pecore. Lo riferisce il tribunale di Djelfa in una nota. La Procura ha ricevuto due giorni fa, il 12 maggio 2024, tramite la divisione regionale della gendarmeria nazionale di El Guedid, una denuncia contro uno sconosciuto secondo cui il fratello del denunciante, Omar Ben Amrane, scomparso da circa 30 anni, si trovava nella casa di un loro vicino, all’interno di un recinto per le pecore”.

https://x.com/Belhassine_Bey/status/1790483411179601969

“In seguito a questa segnalazione, il pubblico ministero del tribunale di Idrissia (provincia di Djelfa) ha ordinato alla gendarmeria nazionale di aprire un’indagine approfondita e gli ufficiali di giustizia si sono recati nella casa in questione. La persona scomparsa (B.A.) è stata ritrovata e il sospetto, di 61 anni, proprietario della casa, è stato arrestato”, aggiunge la nota. “La Procura ha ordinato un trattamento medico e psicologico per la vittima e il sospetto sarà portato davanti alla Procura non appena l’indagine sarà completata”, ha precisato il tribunale.

La nota conclude sottolineando che “l’autore di questo efferato crimine sarà perseguito con tutta la severità richiesta dalle leggi della Repubblica”. Sui social algerini è diventato virale il video del ritrovamento dell’uomo, ritrovato in uno stato pietoso, con abiti trasandati e una lunga barba. Secondo quanto riportato dai media locali algerini, la famiglia della vittima riteneva in precedenza che fosse stata rapita e uccisa da gruppi terroristici islamici armati attivi in Algeria negli anni ’90, quando aveva solo 16 anni.

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Esteri

Putin: negoziati su Ucraina includano interessi di tutti

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La Cina “comprende chiaramente” le radici della crisi ucraina e l’impatto geopolitico globale in base al suo ‘China’s Position on the Political Settlement of the Ukraine Crisis’, il documento in 12 punti di febbraio 2023. “Non ci siamo mai rifiutati di negoziare – ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un’intervista scritta alla Xinhua alla vigilia della sua visita in Cina -. Stiamo cercando una soluzione globale, sostenibile e giusta di questo conflitto con mezzi pacifici. Siamo aperti al dialogo sull’Ucraina, ma tali negoziati devono tenere conto degli interessi di tutti i Paesi coinvolti nel conflitto, compreso il nostro”.

Putin ha espresso apprezzamento per “i concetti e i suggerimenti” indicati dalla Cina a dimostrazione di un “sincero desiderio di stabilizzare la situazione”. E i quattro principi per la soluzione pacifica della crisi ucraina recentemente proposti dal presidente Xi Jinping “si inseriscono perfettamente” nell’attuale scenario. “Questi passi si basano sull’idea che dobbiamo rinunciare alla ‘mentalità della Guerra Fredda’ e garantire la sicurezza indivisibile e il rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite nella loro interezza e interrelazione”, ha aggiunto il leader russo.

 

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