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Spalletti chiede di più, Wembley dirà nostre potenzialità

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Il poker contro Malta a Bari rivela luci e ombre degli azzurri per il ct della Nazionale Luciano Spalletti, che in vista della sfida di martedì a Wembley contro l’Inghilterra, ringrazia il gruppo per l’applicazione ma punta a proporre un calcio più dinamico e imprevedibile. “Speravo di vedere qualcosa di meglio come qualità di gioco – spiega in conferenza stampa post-gara – e devo fare i complimenti a Marcolini per come ha schierato Malta. Ho ringraziato i ragazzi, ma dobbiamo fare dei passi in avanti. La prossima gara (con l’Inghilterra martedì a Wembley, ndr) ci dirà molte cose. E’ una partita dove si può andare a conoscere quelle che sono le nostre potenzialità”. E agli scettici non le manda a dire: “Non mi convinceranno mai a non aspettare grandi cose da questi giocatori. Io attendo da loro cose straordinarie”.

La gara del San Nicola però ha riservato anche note liete: “Bonaventura come Iniesta? E’ un accostamento giusto – riflette Spalletti -, con quella qualità e quella tecnica che ha nello stretto e per la capacità di trovare sempre lo sbocco. Ci voleva il colpo del campione per sbloccare la partita”. Poi torna a indicare dove gli azzurri possono crescere: “Sugli esterni non siamo così pungenti come dovremmo essere. Dentro la trequarti loro avevano tutta quella densità di giocatori e noi – dice ancora Spalletti – dobbiamo essere più bravi a gestire il possesso con maggiore qualità. Non siamo mai riusciti a fare uno scambio nello stretto per liberare l’imbucata. Ma siamo rimasti lucidi per la partita, e quella era la base. Bisognava fare qualcosa di più sulla velocità nello sviluppo dell’azione”.

“Questa partita – puntualizza ancora – era la prova per vedere se siamo così bravi nello stretto per essere l’Italia qualitativa che dobbiamo diventare in poco tempo. Ma su questo piano abbiamo fatto fatica. Siamo stati bravissimi con i due centrali nei duelli e a non prendere ripartenze. Non abbiamo concesso nemmeno un tiro in porta”. A Berardi, autore di una doppietta preziosa, il ct chiede un ulteriore contributo: “E’ importantissimo per noi, come altri. Non dipendiamo da un calciatore solo, sarebbe un errore. Ha già fatto vedere che ha in canna il colpo del ko, è un peso massimo quando tira in porta. Mi aspetto di più sul piano della partecipazione al gioco e del saltare l’uomo: sono le due caselle che spaccano le difese avversarie”. E alle critiche per la prova grigia di Raspadori replica così: “Aveva bisogno di più spazio”, chiarendo che ha messo Kean centrale per dare più fisicità al centro dell’attacco (“ha fatto una grande partita, si è battuto su ogni pallone”).

Ora testa all’inghilterra: “Le assenze di Chiesa, Zaccardi e Zaniolo? Non mi preoccupa nulla. Il Faraone potrebbe dare la risposta che ha dato Bonaventura, può inventare il colpo del campione”. L’entusiasmo del pubblico barese è un balsamo per la prossima sfida: “Il pubblico è stato importantissimo. Abbiamo la responsabilità di non deludere i nostri tifosi, non solo con il risultato di stasera, ma con quello della partita successiva”, conclude Spalletti. Raggiante Destiny Udogie, entrato nel finale: “C’era un solo risultato a disposizione. Dovevamo vincere e ci siamo riusciti”. Domenico Berardi è giustamente raggiante: “Abbiamo fatto vedere ai 56mila che ci sono venuti a vedere di che pasta siamo fatti. Malta all’inizio si difendeva basso, noi forse eravamo un po’ lenti ma poi abbiamo realizzato ciò che abbiamo provato in allenamento. Adesso ci aspetta una partita ancora più difficile”.

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A Bocca della Selva l’urlo di Paret, Pogacar resta rosa

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Sembra quasi non credere a quello che gli sta succedendo, Valentin Paret-Peintre, mentre taglia da solo il traguardo ai 1400 metri di Bocca della Selva. Tra le montagne del Sannio note per il ritrovamento di Ciro, il fossile di cucciolo di dinosauro di 113 milioni di anni fa, il 23enne francese coglie il suo primo successo da professionista staccando il connazionale Bardet di 30 secondi e lo sloveno Tratnik, terzo a un minuto dopo aver coltivato sogni di gloria, in fuga solitaria per quasi 30 chilometri prima di essere ripreso da Paret a meno di tre dall’arrivo.

A oltre tre minuti il gruppo della maglia rosa, con lo sloveno Tadej Pogacar che resta padrone della corsa. Immutata la classifica generale, almeno nelle prime posizioni. Tiberi, sesto, è il primo degli italiani. La prima vittoria importante del più giovane dei fratelli Paret Peintre ha il volto dell’incredulità: Valentin scuote la testa, fa no con le dita, poi si batte i pugni sul capo fino a sfogare la gioia con un urlo liberatorio. L’anno scorso era toccato al fratello maggiore Aurelien vincere una tappa al Giro. “Vorrà dire che verremo tutti gli anni al Giro -scherza a fine gara il francese -. E pensare che alla partenza non mi sentivo bene. E invece con la salita le gambe hanno cominciato a girare. Non avevo mai vinto in una grande corsa, è una gioia immensa”. Lucida fino alla fine la condotta di gara della maglia rosa: “Abbiamo lasciato andare la fuga – dirà lo sloveno – e tenuto il nostro passo. Giusto essere pazienti, il Giro è lungo ventuno giorni. La gara di oggi è di buon auspicio per le prossime montagne”.

Dopo l’arrivo sul lungomare di Napoli e la giornata di pausa, doveva essere una tappa frastagliata, la Pompei-Cusano Mutri, 142 km in buona parte pianeggianti ma con l’arrivo ai 1400 metri della Bocca della Selva dopo una salita lunga 18 km. E così è stato. Il gruppo alla partenza saluta Olav Kooij, vincitore della tappa di Napoli domenica, che abbandona per febbre. L’andazzo della corsa è fedele alle aspettative sin dalle prime battute. A provare per primi la fuga sono Hermans e Clark raggiunti presto da De Marchi: i tre accumulano oltre un minuto di vantaggio sul gruppo. A circa 80 km dall’arrivo restano De Marchi e Clarke con 1’20” di vantaggio.

Le distanze si annullano quando comincia la salita che porta a Camposauro. In venticinque, staccatisi dal gruppone, raggiungono i due per formare una nuova fuga a ventisette: mancano 45 km al traguardo. Del gruppo al comando i corridori dalla classifica migliore sono Zana 13/mo a 7’12″e Bardet 14/mo a 7’51”. Con loro c’è anche Paret, che vincerà la tappa, e che in classifica sconta 26 minuti dalla maglia rosa. Troppi perché Pogacar debba preoccuparsi. Il vantaggio sul gruppo arriva a toccare i 5 minuti a circa 40 km dall’arrivo. Dal gruppo di testa si stacca lo sloveno Tratnik: su di lui si lanciano i francesi Paret e Bardet e gli italiani Frigo e Bagioli. Tratnik accumula fino a un minuto di vantaggio sulla salita che conduce a Bocca della Selva, ma il vantaggio si riduce man mano che si avvicina al traguardo.

A meno di tre chilometri dall’arrivo l’epilogo, con Paret che rientra sullo sloveno e lo stacca per chiudere, confuso e felice, braccia alzate al cielo. Domani l’undicesima tappa: da Foiano di Val Fortore a Francavilla al Mare, sorride ai velocisti. Il Giro, intanto, perde la Cima Coppi sullo Stelvio. Le recenti nevicate, e l’aumento delle temperature, hanno fatto crescere il rischio di slavine. Motivo per cui l’organizzazione ha deciso di modificare il percorso della 16/a tappa, Livigno-Santa Cristina Val Gardena. La Cima Coppi viene spostata sul Giogo di Santa Maria a quota 2489 metri.

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Internazionali: Zverev batte Borges, va ai quarti contro Fritz

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Il tedesco Alexander Zverev e il cileno Nicolas Jarry si sono qualificati ai quarti di finale degli Internazionali di Roma. Il n.5 al mondo si è imposto in due set (6-2, 7-5) sul portoghese Nuno Borges e al prossimo turno se la vedrà con lo statunitense Taylor Fritz. Il sudamericano ha battuto per 7-5, 6-3 il francese Alexandre Muller e affronterà il greco Stefanos Tsitsipas o l’australiano Alex De Minaur.

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Cessione Monza, sfuma la trattativa Fininvest-Orienta

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Nessun passaggio di quote tra Ac Monza e Orienta Capital Partner, il fondo che fa capo ad Augusto Balestra e che nelle scorse settimane era indicato come prossimo socio di maggioranza del club. Un’operazione che, nelle stesse previsioni di Orienta delle scorse settimane, avrebbe dovuto concludersi nel mese di maggio, comunque prima della fine del campionato in corso. Nelle scorse ore la fase di interlocuzione si è interrotta, seppur senza alcuno strappo, dopo che il discorso si era arenato su posizioni differenti in termini di ripartizione della partecipazione ma anche di visione per il club. Per il Monza, di fatto, poco cambia: nel senso che alla finestra era, in attesa di nuovi partner pronti ad entrare nel capitale del club, e alla finestra resta. Il club brianzolo, dopo la matematica certezza della salvezza nel suo secondo anno consecutivo di Serie A, vivrà nella prossima stagione il terzo campionato nella massima serie.

Dopo il rinnovo nei giorni scorsi del consiglio di amministrazione, con scadenza all’approvazione del bilancio 2024, la società biancorossa prosegue così nel solco di Fininvest e di Adriano Galliani, vicepresidente vicario e amministratore delegato del club. Chiamato, innanzitutto, a decidere la guida tecnica per la prossima stagione: sul piatto anche la possibilità di proseguire con l’attuale allenatore, Raffaele Palladino, in scadenza di contratto a giugno. Nei mesi scorsi erano stati accostati al club della famiglia Berlusconi anche grandi attori internazionali: i nomi emersi erano stati quelli di Red Bull (già proprietario di club come il Lipsia e il Salisburgo, ma anche associabile alla Formula 1 che ha in Monza un circuito di riferimento), poi dell’armatore greco Evangelos Marinakis, azionista di maggioranza dell’Olympiakos e del Nottingham Forest, e dei fondi arabi.

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