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Politica

‘D’ambrosio non è vittima del dovere’, ma Csm si divide

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Il Csm spegne definitivamente le speranze dei familiari di Loris D’Ambrosio: il magistrato, morto nel 2016 per un infarto, che lavorò al fianco di Giovanni Falcone per la stesura della norme di contrasto a Cosa Nostra e che negli ultimi anni era stato consigliere giuridico di Giorgio Napolitano al Quirinale, non può essere ritenuto una “vittima del dovere”, come avevano chiesto i suoi congiunti con un’istanza presentata un anno dopo il decesso. Il plenum di Palazzo dei marescialli ha confermato dunque il “no”, espresso in prima battuta dalla Quarta Commissione del Csm per “insussistenza dei presupposti”. Una decisione che non è stata indolore: è passata a maggioranza, con le astensioni dei laici Enrico Carbone (Iv) e Roberto Romboli (Pd) e con il voto contrario della prima presidente della Cassazione Margherita Cassano, che si era appellata alla coscienza dei consiglieri per un esito diverso, chiedendo di riaprire l’istruttoria.

D’Ambrosio fu colpito dall’infarto in un momento molto difficile della sua vita: era stato oggetto di attacchi dopo che era stato pubblicato il contenuto delle sue telefonate con l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino finite nel fascicolo della procura di Palermo che indagava sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. “Un’inaccettabile gogna mediatica”, l’ha definita Cassano, che era “rivolta di fatto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano”. Alla pubblicazione delle telefonate di D’Ambrosio erano seguite infatti indiscrezioni su chiamate intercettate tra Napolitano e Mancino, che portarono l’allora capo dello Stato a sollevare il conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale nei confronti della procura di Palermo. E in quel contesto così difficile D’Ambrosio svolse il ruolo di “garante delle istituzioni democratiche”.

Ma proprio quella pagina drammatica, secondo la presidente della Cassazione, sarebbe rimasta fuori dalle carte su cui prima le Commissioni mediche e poi il Csm hanno basato la loro decisione di diniego. Una polemica che ha lasciato il segno. Tant’è che alla fine del plenum il Csm ha diffuso una nota per evidenziare che non c’erano alternative possibili alla sua decisione: il Consiglio pur riconoscendo a D’Ambrosio “trascorsi umani, professionali e istituzionali di raro spessore, non può sottrarsi all’applicazione delle norme che regolano la materia sottoposta alla sua attenzione”. E “nessun ulteriore approfondimento avrebbe potuto condurre” a conclusioni diverse, visto che i presupposti per il riconoscimento sono “assolutamente stringenti”, come aveva spiegato in plenum la presidente della Commissione Bernadette Nicotra. Non c’è stato nemmeno “nessun ritardo” da parte del Csm come evidenziato anche dal relatore Maurizio Carbone: l’istanza è stata presenta dai familiari nel 2017 al ministro della Giustizia, che l’ha inoltrata a Palazzo dei marescialli ad ottobre del 2022. E il nuovo Csm si è insediato nel 2023.

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Politica

La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Politica

Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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