Collegati con noi

Cronache

‘Le sirene,la paura e 90 secondi per la fuga nei bunker’, il racconto choc degli italiani tornati a casa

Pubblicato

del

Ora l’ansia è alla spalle. Sono stremati ma felici di essere tornati a casa gli italiani rientrati da Israele con uno dei voli dei Boeing dell’Aeronautica militare appena atterrati nell’aeroporto di Pratica di Mare, una sorta di ponte aereo per far ritornare i nostri connazionali colti in Israele dalla violenza di Hamas e da una recrudescenza del conflitto. Tra loro diversi vacanzieri, famiglie e volontari provenienti da varie città, tra cui Roma e Milano: negli occhi ancora la paura di chi ha vissuto, anche se per poco, il terrore di una possibile guerra. “Ci siamo trovati da un giorno all’altro in una situazione ingestibile, eravamo nel pieno dei bombardamenti a Tel Aviv e siamo molto provati”, racconta Giuseppe, che era in vacanza con altri due amici. Uno di loro aggiunge: “osservavamo il comportamento degli altri e ci siamo riparati anche noi nei bunker”. Tutti raccontano di quel rumore assordante che ha cambiato il paesaggio sonoro: “le sirene, i razzi, le esplosioni”, un incubo che sa di orrore. E poi le prime notizie frammentate che pian piano descrivono una situazione precipitata.

“La preoccupazione ci arrivava in realtà dall’Italia. Così abbiamo cominciato a capire che le cose diventavano gravi e quindi ci siamo dati da fare per contattare l’unità di crisi della Farnesina, loro hanno capito le nostre esigenze e ci hanno fatto ritornare. Sono dieci anni che vado a Gaza, lì ci sono state schermaglie ma non erano mai state così. Noi eravamo riparati nell’orfanotrofio e i bimbi non si sono accorti di nulla. Ma quando sono uscito domenica scorsa le strade di Betlemme erano vuote”, dice Giuseppe, uno dei volontari del progetto ‘Sorriso Cresce’ che sostiene un orfanotrofio a Betlemme da diversi anni. Per qualcuno la violenza ha fatto irruzione durante una vacanza.

“Eravamo a Tel Aviv in ferie da una settimana – racconta Federico, originario dei Castelli Romani, rientrato con la moglie e la figlia di quattro anni – sentivamo gli allarmi e all’inizio non sapevamo neppure di cosa si trattasse. Poi ci hanno dato indicazioni per trovare un rifugio che era nel distretto e ci hanno detto di sdraiarci a terra, ma non facevamo mai in tempo perché avevamo solo novanta secondi per andare nel bunker dal momento dell’allarme. Si sentivano le esplosioni, era l’Iron Dome israeliano che intercettava e distruggeva i missili di Hamas. Per fortuna la bimba non si è accorta di niente. C’era paura e ora tanta stanchezza ma in Israele sono preparatissimi: sanno esattamente cosa fare e danno indicazioni. In quell’insicurezza ci sentivamo sicuri, c’era l’esercito dappertutto”.

La paura è descritta anche da un’altra turista appena sbarcata. “Siamo rimasti bloccati nella camera d’albergo. Il terrore c’è stata soprattutto all’inizio, quando sentivamo gli allarmi”. “Eravamo agli ultimi giorni di un tour a Gerusalemme. Per fortuna dopo gli attacchi abbiamo trovato riparo dalle suore comboniane di Gerusalemme che ci hanno ospitato per una notte. Avevamo sempre informazioni di prima mano”, aggiunge un altro turista.

Advertisement
Continua a leggere

Cronache

Tragedia ad Anzola Emilia: uccisa l’ex vigilessa Sofia Stefani, interrogato ex comandante

Pubblicato

del

Un tragico evento ha scosso la comunità di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa all’interno della sede del Comando della polizia locale, conosciuta come la ‘Casa Gialla’. Il presunto responsabile del delitto è Giampiero Gualandi, ex comandante dei vigili di Anzola, attualmente sotto inchiesta.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16, in una stanza del comando della polizia locale dove Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati. Al momento della tragedia, i due si trovavano soli nella stanza, sebbene nell’edificio fossero presenti altre persone. Le forze dell’ordine stanno conducendo un sopralluogo accurato alla ‘Casa Gialla’ e interrogando i testimoni per ricostruire esattamente quanto accaduto e comprendere la natura del rapporto tra la vittima e il sospettato.

Giampiero Gualandi, ancora in servizio presso il comando di Anzola Emilia, sarà interrogato con l’assistenza di un difensore. Le autorità stanno cercando di chiarire se il colpo di pistola sia stato un tragico incidente o se ci sia stato un movente dietro l’omicidio. Non è ancora chiaro quale fosse la relazione tra Gualandi e Stefani, ma i carabinieri stanno esplorando tutte le possibili piste, inclusa quella di un conflitto personale o professionale.

La notizia ha profondamente colpito la comunità locale, che conosceva bene Sofia Stefani per il suo lavoro come vigilessa. I colleghi della polizia locale e i residenti di Anzola Emilia sono in stato di shock, in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini. Il municipio, situato a pochi passi dal luogo del delitto, è diventato un punto di raccolta per coloro che vogliono esprimere il loro cordoglio e la loro solidarietà alla famiglia della vittima.

La morte di Sofia Stefani rappresenta una tragica perdita e pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulle dinamiche interne al comando della polizia locale di Anzola Emilia. Mentre le indagini proseguono, la comunità spera che venga fatta piena luce su quanto accaduto.

Continua a leggere

Cronache

Inchiesta a Genova, interrogatorio Spinelli: gli intricati legami di potere e le promesse mancate

Pubblicato

del

L’indagine per corruzione che coinvolge importanti figure della politica e dell’economia ligure continua a rivelare dettagli e complicazioni. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Aldo Spinelli, posto ai domiciliari insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha offerto uno spaccato dettagliato delle sue interazioni con le autorità per ottenere favori legati alla proroga trentennale del Terminal Rinfuse.

Spinelli, durante l’interrogatorio guidato dal giudice Paola Faggioni, ha descritto come ha cercato di influenzare le decisioni a suo vantaggio, sottolineando contatti e telefonate con Toti, a cui si rivolgeva per risolvere problemi analogamente a quanto faceva con predecessori come Burlando. L’imprenditore ha ammesso di aver bonificato 40 mila euro al Comitato Toti come riconoscimento per l’interessamento del presidente, anche se sostiene che non ne sia conseguito alcun vantaggio diretto.

La conversazione ha toccato anche la situazione di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a cui Spinelli prometteva un posto di lavoro a Roma da 300 mila euro, illustrando così la rete di promesse e favori che caratterizzano il settore. L’interrogatorio ha anche evidenziato l’accusa verso altri membri influenti dell’autorità portuale, tra cui Rino Canavese, l’unico a votare contro la proroga della concessione, criticato duramente da Spinelli per le sue posizioni.

Le dichiarazioni di Spinelli hanno aperto uno squarcio su una realtà di gestione dei pubblici poteri in cui gli interessi personali e quelli economici sembrano intrecciarsi a discapito della trasparenza e dell’equità. La questione della spiaggia dell’Olmo, che Spinelli sperava di trasformare da libera a privata, è solo un esempio delle molteplici richieste fatte a Toti, tutte rimaste inevasive secondo l’imprenditore.

Questo scenario complesso mostra quanto possano essere intricate le relazioni tra politica, economia e gestione del territorio, soprattutto in contesti dove le risorse economiche si mescolano con le carriere politiche. L’inchiesta, quindi, non solo cerca di fare luce su specifiche accuse di corruzione, ma sottolinea anche la necessità di una maggiore trasparenza e integrità nelle interazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali.

Continua a leggere

Cronache

Richiesta urgente di intervento al Ministro della Giustizia per risolvere le disfunzioni del processo telematico a Nola

Pubblicato

del

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha trasmesso un appello urgente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando gravi disfunzioni nel sistema di processo telematico (PST) utilizzato dai Giudici di Pace nel circondario del Tribunale di Nola. Questa problematica sta impattando negativamente sul regolare svolgimento delle udienze e, di conseguenza, sul diritto di difesa dei cittadini.

La delibera, esecutiva immediata dal 10 maggio, è stata inviata anche a figure chiave nel sistema giudiziario, tra cui il Dirigente CISIA di Napoli, Giovanni Malesci, la Presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, e la Presidente del Tribunale di Nola, Paola Del Giudice. La comunicazione segnala la costante e quotidiana inefficienza del sistema, che sta causando notevoli ritardi nelle procedure giudiziarie e aumentando gli arretrati a causa dei continui rinvii d’ufficio.

Il documento illustra una serie di incidenti, tra cui verbali d’udienza irreperibili o caricati solo parzialmente nel sistema, testimonianze non registrate a causa di problemi di connettività, e documenti misallocati nei fascicoli telematici. Tali disfunzioni contrastano con l’obiettivo della riforma “Cartabia” di accelerare i processi e ridurre gli arretrati, rendendo il sistema attuale un ostacolo piuttosto che un facilitatore.

Il Consiglio ha richiesto la formazione di un tavolo tecnico urgente che coinvolga tutti gli operatori del settore giudiziario per formulare un piano d’intervento. Nel frattempo, ha proposto un provvedimento provvisorio che permetta ai Giudici di Pace di gestire le udienze attraverso la verbalizzazione cartacea, come soluzione temporanea al doppio binario, fino a quando le disfunzioni del sistema PST non saranno risolte.

Questo appello sottolinea la necessità di un’immediata revisione delle infrastrutture informatiche nel settore giustizia, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto