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Politica

Le Regioni vedranno Fitto sul Pnrr, ‘ora collaboriamo’

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Le Regioni non vogliono perdere tempo. Il definanziamento da 16 miliardi del Pnrr, e il conseguente allarme lanciato ieri sul rischio di blocco dei cantieri, hanno messo in stato di agitazione i governatori che già la prossima settimana incontreranno il ministro Raffaele Fitto. A confermarlo è stato lo stesso presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, che si presenterà al vertice con l’articolato e dettagliato documento di 27 pagine redatto ieri a via Parigi. “Noi come Regioni – ha ribadito il governatore del Friuli Venezia Giulia – vogliamo essere collaborativi e costruttivi, dando il nostro apporto per raggiungere gli obiettivi del 2026”. Ma sul tavolo, contemporaneamente, c’è da sciogliere anche il nodo dell’assegno d’inclusione – lo strumento che prenderà il posto del Reddito di Cittadinanza – e della realizzazione della piattaforma per poter garantire a chi ne ha diritto di farne richiesta. Un tema sul quale le Regioni, in un vertice al ministero del Lavoro, hanno chiesto maggior coinvolgimento e chiarezza, proponendo anche di pensare ad una “modalità transitoria” nel caso in cui si dovesse riscontrare una “non funzionalità” della piattaforma.

Sarà dunque una settimana intensa quella che attende non solo i governatori, ma anche i sindaci di tutta Italia, tra i primi a lanciare l’allarme sui tempi di realizzazione della piattaforma per l’assegno di inclusione. A pochi giorni dalle ferie parlamentari l’obiettivo delle Regioni è di ottenere garanzie sui fondi alternativi da utilizzare al posto di quelli inizialmente stanziati dal Pnrr e poi reindirizzati sul progetto Repower, pensato per ottenere energie alternative al gas russo.

Si tratta di 16 miliardi che erano stati messi a disposizione degli enti locali per numerose opere, dai piani urbani integrati a progetti di rigenerazione urbana. All’inizio della prossima settimana si terrà una riunione politica che potrebbe poi essere seguita da una Conferenza dei governatori proprio sul tema del lavoro. Si farà una sorta di punto della situazione prima di incontrare Fitto che, come ribadito più volte, ha già garantito che nessuna opera salterà, ma che sarà piuttosto rifinanziata attraverso altri fondi, come quelli di coesione che oggi hanno avuto il via libera dal Cipes per 32,4 miliardi nel ciclo di programmazione 2021/27.

“Ora – ha detto il ministro – si tratta di definire rapidamente le singole delibere per l’assegnazione delle risorse ad ogni Regione con un chiaro cronoprogramma che ne garantisca la certezza della realizzazione ed il rispetto dei tempi”. La polemica sul definanziamento del Pnrr, però, stenta a placarsi, con l’opposizione che attacca Palazzo Chigi e l’esecutivo che si difende garantendo la prosecuzione delle opere. “Non ci sono progetti a rischio”, ha ribadito da Napoli il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il Pd accusa il governo di “non coinvolgere le Regioni”. “Ecco un vero governo centralista e autoritario che mortifica amministratori locali”, dice la senatrice Tatjana Rojc. Si dice “contrariato” dalla revisione del Pnrr anche il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ospite del Forum della Agenzia di stampa ANSA. Il Piano – sottolinea – “è stato impostato in modo centralistico fin dall’inizio. Quei 16 miliardi che si tagliano è carne viva”. E domani mattina, a Siena, i sindaci della provincia si troveranno sotto il palazzo della Prefettura per manifestare il loro dissenso contro una decisione – affermano – che “rischia di penalizzare ulteriormente i territori e gli enti locali”.

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La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Politica

Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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