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Economia

Ecco tutte le novità in materia di pensioni per il 2019

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In attesa di Quota 100, dal primo gennaio sono in vigore diverse novità in materia previdenziale, dai tagli agli assegni più alti al nuovo meccanismo di ‘raffreddamento’ degli adeguamenti delle pensioni oltre tre volte il minimo. Le nuove regole per l’uscita anticipata con 62 anni di eta’ e 38 di contributi, con una platea potenziale di 315mila lavoratori di cui circa il 40% (123mila) nel pubblico e uno stanziamento di 3,97 miliardi nel 2019 che salgono a circa 8 nel 2020 e 21, saranno introdotte con un decreto legge, previsto a meta’ gennaio, che conterra’ anche il reddito di cittadinanza. Ecco una sintesi delle novita’:

CON LA MANOVRA: – CAMBIA PEREQUAZIONE SU PENSIONI OLTRE TRE VOLTE MINIMO: non torna la perequazione piena all’inflazione ma cambiano lievemente le percentuali di quella in vigore fino a quest’anno. Per gli assegni fino a tre volte il minimo (1.522 lordi al mese) il recupero e’ pieno mentre per quelle superiori sono fissate fasce con recuperi calanti dal 97% al 40% dell’inflazione.

TAGLI DAL 15% AL 40% PER GLI ASSEGNI OLTRE 100.000 euro: per cinque anni i trattamenti superiori a 100.000 euro lordi annui, circa 24mila, sono ridotti del 15% per la parte eccedente i 100.000 fino a 130.000 euro; del 25% per la parte tra i 130.000 euro e i 200.000 euro; per il 30% per la parte eccedente 200.000 euro fino a 350.000 euro; del 35% tra i 350.000 euro e i 500.000 euro e del 40% per la parte eccedente 500.000 euro. Il taglio non scatta sugli importi interamente in regime contributivo.

VECCHIAIA A 67 ANNI: aumenta di cinque mesi il requisito per la pensione di vecchiaia (67 anni) e, in attesa di ‘quota 100′ e del congelamento degli effetti dell’aumento dell’aspettativa di vita, si andra’ in ritiro anticipato solo se si hanno almeno 43 anni e tre mesi di contributi (42 anni e tre mesi le donne).

CON IL DECRETO: – SI BLOCCA ASPETTATIVA VITA ANTICIPATE: arrivera’ quindi subito lo stop e si potra’ andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’eta’, ai quali si aggiungeranno tre mesi di finestra mobile quindi di fatto con 43 anni e un mese di contributi, con un vantaggio di soli due mesi.

PER TRE ANNI PENSIONE CON 62 ANNI E 38 CONTRIBUTI: parte la sperimentazione per tre anni di ‘Quota 100′, che prevede la possibilita’ di uscire in anticipo ma con il divieto di cumulo con l’attivita’ lavorativa fino all’eta’ di vecchiaia. Sono previste finestre trimestrali per i lavoratori privati (prima uscita aprile 2019) e semestrali per i pubblici (prima uscita luglio 2019, ma si discute ancora di ottobre).

PROROGA PER APE SOCIALE E OPZIONE DONNA: il provvedimento allo studio del Governo prevede il proseguimento della misura che consente agli over 63 in difficolta’ di avere un sussidio in attesa dell’eta’ di pensione e di quella che permette l’uscita anticipata alle donne con almeno 35 anni di contributi nate entro il 1959 a fronte del ricalcolo della pensione con il metodo contributivo. Si applica la decorrenza di un anno.

PACE CONTRIBUTIVA: in arrivo anche la possibilita’ per chi e’ interamente nel regime contributivo di riscattare, probabilmente in in massimo 60 rate senza interessi, i periodi “per i quali non sussista obbligo contributivo” (come ad esempio i congedi parentali). La sperimentazione e’ biennale.

SPINTA A ‘STAFFETTA’, MINI-INCENTIVI A CHI ASSUME GIOVANI: si lavora a uno sgravio contributivo, collegato a un apposito fondo di garanzia (che si potrebbe attivare coinvolgendo Cdp).

SCIVOLO DI TRE ANNI CON I FONDI DI SOLIDARIETA’: e si dovrebbe prevedere anche la possibilita’ per i fondi di solidarieta’ bilaterali (di imprese e sindacati) di finanziare, volontariamente, la contribuzione mancante per arrivare a quota 100, con uno scivolo aggiuntivo fino a 3 anni.

RIFORMA GOVERNANCE INPS-INAIL, TORNANO I CDA: nel decreto infine potrebbe trovare spazio la riforma della governance di Inps e Inail, con il ritorno ai cda (4 o 6 esperti piu’ il presidente). Massimo De Felice scade nel 2020, Tito Boeri termina il mandato a febbraio. I due potrebbero decadere a scadenza o automaticamente, con conseguente commissariamento immediato e cambio della guardia nei due enti. In ogni caso si starebbe valutando una proroga per Boeri per gestire l’avvio di ‘Quota 100’ e reddito di cittadinanza.

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Nagel incontrerà soci e istituzioni per ops su Banca Generali

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A una settimana dal cda di Mediobanca che ha approvato l’offerta pubblica di scambio su Banca Generali, nei prossimi giorni – da quanto si apprende – i vertici della banca guidati dall’amministratore delegato Alberto Nagel (foto Imagoecnomica) spiegheranno ad azionisti, istituzioni e dipendenti le ragioni industriali e i dettagli dell’operazione che recide il legame con Generali per dare vita a un polo italiano nella gestione del risparmio. Intanto Mediobanca ha pubblicato il documento informativo relativo ad operazioni di maggiore rilevanza con parte correlata.

Dal documento emerge che il comitato parti correlate, che si è riunito domenica scorsa prima del cda che ha approvato l’offerta, ha espresso parere favorevole sull’interesse della banca al compimento dell’operazione, nonché sulla relativa convenienza e correttezza sostanziale delle relative condizioni. Il sì del comitato composto da quattro consiglieri, è arrivato con l’astensione del presidente Sandro Panizza, che è stato eletto nel board nella lista di Delfin – azionista di Mediobanca con il 19,8% – , votata anche dal gruppo Caltagirone (7,3%).

“Panizza, pur comprendendo le ragioni industriali alla base dell’operazione, ha ritenuto di astenersi in considerazione del ridotto tempo disponibile per l’analisi di un’operazione così trasformativa per la banca, avuto riguardo a talune ipotesi industriali del management poste a base della valutazione e taluni assunti valutativi dell’advisor finanziario”. Così il documento di Mediobanca spiega l’astensione del presidente del comitato parti correlate sull’ops su Banca Generali.

Nel documento sono soprattutto esposti i benefici che, verosimilmente, i vertici della banca spiegheranno negli incontri delle prossime settimane a tutti gli stakeholder. In particolare, “Mediobanca ritiene che l’integrazione con l’Emittente, che darebbe vita ad un leader nel Wealth Management in Italia, sia nell’interesse di tutti gli stakeholders e del sistema finanziario italiano nel suo complesso: – gli azionisti di Banca Generali beneficerebbero di una rilevante possibilità di valorizzazione del proprio investimento, atteso che Mediobanca riconoscerà un corrispettivo superiore al massimo storico delle quotazioni di borsa di Banca Generali con un premio”; “gli azionisti di Mediobanca beneficerebbero di un significativo potenziale di creazione di valore derivante da sinergie di costo, di ricavo e di funding, unitamente ad una migliore diversificazione del rischio e del quality of earnings, oltre che a una maggiore generazione di capitale e conseguente capacità di distribuire dividendi; – i clienti di Banca Generali beneficerebbero del posizionamento distintivo di Mediobanca nel Private & Investment Banking” mentre “i clienti del gruppo Mediobanca beneficerebbero a loro volta della maggiore scala operativa del gruppo integrato, nonché della combinazione delle curve di esperienza e best practices; – i dipendenti dei gruppi di Banca Generali e di Mediobanca beneficerebbero della significativa combinazione di due realtà bancarie costruite secondo gli stessi fondamenti di cultura manageriale”; “i consulenti finanziari entrerebbero a fare parte di un campione nazionale con una posizione di leadership in molti ambiti di operatività, con un brand unico”.

Infine “il sistema finanziario italiano potrebbe contare su un operatore finanziario di alto profilo, leader in segmenti strategici dei servizi finanziari, con un progetto industriale distintivo, prospettive di crescita significative e creazione di valore per tutti gli stakeholders, con beneficio sia per il Gruppo Assicurazioni Generali, che fruirebbe di un partner bancario con accresciuta capacità distributiva e potenziale di crescita, sia per tutti gli azionisti di Banca Generali che riceveranno azioni Assicurazioni Generali qualora aderissero all’Offerta”.

Se Alberto Nagel riuscirà a convincere gli stakeholder e in particolare gli azionisti, chiamati a esprimersi nell’assemblea del 16 giugno, Mediobanca stima che “l’aggregazione tra Emittente e Offerente potrà consentire la piena valorizzazione delle potenzialità di entrambi, con un’elevata capacità di creazione di valore a beneficio degli azionisti, dei clienti, dei dipendenti e di tutti gli stakeholders. In particolare come è stato già indicato quando lunedì è stata comunicato l’ops, “facendo leva sulla maggiore massa critica del gruppo nel medesimo ambito di operatività, si generano significative economie di scala ed una migliorata efficienza operativa, con sinergie di costo lorde stimate a regime per circa 150 milioni”.

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Trump: non rimuoverò Powell prima della scadenza

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Donald Trump ha dichiarato in un’intervista a Nbc che non rimuoverà Jerome Powell (foto in evidenza Imagoeconomica) dalla carica di presidente della Fed prima della scadenza del suo mandato, prevista per maggio 2026, definendo il banchiere centrale una persona “completamente rigida” e ripetendo gli appelli alla Fed ad abbassare i tassi di interesse.

rump ha affermato che Powell non è un suo fan, ma si aspetta che la Fed abbassi i tassi di interesse a un certo punto. “Beh, dovrebbe abbassarli. E a un certo punto lo farà. Preferirebbe di no perché non è un mio fan”, ha detto, sostenendo di non piacere a Powell perché lo ritiene una persona totalmente rigida e incapace. Alla domanda se avrebbe rimosso Powell prima della fine del suo mandato come presidente nel 2026, Trump ha rilasciato la sua smentita più decisa, dicendo: “No, no, no… perché dovrei farlo? Potrò sostituire quella persona tra poco tempo”.

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Sncf sfida Trenitalia e Italo: “Porteremo 10 milioni di nuovi passeggeri sull’alta velocità italiana”

La francese Sncf vuole entrare nel mercato AV italiano con 13 treni al giorno tra Nord e Sud. Investimento da 800 milioni e 300 assunzioni.

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L’operatore francese chiede spazio per 13 treni al giorno tra Nord e Sud. Ma le trattative con Rfi sono complicate: “Binari saturi, serve razionalizzare”

Milano–Roma–Napoli, ma anche Torino–Venezia: sono queste le direttrici su cui Sncf, il colosso ferroviario francese, punta per rompere il duopolio Trenitalia-Italo nell’alta velocità italiana. Dopo i primi contatti nel 2022, il debutto dei treni francesi è atteso per l’estate del 2027, ma le difficoltà non mancano.

In una lunga intervista al Corriere della Sera, Caroline Chabrol (le foto sono di Imagoeconomica), direttrice generale di Sncf Voyages Italia, racconta le ambizioni del gruppo: “Non vogliamo sottrarre clienti alle aziende esistenti. Il nostro obiettivo è intercettare milioni di italiani che oggi non viaggiano in treno”.

Da Milano a Parigi: +10% di passeggeri, nonostante la frana

Sncf è già presente in Italia con il collegamento Milano–Torino–Parigi, interrotto a lungo per una frana e recentemente ripristinato. “Nonostante il viaggio sia passato da 7 a 9 ore, la domanda è rimasta alta. Le prenotazioni estive 2025 sono aumentate del 10%”, spiega Chabrol.

Con tre frequenze giornaliere, si stimano circa 700mila passeggeri all’anno. Proprio questi volumi hanno spinto la società a investire sull’alta velocità nazionale: “Abbiamo ordinato 15 nuovi TGV M a due piani adattati alle infrastrutture italiane”.

CAROLINE CHABROL DIRETTRICE SNCF VOYAGES ITALIA

Trattative difficili con Rfi: “Ci avevano dato due viaggi, poi solo uno”

Sncf ha chiesto 13 frequenze giornaliere a Rfi: 9 tra Torino–Milano–Roma–Napoli, 4 tra Torino e Venezia. Ma, secondo la dirigente, “le trattative sono state frustranti: all’inizio ci avevano dato due viaggi a direttrice, poi sono scesi a uno. Non è sostenibile”.

Sullo sfondo c’è anche un’indagine dell’Antitrust italiano, che sospetta un possibile “abuso di posizione dominante” da parte di Rfi nell’ostacolare l’ingresso di Sncf. La società che gestisce i binari respinge ogni addebito.

Un piano industriale da 800 milioni e 300 nuove assunzioni

Sncf stima 10 milioni di passeggeri all’anno, con una potenziale sottrazione del 30% agli operatori attuali, ma la strategia resta quella di “aumentare lo switch modale”, spingendo chi oggi viaggia in auto, aereo o autobus a passare al treno.

Ogni treno in doppia composizione potrà trasportare 1.300 passeggeri, con tariffe non ancora definite, anche se si smentisce l’intenzione di diventare una low cost: “Guardiamo anche al segmento corporate”, precisa Chabrol.

Il piano prevede 800 milioni di investimento e 300 assunzioni in Italia, tra macchinisti, capitreno, manutentori e addetti operativi.

“Binari saturi, il modello multi-frequenza non regge più”

La sfida non sarà solo con Trenitalia e Italo, ma anche con la capacità della rete ferroviaria. “I binari sono saturi, e questo sta causando ritardi. Il modello di alta frequenza non è più sostenibile. Serve una razionalizzazione dell’offerta”, dice Chabrol.

Sncf pagherà circa 50 milioni di euro l’anno a Rfi per l’uso dell’infrastruttura, ma chiede in cambio condizioni eque per garantire concorrenza. “Portiamo valore a tutto il sistema, anche all’Italia”, conclude.

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