Collegati con noi

Economia

Berlusconi voleva Vivendi per Mediaset, ma ora è sfiducia

Pubblicato

del

Silvio Berlusconi la scelta sul futuro per il ‘suo’ impero televisivo l’aveva fatta una decina di anni fa: vendita della pay tv Mediaset Premium attraverso uno scambio azionario e progressiva fusione di tutto il Biscione con Vivendi, ‘munizioni’ finanziarie per possibili campagne anche insieme ai francesi, forti incassi per i figli che avrebbero potuto creare la loro holding. Poi tutto saltò, con la paura che Bolloré volesse prendersi subito l’intera Mediaset. Vivendi oggi resta socia di Mfe-Mediaset con oltre il 20%, ma la fiducia è davvero poca. Quindi si deve attendere soprattutto il testamento del fondatore per capire gli equilibri di un gruppo che guarda all’Europa, con tempi per l’apertura delle ultime volontà che non appaiono ancora immediati.

Ad aspettare è anche la Borsa, che si è mossa contrastata: Mfe B ha chiuso l’ultima seduta della settimana in calo dell’1,8%, mentre il titolo A ha segnato un rialzo dell’1,7%. Piatta la tedesca Prosieben, della quale il Biscione è ampiamente il primo azionista con quasi il 30% delle quote. E sulla quale ci sono comunque novità. Nel consiglio di sorveglianza della società con sede in Baviera entra infatti Klara Brachtlova, responsabile degli affari esteri di Cme, cioè Ppf. Il gruppo di investimento ceco che fa capo a Renata Kellnerova recentemente è salito dal 10 al 15% della società tedesca sulla quale da tempo ha puntato il Biscione. La nomina sarà effettiva a partire dall’assemblea di fine mese, quando entreranno anche Katharina Behrends, direttore generale di MediaForEurope-Mediaset per la regione tedesca, e Thomas Ingelfinger, apprezzato dall’azionista italiano.

Mfe con un comunicato ha apprezzato l’ingresso della Brachtlova, ritenendo che “abbia il profilo giusto per contribuire positivamente alla futura creazione di valore di ProSiebenSat.1 Media nel migliore interesse di tutti gli azionisti”. Insomma i tedeschi si aprono ai grandi soci stranieri, con il Biscione che in questa fase è vicina a Ppf, volendo che Prosieben si concentri maggiormente sul core business televisivo. La scomparsa di Silvio Berlusconi, ‘politicamente’ ingombrante per la Germania, potrebbe favorire ancora di più le relazioni in terra tedesca, anche se finora il Biscione ha sempre escluso un’Opa sul gruppo con sede in Baviera. In attesa del testamento del fondatore, quasi certamente nelle mani dello ‘storico’ notaio Arrigo Roveda, è anche chiara la scelta di alzare una barriera politica compatta sul gruppo italiano.

Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, definisce Mfe-Mediaset “polo televisivo che tutti ci invidiano”. “Il governo interviene quando ci sono delle notizie vere, non si occupa di ipotesi e chiacchiere, periodi ipotetici dell’irrealtà”, aggiunge il ministro degli Esteri e coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, a proposito di un possibile interesse su Mfe da parte di Vivendi. Che proprio sette anni fa, per ragioni davvero mai chiarite, non divenne il futuro del Biscione, concretizzando quel percorso a lungo trattato da Berlusconi e Bollorè, con la mediazione di Tarak Ben Ammar.

Advertisement

Economia

Giorgetti da Vestager, Ita-Lufthansa ancora in salita

Pubblicato

del

Un’altra fumata grigia. Al termine del faccia a faccia tra Giancarlo Giorgetti e Margrethe Vestager, la Commissione europea non usa nemmeno le formule di facciata che di solito descrivono i colloqui politici. Tanto basta a lasciar intravedere una strada ancora in salita per il placet alle nozze tra Ita e Lufthansa. Il governo, si è limitato a dire il titolare del Tesoro all’uscita da Palazzo Berlaymont, ha “ribadito” la sua posizione all’Ue. E adesso aspetta “il verdetto”, in arrivo entro il 4 luglio. Nel mezzo però ci sono ancora quasi due mesi: l’ultimo pacchetto di impegni su slot e rotte presentato la scorsa settimana, nel giudizio che trapela a Bruxelles, “non è ancora sufficiente”.

Tuttavia, è la sollecitazione, le parti hanno ancora tempo per apportare miglioramenti. Lasciato l’Ecofin, il ministro dell’Economia si è presentato a Palazzo Berlaymont per la seconda volta nel giro di quindici giorni. Sul tavolo, i persistenti timori dell’antitrust che da qualche giorno ha avviato il market test. Il caso è “complesso”. E il negoziato, stando alle indicazioni offerte da alcune fonti vicine al dossier, resta incagliato sui tre fronti più problematici. Davanti al rischio di posizione dominante di Ita e Lufthansa a Milano-Linate, nel giudizio della squadra di Vestager manca ancora una soluzione solida che permetta di far subentrare un vettore capace di stabilirsi come presenza “credibile”.

Le proposte di compromesso messe sul piatto dalla compagnia di Carsten Spohr e dal Mef per aprire alle rivali sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa centrale restano poi da perfezionare. E, allo stesso modo, non convince del tutto l’idea di congelare soltanto in via temporanea – per due anni – l’alleanza tra la compagnia della gru e la newco sorta dalle ceneri di Alitalia sui lunghi collegamenti da Fiumicino con destinazione Stati Uniti e Canada, dove Lufthansa detiene già un’ampia porzione di mercato con la sua joint venture formata con United Airlines e Air Canada. Per capire se sia possibile raggiungere un punto di caduta prima del 4 luglio servirà altro tempo. “E’ sempre complicato, bisogna sempre avere tanta pazienza”, ha osservato Giorgetti. A Bruxelles però l’avvertimento che circola è chiaro: c’è ancora tempo per lavorare. A patto che ci sia “la volontà delle parti”, Lufthansa in testa.

Continua a leggere

Economia

Guerra spinge la Difesa, boom in Borsa e ricavi record

Pubblicato

del

La guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente hanno fatto aumentare la domanda e la spesa per il settore della Difesa nel 2023 ha toccato il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari (+6,8%), quanto il 2,3% del Pil mondiale. L’impatto sui bilanci dei big del comparto e sulle loro quotazioni in Borsa è la diretta conseguenza. Per il 2024 gli analisti dell’Area Studi Mediobanca, hanno previsto un ulteriore incremento dei ricavi (+6%). Nel quadriennio 2019-2023 il rendimento azionario dei big della Difesa è cresciuto del 68,7%, il doppio del +34,8% segnato dall’indice azionario mondiale ed è proseguito nel primo trimestre di quest’anno (+22,8%), un rendimento tre volte superiore al +7,1% dell’indice azionario mondiale, con i gruppi europei (+42,3%) di gran lunga davanti a quelli statunitensi (+8,6%).

Il panorama resta però dominato dai big statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%. Gli Stati Uniti, con 15 player, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale. Lockheed Martin (55 miliardi di ricavi) è la regina del settore ma nella Top 10 entra anche Leonardo (in ottava posizione con 11,5 miliardi) e in 25esima Fincantieri (2 miliardi). L’Italia nel 2023 ha speso nel 2023 “35,5 miliardi di euro per la Difesa, pari a 97 milioni al giorno, con incremento del +5,5% atteso per il 2024”. Nella classifica globale è 12esima (con l’1,5% della spesa mondiale) mentre il 37,5% fa capo agli Stati Uniti (916 miliardi), seguiti da Cina con il 12,1% (296 miliardi), Russia (4,5%), India (3,4%) e Arabia Saudita (3,1%).

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul Pil della spesa: di gran lunga al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%, la Russia è in settima posizione (5,9%), gli Stati Uniti in 22esima (3,4%), la Cina in 69esima (1,7%) e l’Italia in 75esima (1,6%, era 1,4% nel 2013 e 2,8% nel 1963). “Come richiesto dalla Nato nel 2014, l’Italia sta progressivamente innalzando la propria spesa nella difesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del Pil entro il 2028” ricorda la ricerca. La conclusione è che l’industria europea è sostanzialmente subalterna a quella americana per inferiori spese degli Stati membri, frammentazione istituzionale delle politiche di Difesa nazionali e scarsa propensione a cooperare. “Rendere più competitive le imprese comporta un consolidamento industriale e un incremento dei progetti congiunti, i cui vantaggi si misurano in termini di maggiore efficienza ed economia di scala e migliore interoperabilità – concludono gli analisti dell’Area Studi Mediobanca – Investire nella Difesa ha un ritorno non solo in termini di sicurezza, ma anche in termini di resilienza, competitività industriale e di presidio delle verticali tecnologiche.”

Continua a leggere

Economia

Usa, Boeing viola accordo per evitare accuse incidenti 737 Max

Pubblicato

del

Boeing ha violato il patteggiamento che le aveva consentito di evitare un procedimento penale dopo i due incidenti del 737 Max che hanno causato oltre 300 morti: il Dipartimento di Giustizia americano ha detto a una corte federale del Texas che l’azienda aeronautica statunitense non ha effettuato le modifiche necessarie per evitare la violazione delle leggi antifrode, uno dei requisiti del patteggiamento del 2021. Il Dipartimento di Giustizia dovrà ora decidere se presentare accuse o meno. “Il governo ha stabilito che Boeing ha infranto gli obblighi non attuando un programma di compliance per prevenire e individuare violazioni alle leggi anti frode americane”, ha detto il dicastero Usa.

 

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto