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Sabato 6 maggio 2023, le 10 tappe del Coronation Day di Carlo III d’Inghilterra

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Un giorno lungamente atteso, chiamato a suggellare anche formalmente – fra i riti della pompa magna tradizionale e qualche sforzo di snellimento o di apertura più inclusiva a un Paese profondamente mutato nel suo contesto multicolore – la fine di un’epoca nella storia della millenaria monarchia britannica: quella del settantennale regno da record di Elisabetta II. Può essere sintetizzata così la data di sabato 6 maggio 2023, momento d’inizio e clou del Coronation Weekend: una celebrazione spalmata su tre giornate, fino a lunedì 8 compreso, segnata dall’unzione del 74enne re Carlo III, con al fianco la 75enne regina Camilla sua consorte, a 40esimo sovrano d’oltre Manica solennemente incoronato dal 1066 sotto le volte dell’abbazia di Westminster. Una cerimonia al cui centro vi è la liturgia di domani, trasmessa per la prima volta in diretta tv e destinata essere seguita da frotte di fan (e sacche di contestatori) per le strade di Londra; oltre che dai 2.000 dignitari e potenti della Terra invitati fra i banchi dell’abbazia.

Le 10 tappe chiave

  1. * LA PROCESSIONE E L’ARRIVO A WESTMINSTER – Il tragitto da Buckingham Palace, più breve di quello percorso dalla regina Elisabetta nel 1953, scatterà alle 10.40 (le 11.40 in Italia). Carlo e Camilla attraverseranno il vialone imbandierato del Mall, costeggeranno Trafalgar Square, la cittadella governativa di Whitehall e Parliament Square, per raggiungere infine l’ingresso occidentale dell’abbazia.
  2. * IL RICONOSCIMENTO – La liturgia inizierà alla 11 locali (le 12.00 in Italia), officiata secondo il rito della Chiesa nazionale anglicana, sebbene con inediti elementi di coinvolgimento di rappresentanti di altre confessioni cristiane e poi di altre fedi (islam, ebraismo, induismo, buddismo, religione sikh). L’atto del Riconoscimento rievoca l’antica introduzione al popolo, un tempo demandata agli araldi ecclesiastici, della figura del nuovo monarca, con annesso richiamo alla formula del ‘God Save the King’ riecheggiata dai presenti. Non senza la presentazione a Sua Maestà delle insegne regali di casa Windsor, il globo d’oro e i due scettri sormontati da una croce e da una colomba, nonché di altri due scettri a Camilla.
  3. * IL GIURAMENTO DEL RE – Carlo III avrà intanto preso posto sul trono medievale di Sant’Edoardo il Confessore, collocato sulla Pietra del Destino (oggetto storico conteso per secoli dalla Scozia e ora trasferito a Londra solo in prestito da Edimburgo) al centro del Pavimento Cosmati. E qui presterà giuramento come custode delle leggi del Regno e della Chiesa d’Inghilterra, oltre che come “fedele protestante”. Pur con l’aggiunta di una premessa di nuovo conio volta ad assicurare il suo impegno a rispettare e garantire anche tutte le altre fedi professate dai sudditi di oggi.
  4. * L’UNZIONE – A seguire è previsto l’antico rito dell’unzione del sovrano con l’olio santo, a mo’ di consacrazione religiosa del suo ruolo. Olio che l’arcivescovo celebrante, il primate anglicano di Canterbury, Justin Welby, verserà dalla tradizionale Ampulla d’oro del ‘600 su un antico cucchiaio rituale, e poi sulla testa del re.
  5. * L’INVESTITURA – Questa sarà l’incoronazione vera e propria, con la deposizione sulle spalle di Carlo III di un ricco mantello ornamentale, la Supertunica, e quindi sul suo capo della Corona di Sant’Edoardo: gioiello d’oro del peso di due chili tempestato di pietre preziose che in effetti risale al 1661, realizzato per re Carlo II.
  6. * L’INTRONIZZAZIONE – E’ il momento finale della proclamazione, segnato in passato dalla genuflessione e sottomissione dei presenti al monarca. Rito che questa volta sarà tuttavia eseguito soltanto dall’erede al trono William, principe di Galles. Seguirà l’invito dell’arcivescovo di Canterbury a giurare lealtà al re secondo una formula ad hoc: atto riservato un tempo all’aristocrazia e ora esteso – non senza controversie – a tutto il popolo che vorrà “spontaneamente” aderirvi da casa o per strada.
  7. * IL MOMENTO DI GLORIA DELLA REGINA CAMILLA – Concluso il cerimoniale dedicato al sovrano regnante, spetterà alla consorte essere proclamata formalmente regina con un percorso più rapido di unzione, incoronazione e intronizzazione. Camilla indosserà la corona della regina Maria, moglie di Giorgio V.
  8. * LA COMUNIONE – La liturgia prevede pure il suggello sacramentale dell’eucarestia, affidato per la prima volta anche a ecclesiastici-donne.
  9. * IL CORTEO REALE – L’uscita dall’abbazia segnerà l’inizio del corteo dell’incoronazione, con Carlo e Camilla chiamati a salutare la folla dalla vecchia Carrozza d’Oro di Stato (Gold State Coach), costruita nel 1762 e usata per tutte le incoronazioni dal 1831 in avanti. I reali saranno seguiti da una seconda carrozza con a bordo i principi di Galles, William e Catherine, e i loro figli George (inserito pure fra i paggi), Charlotte e Louis. Ad affiancarne l’incedere, 4.000 militari in alta uniforme.
  10. * IL SALUTO ALLA FOLLA DAL BALCONE – Nel primo pomeriggio vi sarà in ultimo il saluto dalla balconata di Buckingham Palace di Carlo e Camilla, con la famiglia dei principi di Galles e altri membri senior della dinastia, fra salve di cannone, parate e sorvolo di aerei della Raf: compresa (maltempo permettendo) la pattuglia acrobatica delle Red Arrows.

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Inchiesta della BBC, Guardia costiera greca accusata di buttare in mare i migranti

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Un’inchiesta della BBC ha portato alla luce accuse gravi contro la guardia costiera greca, responsabile della morte di decine di migranti nel Mediterraneo nel corso degli ultimi tre anni. L’indagine rivela casi scioccanti di migranti deliberatamente gettati in mare, con la conseguente morte di almeno 40 persone.

Secondo il rapporto della BBC, tra il maggio 2020 e il 2023, sono stati documentati 15 incidenti, utilizzando testimonianze, resoconti dei media locali, informazioni da ONG e dalla guardia costiera turca. La BBC ha raccolto prove in quattro di questi casi, confermando le testimonianze di testimoni oculari. Cinque incidenti hanno coinvolto migranti che affermano di essere stati gettati direttamente in mare dalle autorità greche. In altri casi, i migranti hanno raccontato di essere stati caricati su zattere gonfiabili prive di motore, che si sono poi sgonfiate o sono state perforate.

Uno degli episodi più drammatici riportati riguarda nove migranti che sono stati deliberatamente gettati in mare, provocandone la morte. Questi nove individui sono parte di un totale di oltre 40 persone che, secondo il rapporto, sono morte per essere state costrette a lasciare le acque territoriali greche o riportate in mare dopo aver raggiunto le isole greche.

Tra le testimonianze più sconvolgenti raccolte, c’è quella di un uomo camerunese che, dopo essere sbarcato sull’isola di Samos nel 2021, è stato catturato da “poliziotti vestiti di nero” con il volto coperto. L’uomo, assieme ad altri due migranti, è stato trasferito con la forza su una motovedetta della Guardia costiera greca. Dopo essere stato picchiato, l’uomo è stato gettato in mare senza giubbotto di salvataggio. Solo lui è riuscito a raggiungere la riva, mentre i corpi degli altri due migranti, Sidy Keita e Didier Martial Kouamou Nana, sono stati recuperati sulla costa turca.

Il governo greco è stato a lungo accusato di praticare rimpatri forzati verso la Turchia, una pratica illegale secondo il diritto internazionale. Tuttavia, questa inchiesta della BBC è la prima a quantificare gli incidenti che hanno portato alla morte di migranti a causa delle azioni della guardia costiera greca. Interpellata dalla BBC, la guardia costiera greca ha respinto fermamente tutte le accuse di attività illegali.

L’inchiesta della BBC, presentata nel documentario “Dead Calm: Killing in the Med?”, getta luce su una situazione critica e solleva interrogativi urgenti sulla condotta delle autorità greche nel trattare i migranti. Il documentario e le testimonianze raccolte pongono l’accento sulla necessità di un’indagine approfondita e indipendente per garantire il rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali nel trattamento dei migranti.

Questa situazione tragica sottolinea l’importanza di un’azione immediata e coordinata per prevenire ulteriori perdite di vite umane e per assicurare che i responsabili di tali atti siano chiamati a rispondere delle loro azioni.

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Show di Obama e Biden a Hollywood, raccolti 28 milioni

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Hollywood sfila al Peacock Theatre di Los Angeles in sostegno a Joe Biden: da George Clooney a Barbra Streisand passando per Julia Roberts, il parterre è da Oscar. Il presidente affiancato dal suo ex capo Barack Obama e dal comico Jimmy Kimmel sul palco dà spettacolo, fra battute, scherzi ma anche momenti di estrema serietà. L’elefante nella stanza è Donald Trump, la cui vittoria sarebbe un pericolo. “Le istituzioni contano. Guardate al 6 gennaio e a quello che dice ora sul fatto che ci sarà un bagno di sangue se non vincerà: è scandaloso”, ha detto Biden rispondendo al conduttore del popolare Jimmy Kimmel Show della Abc che lo ha stuzzicato con frecciatine sull’ex presidente, descritto come il ‘Giulio Cesare arancione’.

La Corte Suprema “non è mai stata fuori controllo come lo è oggi”: se Trump sarà eletto “probabilmente si troverà a nominare due giudici della Corte Suprema. E l’idea che possa scegliere altre due persone che fanno sventolare la bandiera al contrario è la cosa che fa più paura”, ha aggiunto Biden fra gli applausi riferendosi allo scandalo che ha travolto il giudice dell’alta corte Samuel Alito, che aveva una bandiera americana capovolta, usata dai sostenitori di Trump che hanno assaltato il Capitol sostenendo che le elezioni del 2020 fossero state “rubate”, nel giardino della sua abitazione prima dell’insediamento del presidente. A Kimmel che gli chiedeva se l’America soffrisse di “amnesia” su Trump – “un po’ come una colonscopia che si vuole dimenticare” -, il presidente ha detto ironico: “Ricordatevi la pandemia. Aveva detto di non preoccuparsi, bastava iniettarsi solo un po’ di candeggina”.

“Il potere della Corte Suprema è determinato dalle elezioni. Quello a cui stiamo assistendo oggi è un prodotto del 2016. Speriamo di aver imparato al lezione: le elezioni contano”, ha rincarato la dose Obama, dicendosi “orgoglioso” del lavoro svolto dall’amminsitrazione Biden. L’ex presidente ha poi abilmente schivato la domanda provocatoria di Kimmel su chi, fra le sue figlie Malia e Sasha, sarebbe il presidente migliore. “Michelle ha inculcato loro che sarebbero pazze a scendere in politica”, ha detto Obama fra le risate del pubblico, incassando una pioggia applausi quando ha commentato le parole di Trump che va dicendo di aver fatto di più per gli afroamericani dai tempi di Abraham Lincoln.

“Una cosa che ha fatto è farli sentire ancora meglio per il loro primo presidente afroamericano”, ha spiegato con il sorriso. L’ex presidente sta di recente assumendo un ruolo più attivo nella campagna di Biden. Durante la tappa a Los Angeles oltre alla raccolta fondi ha incontrato degli influencer, figure chiave per far avvicinare i giovani a Biden. “Abbiamo bisogno di voi”, è stato il suo appello. I giovani fra i 18 e i 29 anni hanno consegnato la vittoria a Biden nel 2020. L’entusiasmo però è andato sfumando negli ultimi quattro anni e il vantaggio di 25 punti percentuali che il presidente aveva su Trump fra i giovanissimi si è ridotto a soli 11 punti. Mentre all’interno del teatro Hollywood celebrava Biden, consentendogli di raccogliere 28 milioni di dollari, fuori decine di persone manifestavano per un cessate il fuoco a Gaza, accusando i presenti di avere “le mani sporche di sangue”.

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Campagna nel vivo, Sarkozy duro con i Republicains

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Stop alle trattative e agli strappi: da stasera sono chiuse in Francia le liste dei candidati nelle 577 circoscrizioni per le legislative dl 30 giugno e 7 luglio. Con qualche decisione dell’ultimo momento e l’attesa di scoprire il quadro esatto delle situazione nell’estrema destra, dove sarebbero circa 70 le circoscrizioni in cui destra Républicains ed estrema destra Rassemblement National presenteranno candidati comuni. Grande emozione e polemiche per l’annuncio dell’ottantottenne “cacciatore di nazisti”, Serge Klarsfeld, che nel caso di un duello fra estrema destra ed estrema sinistra, voterà per il partito di Marine Le Pen. E’ saltata nell’ultimo giorno una delle candidature più controverse de La France Insoumise (LFI), il partito di estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon che per evitare scontri frontali nel Nuovo Fronte popolare della gauche sulla sua candidatura a premier nel caso di vittoria ha ribadito che non farà il premier: “Non sarò mai io il problema, sono sempre dalla parte della soluzione”.

In questa direzione va anche la decisione di non candidarsi di Adrien Quatennens, candidato melenchoniano uscente condannato per violenze sulla moglie nel 2022 e per molti “impresentabile”. Ha deciso di gettare la spugna perché non vuole che la sua candidatura “venga utilizzata” contro la nuova coalizione di sinistra. Al suo posto, Lfi presenta un altro candidato, Aurélien Le Coq, ma la femminista Amy Bah, che si era presentata contro Quatennens, non ritira la sua candidatura per il momento. E’ uno dei tanti casi che stridono in un’alleanza che mette insieme personalità e tendenze molto diverse tra loro, dai riformisti liberali come Raphael Glucksmann all’ex presidente François Hollande, fino all’anticapitalista Philippe Poutou, per le sue posizioni filopalestinesi estreme soprannominato “il portavoce di Hamas”.

In queste ore di tensione, continuano ad essere molte le personalità politiche che scendono in campo, pur senza candidarsi come ha fatto Hollande (per il Nuovo Fronte popolare). Oggi è stata la volta dell’ex premier socialista Lionel Jospin, che ha attaccato “l’arroganza” e la “leggerezza di Emmanuel Macron nella scelta di sciogliere il Parlamento, definendo “unica diga” all’estrema destra la coalizione della gauche. Stessa condanna da parte dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, che ha però criticato anche aspramente l’alleanza dei Républicains, il suo partito, con l’estrema destra, un errore strategico destinato – secondo lui – a trasformare il partito di destra in una “appendice” dei lepenisti. “Voterei per il Rn” nel caso di ballottaggio con il Fronte popolare di sinistra, perché il partito di Marine Le Pen “ha fatto la sua mutazione” e “sostiene gli ebrei”, ha detto lo storico difensore della causa dei deportati ebrei di Francia e “cacciatore di nazisti”, Serge Klarsfeld.

Al contrario, l’estrema sinistra “è sotto l’influsso della France Insoumise con ventate antisemite e un violento antisionismo”, insomma un partito “decisamente antisemita”. Già concentrati sulle tradizionali promesse agli elettori, il premier Gabriel Attal, e colui che aspira a prenderne il posto, Jordan Bardella. Se il primo ha assicurato ai francesi una bolletta elettrica più leggera se la maggioranza sarà confermata, il vincitore delle europee ha promesso di cancellare la riforma che rende più difficile l’accesso ai sussidi di disoccupazione. Che l’attuale governo non ha ancora reso operativa.

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