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Il Lecce ottiene 3 punti d’oro per la salvezza battendo l’Udinese

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Tre punti pesanti, che mancavano da ben otto giornate e che avevano portato paura e apprensione. Il Lecce supera 1-0 al Via del Mare l’Udinese grazie ad un rigore di Strefezza nella ripresa (prima ignorato da Marchetti e poi assegnato su richiamo del Var) e si rilancia nella corsa salvezza. Giallorossi al momento a quota 31, con un +5 sul Verona terzultimo. Sul fronte Lecce il tecnico Baroni sceglie Colombo dall’inizio nel tridente offensivo insieme a Strefezza e Di Francesco, e ripropone Oudin come mezzala. In casa Udinese l’allenatore Sottil, oltre agli indisponibili Success e Pafundi, deve rinunciare prima della gara anche a Beto per problemi alla schiena: gioca Nestorovski con Pereyra a supporto. Si parte e subito un rischio per l’Udinese (7′).

Di Francesco intercetta l’appoggio arretrato di Walace, Bijol lo ferma al limite ma non è fallo da ultimo uomo. Giallo per lo sloveno e punizione conseguente che non sortisce effetto. I giallorossi continuano a dettare i ritmi del gioco e al 23′ Oudin sfiora il vantaggio: Strefezza crossa dalla destra: prima deviazione di Colombo, poi quella del francese e sfera che esce di poco. C’è stato un tocco di mano di Bijol, ma il check del Var non ravvisa irregolarità.

Altro rischio per l’Udinese (33′), con un retropassaggio all’indietro di Wallace che costringe Silvestri nell’affannoso anticipo su Colombo, poi Strefezza non trova l’angolo verso la porta. Via alla ripresa con gli stessi 22, e Lecce subito all’attacco. Al 48′ gran pallone dalla trequarti di Blin, con Di Francesco libero di staccare a pochi passi da Silvestri, ma il suo colpo di testa è un passaggio al portiere. Ci riprova un minuto dopo, l’attaccante, trovando la via della rete su assist di Strefezza, ma è evidente la sua posizione di fuorigioco. Poi prima mossa di Baroni: dentro Ceesay, fuori un impalpabile Colombo.

La pressione del Lecce diventa insistente e sono tante le proteste dei giallorossi per un contatto in area tra Gendrey e Udogie (58′), con Marchetti che lascia prima correre, poi richiamato dal Var ritorna sui suoi passi e concede il penalty ai giallorossi. Strefezza è glaciale dal dischetto, Silvestri spiazzato e Lecce in vantaggio. Sottil corre ai ripari e inserisce Thauvin e Arslan per Samardzic e Lovric (63′). Gli ospiti hanno un sussulto d’orgoglio con Ehizibue con una gran conclusione di esterno, ma Falcone è abile a sventare con le gambe. Con le girandole di cambi su entrambi i fronti, l”Udinese cerca la zampata per riequilibrare la gara, il Lecce di difende con ordine e tenta qualche ripartenza. I sette minuti di recupero non cambiano il corso degli eventi. Vince il Lecce di misura e ritrova la vittoria dopo otto turni riprendendo la corsa salvezza.

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Meret vuole restare al Napoli: il portiere pensa solo allo scudetto, rinnovo vicino

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Alex Meret ha una priorità: lo scudetto. Il portiere azzurro, protagonista silenzioso e decisivo della stagione del Napoli, ha chiesto al suo agente Federico Pastorello di mettere in stand-by ogni discorso sul contratto fino al termine della gara contro il Cagliari. Un atto di dedizione totale che fotografa bene lo stile di un ragazzo che ha sempre preferito i fatti alle parole.

Un futuro azzurro mai messo in discussione

Nonostante le sirene di mercato e una trattativa per il rinnovo che dura da dieci mesi, Meret non ha mai pensato di andar via. Né di farlo a parametro zero, anche se i presupposti tecnici ed economici per farlo ci sarebbero. Il Napoli vuole tenerlo, il direttore sportivo Giovanni Manna ha ritoccato più volte l’offerta, c’è l’intesa su tutto: durata (fino al 2027 con opzione per un altro anno), ingaggio (3 milioni annui). Resta solo un dettaglio da limare: un piccolo bonus alla firma, che De Laurentiis per ora ha bloccato.

Un pilastro della squadra di Conte

Antonio Conte vuole la sua conferma. Meret è il numero uno del Napoli e lo resterà, anche se con il ritorno in Champions League ci sarà più turnover tra i pali. Per questo Caprile e Scuffet sono pronti, ma resteranno nell’ombra. In alternativa si valuta anche il nome di Milinkovic-Savic del Torino, ma solo in caso di rottura clamorosa che oggi appare improbabile.

Record, rigori parati e fedeltà

Meret ha già collezionato 15 clean sheet in campionato: uno solo in meno rispetto al suo record personale (16 nella stagione dello scudetto). In più, si è rivelato anche pararigori: ha ipnotizzato Calhanoglu, Thauvin e Gimenez, con solo Bonny capace di superarlo dal dischetto. I numeri parlano per lui. E il suo attaccamento al club è evidente: vive a Lucrino, non ha mai nascosto il desiderio di rimanere.

Una maratona contrattuale vicina all’arrivo

Pastorello e Manna si sono visti più volte, penna in mano, pronti a firmare. Poi rinvii, rallentamenti, dettagli. Una trattativa che ricorda l’estate pre-scudetto, quando Meret sembrava destinato a lasciare il Napoli per fare spazio a Navas, ma alla fine rimase e divenne protagonista assoluto.

Oggi, come allora, la volontà di restare c’è, forte e chiara. E salvo sorprese, sarà ancora il portiere del Napoli.

 

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Conte tiene i nervi saldi: niente feste, concentrazione massima, fiato sospeso per Lobotka

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Il Napoli di Antonio Conte è a un passo dal sogno, ma il tecnico salentino non vuole sentire parlare di scudetto. L’atmosfera nel quartier generale azzurro è stranamente silenziosa. Nessuna festa anticipata, nessuna bandiera al vento: solo lavoro, concentrazione e la solita routine. Conte, che vive nel cuore di Napoli per percepire l’umore della città, si tiene lontano da proclami e illusioni.

L’attesa per Lobotka e il piano Gilmour

Quando dalla clinica arriva la notizia che Lobotka ha solo una distorsione, il tecnico tira un sospiro di sollievo. C’è speranza che possa essere disponibile già per il match contro il Genoa. Nel frattempo, parte il “piano Gilmour”, con lo scozzese pronto a prendersi le chiavi del centrocampo da unico play.

La prudenza come stile di vita

Conte sa cosa vuol dire perdere tutto all’ultimo istante. Ricorda bene quella pioggia di Perugia nel 2000 e da allora le cicatrici delle sconfitte pesano più delle vittorie. Per questo evita ogni parola fuori posto. Niente slogan, niente euforia: solo attenzione ai dettagli. Non è scaramanzia, ma un realismo feroce.

Verso il Genoa senza mai nominare lo scudetto

In campo si lavora sul 4-4-2, con Olivera ancora centrale e la conferma di Raspadori. I 52mila del Maradona sono pronti: biglietti introvabili, clima elettrico, ma Conte è l’ultimo a uscire dal centro tecnico e anche stavolta, con i tifosi accalcati alle transenne, non pronuncia mai la parola scudetto.

Una stagione da sogno, ma vietato distrarsi

«Ricordiamo da dove siamo partiti», ha detto il tecnico, facendo riferimento alla vittoria ai rigori in Coppa Italia contro il Modena. Il cammino è stato lungo e faticoso. I premi? Se ne parlerà a fine stagione. Ora la squadra ha un solo obiettivo: battere il Genoa e vedere cosa fa l’Inter contro il Torino. Il resto, per ora, è solo rumore.

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Inzaghi nella storia: orgoglioso di una super Inter

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Simone Inzaghi scrive un’altra pagina della storia interista: la vittoria contro il Barcellona vale infatti la seconda finale di Champions League da allenatore nerazzurro, come solo Helenio Herrera nella storia del club. Un risultato storico, che il tecnico sottolinea con orgoglio: “Innanzitutto voglio fare i complimenti al Barcellona, abbiamo incontrato una squadra veramente forte. Ci è voluta una super Inter – le sue parole intervistato da Sky Sport -. Poi un plauso a questi ragazzi, hanno messo in campo due prestazioni mostruose altrimenti non si poteva raggiungere la finale. Sono orgoglioso, sono contento di essere il loro allenatore. È giusto che i ragazzi se lo godano davanti a questi tifosi”. Una prestazione da grande squadra, soprattutto nei supplementari, quando l’Inter ha trovato ancora le forze per tornare avanti.

“Ho detto che i cambi ci avrebbero aiutato, di crederci e di limitare una squadra non semplice da limitare. Lautaro, Dumfries, Frattesi non ha fatto la rifinitura, col cuore abbiamo superato l’ostacolo. Abbiamo cercato di giocarcela con le nostre armi e qualità. Dopo il 3-3 dell’andata avevamo chiaro cosa fare in campo, la squadra non è mai stata presuntuosa, la finale è meritata”, ha concluso. Una gara in cui decisivo è stato anche Yann Sommer, premiato come MVP della sfida. “Sono molto felice, la squadra ha fatto una roba incredibile. La parata su Yamal è stata speciale, lui è fortissimo e sono felice che non sia entrata. Questa roba che abbiamo fatto, con Acerbi che va a fare la punta…oggi tante squadre si sarebbero arrese dopo il 3-2. Noi abbiamo creduto fino alla fine, è tutto incredibile”.

E ancora di più lo è per Davide Frattesi, già decisivo nell’andata dei quarti contro il Bayern Monaco. “Vedevo tutto nero, sono stato fortunato a finire la partita. Mi sono stirato all’addome e abbiamo fatto un lavoro incredibile per esserci stasera. È incredibile essere in finale di Champions, non so che dire”.

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