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Politica

Schlein studia assetto Pd, ma è standby con Bonaccini

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Passano le ore e dell’incontro “decisivo” fra Elly Schlein e Stefano Bonaccini non c’è traccia. La segretaria Pd e il presidente dell’Emilia Romagna devono rivedersi a breve per mettere nero su bianco i termini dell’impegno che hanno preso venerdì, nel loro primo faccia a faccia post primarie: il partito deve restare unito. “L’unica maglietta che dobbiamo indossare è quella del Pd”, ribadisce Bonaccini. “Mi rivolgo al lavoro comune da fare con Bonaccini, Cuperlo e De Micheli – ha confermato Schlein – Il mio sforzo è di essere la segretaria di tutto e di tutti, in un’ottica di grande inclusività. Non abbiamo bisogno di un Pd che segue la strada delle divisioni interne”. Epperò, il passaggio dalle parole ai fatti appare farraginoso. Entro domenica, giorno dell’assemblea, si dovrà definire almeno una casella chiave per gli assetti del partito, quella del presidente. Fra i sostenitori di Bonaccini molti pensano che quel ruolo spetti a lui. Nella squadra di Schlein, però, non mancano i dubbi. Quello del presidente – è il ragionamento che fanno alcuni parlamentari vicini alla segretaria – è un ruolo di garanzia che lascerebbe libero Bonaccini di fare il controcanto; meglio sarebbe se entrasse in segreteria, magari col ruolo di vice. “Se lo vorrà io sarò pronto a darle una mano”, ripete Bonaccini, che sottolinea un dato: “E’ pur vero che ho perso, ma ho raccolto quasi la metà degli elettori e oltre il 50% degli iscritti, con 4 candidati”. Nella fase del surplace, un deputato vicino a Schlein dice che la prima mossa spetta all’area di Bonaccini: “Devono mettersi d’accordo fra loro e decidere”.

Dall’altra parte la narrazione è opposta: “Ci facciano sapere qual è la proposta”. Insomma, tattica e reciproci depistaggi. Tanto che qualcuno butta là l’ipotesi di un passo di Schlein che sparigli: la proposta di un nome per la presidenza a cui per peso e trascorsi sia difficile dire di “no”. Nel complesso, comunque, l’aspettativa è quella di un accordo: “Anche per i trascorsi – ha detto la deputata Chiara Gribaudo, vicina a Schlein – il dialogo fra loro non sarà difficile”. L’assemblea voterà anche il tesoriere: fra le ipotesi che circolano, c’è quella di una conferma di Walter Verini, che al congresso ha appoggiato Cuperlo. La segretaria ha intanto incassato un “ok” con riserva dagli ex Ppi, riuniti dal presidente Pierluigi Castagnetti: “Ferma restante la riconosciuta pluralità delle opzioni politiche dell’elettorato cattolico – è scritto nel documento – si esprime l’auspicio che, a quanti tra di loro scelgono quella riformista rappresentata dal Partito Democratico” venga confermato “un reale pluralismo culturale e politico”. Mentre tesse il partito, Schlein compie i primi passi da segretaria Pd. Per l’8 marzo, insieme alla senatrice Cecilia D’Elia e alla consigliera regionale Marta Bonafoni, ha incontrato le lavoratrici della grande distribuzione organizzata, in un centro commerciale di Roma.

“Bisogna fare una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata – ha detto Schlein – bisogna assicurare un salario minimo, contrastare queste forme di part time involontario che molto spesso rendono ricattabili per un’ora in più di lavoro”. Non è invece ancora tempo di pensare alle alleanze: “Non è questa la nostra priorità – ha detto a SkyTg24 – Avremo delle amministrative, ne discuteremo sui territori, ma la prossima sfida è quella delle europee, è la vera sfida, perché intendiamo porre un serio problema alla maggioranza”. Intanto, gli iscritti crescono: il tesseramento al Pd è stato riaperto domenica. “Già abbiamo avuto 5 mila adesioni in questi primi giorni, sta andando molto bene, vediamo un clima diverso”, ha detto. Fra loro a breve ci sarà il segretario di Articolo Uno, Roberto Speranza. Mentre Pier Luigi Bersani, per adesso, si limita a guardare “positivamente i primi passi” ma, assicura, “se continua l’apertura ci sarò anche io”. Articolo Uno non aperto il tesseramento per il 2023: venerdì si riunirà la direzione del partito, per dare il via alla fase finale di ingresso nel Pd.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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