Solo il 31% delle imprese manifatturiere in Italia prevede di investire nel triennio 2022-24 nella duplice transizione digitale e green mentre il 35% non investirà proprio in questi due settori. Ma se investire solo nelle tecnologie digitali aumenta in media la produttività del 12%, investire solo nel green frena l’aumento medio di produttività all’8%. Una “maggiore spinta” arriva invece dalla “duplice transizione”: quando le imprese investono sia in tecnologie digitali sia green il guadagno di produttività sale al 14%. Se poi al duplice investimento si aggiunge il “booster” del capitale umano, cioè la formazione dei lavoratori, il guadagno di produttività sale al 17%.
È quanto emerge dall’analisi ‘La transizione ecologica nel sistema delle imprese italiane’ presentata da Alessandro Rinaldi, direttore studi e statistiche del Centro studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, agli Stati generali della transizione organizzati dall’associazione Tes (Transizione ecologica solidale). Quanto alle assunzioni green, è stato stimato che il fabbisogno futuro di competenze, da qui al 2026, sarà di circa 2,5 milioni di lavoratori. Secondo la ricerca, negli investimenti sono in ritardo le piccole imprese rispetto alle medio-grandi (il 22% contro il 59%) e il Mezzogiorno supera il Centro-Nord (36% contro 29%). Il 12% delle imprese “investirà solo nelle tecnologie digitali, mentre il 22% investirà solo nel green”. Il 21% delle imprese ha deciso di investire nel green nel triennio 2022-2024 per contrastare l’aumento dei prezzi di prodotti energetici/materie prime ma non per aumentare la competitività. E il 21%, spiega l’analisi, si compone di un 9% di imprese che investe anche per aumentare la propria competitività (qualità prodotti, ecc.) e un 12% senza motivazioni di competitività. Un 3% invece investe nel green solo per aumentare la propria competitività.
Un terzo delle imprese vede nella mancanza di risorse finanziarie e nei costi una barriera agli investimenti. Nel Mezzogiorno, il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) gioca un ruolo più determinante nell’agevolare la duplice transizione, spiega l’indagine Tagliacarne-Unioncamere. Per le imprese che vogliono assumere personale con competenze green alte “aumenta la difficoltà di reperimento da un anno all’altro”: dal 30% nel 2018 al 40% del 2021. Attorno a queste sfide, ha detto il senatore Michele Fina, presidente onorario di Tes, “c’è l’idea che si può produrre nuovo lavoro, a patto che la transizione del sistema economico sia governata, va capito come non lasciare nessuno indietro. Non ci convince la politica del rinvio”.
Il tema della transizione va affrontato “con equilibrio, vanno coniugati più fattori compresi i percorsi di vita e i processi produttivi” ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto rilevando che “dobbiamo stare attenti a porre vincoli di legge tali da danneggiare il sistema produttivo, sociale ed economico”, come per l’auto o per l’efficientamento energetico degli edifici. “La transizione ecologica è una questione che riguarda tutta la società, la sua organizzazione nel suo profondo, sia la dimensione sociale, che quella economica e politica e questo implica cambiamenti in tutti gli ambiti, persino in quelli istituzionali”, ha detto il deputato del Pd e già ministro del Lavoro e dell’Ambiente, Andrea Orlando.