Neanche l’illusione di essere l’altro vero protagonista del vertice dei Paesi Sco e’ stata concessa da Xi Jinping, l’Imperatore rosso, al suo partner “senza limiti”, Vladimir Putin. L’incontro di Samarcanda, in Uzbekistan, il primo faccia a faccia tra i due leader dall’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, e’ stato confermato ufficialmente dai cinesi appena un’ora prima della stretta di mano ad uso dei flash dei fotografi e delle telecamere. Nelle prime battute dell’incontro, a porte aperte, Xi ha incassato tutto quello che voleva da Putin, zar apparso in tono minore: gli attacchi agli Usa e all’Occidente (per “le forme assolutamente orribili” di un mondo unipolare); la condanna delle provocazioni degli Stati Uniti su Taiwan; la comprensione delle “preoccupazioni” della Cina sulla crisi in Ucraina. Al punto che Xi e’ sembrato indossare i panni del padre che ascolta silenzioso il figlio che ha sbagliato ancora una volta. Le cose lette da Putin sono state frasi quasi identiche a quelle pronunciate a Monaco di Baviera nel 2007, diventate il suo manifesto di attacco all’Occidente. Mentre il presidente cinese ha risollevato il morale dello zar citando ancora i rapporti tra “grandi potenze”. “Non c’e’ dubbio che Putin sia ormai diventato lo junior partner della relazione”, ha notato Fred Kempe, a capo dell’Atlantic Council, convinto che Xi non abbia alcuna voglia e interesse a farsi coinvolgere attivamente nella disastrosa guerra contro l’Ucraina, puntando pero’ sulla sponda russa per il riassetto dell’ordine mondiale. I piani di Xi per la missione in Asia centrale, tra Kazakhstan e Uzbekistan, si sono profilati subito molto chiari, a coronamento della ripresa della sua attivita’ diplomatica internazionale dopo oltre due anni di isolamento volontario per la pandemia del Covid-19 e, soprattutto, dopo aver sistemato le questioni interne, avviandosi a ricevere un inedito terzo mandato alla guida del Partito comunista in occasione del XX Congresso che si aprira’ il 16 ottobre a Pechino. Il leader cinese ha trovato un’accoglienza imperiale nella tappa di mercoledi’ in Kazakhstan, ricevendo anche la massima onorificenza dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, al quale ha assicurato il pieno sostegno per “salvaguardare la stabilita’, lo sviluppo, l’integrita’ e l’indipendenza” del Paese, opponendosi “con forza” alle interferenze negli affari interni. Tutti pilastri del suo messaggio di cambiamento degli equilibri di potere tra Cina e Russia, con Xi piu’ desideroso di disciplinare pubblicamente Putin non sull’Ucraina bensi’ sull’Asia centrale, sfilando le ex repubbliche sovietiche dall’influenza di Mosca. Il copione, infatti, si e’ ripetuto in Uzbekistan: Xi e’ stato accolto mercoledi’ sera personalmente dal presidente Shavkat Mirziyoyev, mentre oggi a Putin e’ toccato il premier uzbeko Abdulla Aripov. Quasi contestualmente al suo arrivo, Mirziyoyev e Xi hanno siglato una quindicina di accordi e memorandum del valore complessivo di 15 miliardi di dollari. Mentre dopo 20 anni di duri negoziati, sembra in dirittura d’arrivo l’intesa ferroviaria Cina-Kirghizistan-Uzbekistan che aprira’ un passaggio interno dell’Eurasia meridionale e facilitera’ l’ulteriore cooperazione della Belt and Road (la nuova Via della Seta) con l’Asia centrale. Altro segno del cambiamento dei tempi: Putin, noto per i suoi ritardi in occasione degli incontri bilaterali, ha dovuto attendere per un po’ in piedi l’arrivo di Sadyr Japarov, presidente del Kyrgyzstan.