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Meloni: se FdI vince, il Colle non può non indicarmi premier

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“Se vincesse il centrodestra e ci fosse l’affermazione di Fdi non ho ragione di credere che Mattarella possa assumere una scelta diversa rispetto alla mia indicazione” a premier. Giorgia Meloni mostra di non avere dubbi e, dal palco della kermesse di Affari Italiani, ribadisce la convinzione che sia ora di chiudere ai governi guidati dai tecnici. “L’anomalia non sarei io, ma lo e’ stata Monti”, dice rilanciando anche la riforma del presidenzialismo sulla quale promette di essere disponibile a “discutere con tutti”. E’ dunque “pronta” a guidare l’Italia, assicura, pur nella consapevolezza che sia un compito da “far tremare i polsi”. E da non farla riuscire “a dormire”, racconta. Liberare le “energie”, puntare sul “merito” – sostiene – e’ il suo obiettivo. Invece, e’ il suo ragionamento, il centrosinistra e’ sensibile al richiamo delle “amicizie”. E non solo. Diventa “difficile – e’ la tesi della leader di Fratelli d’Italia – parlare di contenuti: si inventano di tutto per screditarci, mistificare e gettare fango. L’unico argomento della sinistra e’ dire che Meloni e’ un mostro. Ma mi rendo conto che e’ un fatto di disperazione”. Letta, attacca, e’ “disposto a camminare sulle macerie pur di governare” e non teme di “screditare l’Italia”. Cosi’ come ha fatto, ribadisce, il ministro degli Esteri e leader di Impegno civico Luigi Di Maio, sostenendo che nel caso di vittoria del centrodestra in Italia si scatenerebbe “una guerra economica” e accusando la coalizione avversaria di essere “sfasciaconti”. Mai, rimarca il concetto, “mai avrei parlato male sulla stampa straniera della mia nazione, ne posso parlare malissimo ma lo faccio a casa mia”. Prima di salire sul palco a Ceglie Messapica Meloni gia’ aveva risposto alle parole di Di Maio: “Credo che un ministro pagato dai cittadini per screditare e rendere debole la propria nazione agli occhi degli Stati esteri, soprattutto in una fase delicata come questa, sia semplicemente indegno. Il tutto – aggiunge Meloni – solo per attaccare e diffondere menzogne contro i suoi avversari politici”. La reazione arriva all’indomani della sua intervista a Reuters in cui la leader di FdI e possibile candidata alla Presidenza del Consiglio aveva lanciato messaggi molto rassicuranti a Bruxelles proprio sul punto della responsabilita’, garantendo massima serieta’ nella tutela dei conti pubblici di un suo ipotetico governo. Tema cruciale, su cui verte appunto la critica del titolare della Farnesina. Anche Silvio Berlusconi attacca la sinistra sul tema dell’economia, in particolare sul fisco: “Questi signori sono al di la’ del bene e del male: entrare in campagna elettorale annunciando una patrimoniale e’ esattamente il contrario di quello di cui ha bisogno l’Italia”. Matteo Salvini – con cui il leader di impegno Civico si dice di nuovo pronto al confronto diretto, dopo il meme di sfida lanciato sui social tra un Di Maio-Rocky e un Salvini Ivan-Drago – invece, preferisce usare i toni dell’ironia sul web per criticare il Pd: prendendo in giro i manifesti in rosso e nero dei dem, su twitter, posta un facsimile del manifesto lanciato da Letta, diviso stavolta tra la scritta ‘Torno in Francia’ su sfondo nero, e accanto la frase ‘Resto in Italia’. Su un altro tema chiave, come il caro energia, Meloni mostra di avere le idee chiare: “Propongo una cosa per cui non serve lo scostamento. Parametriamo le bollette di quest’anno su quelle dell’anno scorso e tagliamo tutti gli oneri allo Stato. Lo Stato non ci puo’ guadagnare sul caro bollette. Pronta ad approvarla lunedi’: puo’ tagliare il costo delle bollette del 30%”, scandisce nel corso dell’intervista.

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San Giacomo Vercellese, nove liste per meno di trecento abitanti: un paradosso vergognoso

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San Giacomo Vercellese, minuscolo paese piemontese incastonato tra le risaie della provincia di Vercelli, finirà suo malgrado sotto i riflettori nazionali. Il motivo? Alle prossime elezioni del 25 e 26 maggio, si presenteranno addirittura nove liste per scegliere il nuovo sindaco, nonostante i residenti siano meno di trecento.

Un numero che sfida ogni logica democratica e che solleva più di una perplessità sulla serietà e sulla trasparenza del voto in piccoli centri come questo.

Dopo la scomparsa del sindaco Massimo Camandona, morto a febbraio e ricordato come un amministratore radicato nel territorio, si sarebbero potute immaginare elezioni sobrie, nel rispetto della comunità. Invece, alla fine della fase di presentazione delle liste, si sono contati candidati provenienti da Napoli, Roma, Siracusa e Salerno.

Solo due liste fanno riferimento ad esponenti locali, già attivi nell’attuale Consiglio comunale. Tutte le altre sette sono spuntate in extremis, registrate da persone senza alcun legame con il territorio.

La presenza di un numero così spropositato di liste in un comune minuscolo non è un segnale di vitalità democratica, ma l’ennesima prova di come meccanismi elettorali poco vigilati possano essere strumentalizzati.

Dietro queste candidature improvvisate spesso si celano interessi diversi: tentativi di ottenere visibilità, raccolta firme utile per future candidature, o peggio, accesso a rimborsi elettorali.

È un fenomeno che mortifica i cittadini di San Giacomo Vercellese, riducendo la politica a un teatrino grottesco e offendendo chi, invece, si batte quotidianamente per rappresentare davvero il proprio territorio.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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