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Salta candidatura della deputata uscente Teresa Manzo (M5s) di Castellammare, è accusata di ‘anomalie’ nel voto

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Ha ottenuto alle parlamentarie 708 preferenze, la piu’ votata della provincia di Napoli, e si e’ subito detta “pronta a portare avanti tutte le battaglie in cui ci riconosciamo”. Cosa che pero’ non potra’ fare, almeno da uno scranno del Parlamento, la deputata M5s Teresa Manzo, inciampata in un esposto, inviato ai vertici politici del movimento, nel quale un attivista la accusa di aver votato alle parlamentarie in prima persona “per conto” di terzi utilizzando le loro credenziali per accedere alla piattaforma Sky Vote, con un computer all’interno della sede del Movimento 5 Stelle di Castellammare di Stabia. Teresa Manzo non figura infatti tra i candidati del Movimento 5 stelle in Campania, mentre era inizialmente data al secondo posto del listino plurinominale per la Camera, subito dopo l’ex ministro Costa. La deputata respinge le accuse e ha definito “non dimostrabile” la veridicita’ di un audio allegato all’esposto in cui un uomo descritto come ex attivista M5S e “cliente del Caf” di cui Manzo e’ responsabile confermerebbe a un altro interlocutore le anomale “metodologie di voto”.

Che cosa risponde la diretta interessata? Lo fa con un post su Fb che riportiamo integralmente.

“Oggi è accaduta una cosa che mai avrei immaginato di subire dal mio Movimento 5 Stelle: nonostante abbia vinto le parlamentarie grazie al voto di 708 iscritti, sono stata esclusa dalla lista dei candidati per le elezioni politiche del 25 settembre prossimo.
Prendo atto di una decisione unilaterale di cui nessuno, a quanto pare, vuole assumersi la responsabilità.
Mi è stato impedito finanche un confronto serio sulle accuse che mi sono state mosse a poche ore dalla consegna delle liste. Nessun contraddittorio, nessuna possibile spiegazione da parte mia.
Se mi chiedete con quale accusa sono stata estromessa, io fatico ancora a crederci: mi contestano presunte irregolarità in occasione delle parlamentarie.
Fatto sta che in un Paese civile, in un movimento democratico, le accuse, soprattutto di una certa gravità, devono essere provate per avere peso.
Ne prendo atto, come detto.
Ma nessuno può cancellare i miei 10 anni di attivismo e i 4 da parlamentare con i 5 Stelle. Una esperienza fantastica, di cui non rinnego niente, che mi ha dato tantissime soddisfazioni. Un’esperienza che ho voluto al fianco soprattutto dei meno tutelati.
Un’esperienza all’insegna dei valori e delle politiche del Movimento 5 Stelle.
Per questo, sono già in attesa di conoscere il parere dei miei legali per salvaguardare la mia persona, fortemente penalizzata anche per la professione che svolgo.
Nel frattempo, voglio ringraziare i tantissimi che in queste ore mi stanno riempiendo di messaggi di solidarietà.
Chi ha avuto modo di conoscermi sa che persona sono, come ho inteso la politica, la trasparenza che mi ha sempre caratterizzato.
La vita va avanti. E io continuo a percorrerla con la forza di poter guardare tutti negli occhi, fiera di ciò che sono”.

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Omicidio Cerciello, difensore carabiniere: assoluzione ristabilisce giustizia

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È stato “un percorso straordinariamente sofferto dove il maresciallo Manganaro è rimasto solo durante questi lunghi 5 anni. E questa assoluzione della Corte d’Appello perché il fatto non costituisce reato ristabilisce giustizia nei confronti di un militare che per 25 anni con onore ha servito l’Arma, continua a servirla e che in quell’occasione del luglio del 2019 ha protetto l’incolumità del fermato ed è stato sottoposto nei mesi e negli anni successivi non solo a una gogna mediatica ma anche all’isolamento e all’abbandono da parte delle istituzioni”. Lo dice a LaPresse l’avvocato Roberto De Vita, difensore del carabiniere Fabio Manganaro, a processo per aver bendato dopo il fermo Gabriel Natale Hjorth, uno dei due americani arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. “Questa sentenza, sia nel dispositivo e poi nelle motivazioni, dovrà essere letta attentamente dall’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dall’ex comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri i quali all’indomani del fatto condannarono senza processo Fabio Manganaro”, conclude.

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Trovati e sequestrati dieci telefonini nel carcere di Avellino

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Nella casa Circondariale di Avellino, durante un ordinario giro di controllo, sono stati trovati 10 cellulari smartphone con caricabatterie. I telefonini sono stati scoperti in due sacchetti di plastica che si trovavano nell’intercinta, lo spazio che separa le aree detentive dal muro di cinta. Secondo gli agenti l’obiettivo era lanciarli all’interno del muro di cinta, in corrispondenza con il campo sportivo, dove è stata trovata anche una corda ricavata da lenzuola verosimilmente destinata ad essere usata per il recupero della merce. “È sempre più impellente che l’ amministrazione penitenziaria doti la polizia Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati con schermature degli istituti per contrastare il fenomeno dell’ingresso dei telefonini in carcere”, ripetono Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, dell’ Uspp.

“Si tratta di un fenomeno particolarmente rischioso e pericoloso – sottolineano – soprattutto se a farne uso sono i detenuti con reati di associazione mafiosa dati i probabili contatti esterni con la criminalità organizzata”. L’Uspp chiede anche “adeguate strumentazioni per fronteggiare la minaccia sempre più attuale e diffusa dei droni che sorvolano illecitamente sugli istituti di pena per trasportare oggetti pericolosi per la sicurezza interna ed esterna, come é avvenuto nel passato. Grazie agli sforzi profusi dalla polizia Penitenziaria impiegata in turni massacranti e con scarse risorse, – concludono i sindacalisti – si riescono comunque ma a fatica, ad arginare i tentativi fraudolenti, con continui rinvenimenti di telefonini e droga ed inevitabili gravi ripercussioni sull’ordine e la sicurezza, dato tra l’altro, come sopra evidenziato l’elevato rischio di contaminazioni con l’esterno”.

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Lite tra ragazzi a Casoria, 16enne esplode colpi a salve

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– Lite tra giovanissimi ed esplosione di colpi a salve, la notte scorsa a Casoria, in provincia di Napoli: coinvolto anche un 16enne armato. Sono stati alcuni cittadini, verso le 22, a segnalare al 112 l’esplosione di colpi d’arma da fuoco provenire da via Achille del Giudice all’altezza del civico 72. Sul posto sono arrivati in pochissimi minuti i carabinieri della sezione radiomobile della locale compagnia che erano in zona e hanno ricostruito a vicenda. Poco prima, per motivi ancora non chiari ma verosimilmente legati a sguardi mal tollerati, due gruppi di giovanissimi stavano litigando. La discussione è stata però interrotta dal rumore di tre colpi d’arma da fuoco con il successivo fuggi fuggi generale. Durante il sopralluogo i militari hanno trovato e sequestrato tre bossoli a salve. Hanno, quindi, iniziato la ricerca di chi aveva esploso quei colpi. Nascosto tra le auto in sosta un 16enne: impugnava una pistola replica a salve priva del tappo rosso; nelle tasche del ragazzino anche qualche dose di marijuana. Per il minorenne, prima di essere affidato ai genitori, è scattata una denuncia per minaccia aggravata e porto di armi. Il 16enne è stato segnalato anche alla prefettura perché assuntore di droga.

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