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Il solito Icardi salva Inter e Spalletti, con un bel ‘cucchiaio’ manda ko Udinese

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E’ il solito Icardi a tirare fuori l’Inter dalle sabbie mobili in cui stava sprofondando, con un ‘cucchiaio’ su rigore in stile Totti che manda ko l’Udinese. Un colpo da campione, quello che serviva alla squadra di Spalletti per mettersi alle spalle l’eliminazione in Champions e ripartire in campionato, regalando il primo successo al neo ad Marotta all’esordio. Un colpo da capitano, perche’ anche contro i friulani la partita sembrava essersi messa su binari negativi. Icardi versione goleador e trascinatore, con il nono gol in campionato che regala tre punti fondamentali per fermare l’emorragia dell’ultimo periodo. La reazione che ci si aspettava e’ arrivata in parte. L’Inter, davanti ai 57mila di San Siro, fatica, gioca ma senza cattiveria perche’ la ‘garra’, la grinta sudamericana diventata il simbolo di questa squadra, e’ andata persa: ritmi blandi, errori e un senso generale di sterilita’ in certi momenti allarmante, nonostante davanti ci fosse una Udinese capace solo a difendersi. La prima occasione arriva da corner, con un colpo di testa a lato di poco. Le migliori cose si vedono sulla fascia destra, dove l’asse Vrsaljko-Politano funziona, cosi’ come Joao Mario si rivela il piu’ utile in mediana. Da un tacco del terzino croato il portoghese sembra poter avere la palla giusta, il suo passaggio arretrato pero’ non trova maglie nerazzurre in area. Dall’altro lato Asamoah vuole riscattare l’errore con il PSV e ci prova con un tiro-cross dopo un’azione personale, ma Musso si salva coi piedi sulla deviazione di un compagno. Ci provano anche Keita e Icardi, senza fortuna. Continua a mancare molto a questa Inter, a partire dalla tranquillita’. Lo si vede a inizio ripresa, quando i nerazzurri si agitano e perdono le distanze, lasciando all’Udinese praterie in contropiede: Mandragora e ter Avest sprecano le occasioni per sbloccare. Spalletti ribalta il momento negativo giocandosi la carta Lautaro Martinez. Con l’argentino in campo l’Inter torna a spingere, colleziona calci d’angolo, ma la pericolosita’ passa sempre da Mauro Icardi, che al 21′ pero’ tradisce, sprecando di testa da dentro l’area piccola. Il riscatto non tarda ad arrivare: su corner Fofana devia il pallone con la mano in area, Abisso non vede, ma viene richiamato al Var e concede il rigore. Dal dischetto va cosi’ Icardi, che si inventa il cucchiaio decisivo, con la sfrontatezza dei campioni sfidando il momento piu’ nero che azzurro con una magia da trascinatore. Le lacrime post-Champions del capitano e della moglie Wanda Nara si trasformano in baci e abbracci con anche le figlie al fischio finale, mentre in tribuna Marotta festeggiava con il presidente Zhang. Tre punti pesantissimi, che valgono il ritorno al successo dopo quattro partite ma soprattutto regalano una bella boccata di ossigeno a Luciano Spalletti. Il tecnico, dopo le critiche, azzecca i cambi e riparte: un anno fa la sconfitta con l’Udinese a meta’ dicembre apri’ la crisi, ora la speranza e’ che la vittoria contro i friuliani possa chiuderla definitivamente.

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Conte carica il Napoli: “Conta solo vincere”. La città sogna lo scudetto

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Nervi saldi, concentrazione feroce e un solo obiettivo: vincere. Antonio Conte ha scolpito il suo spirito nella pelle della squadra azzurra, che si prepara a vivere contro il Genoa un altro snodo cruciale nella corsa scudetto. Mancano tre partite, e il traguardo è a un passo: ma Conte, da sempre allergico al motto “l’importante è partecipare”, sa bene che tutto si decide alla fine. E avverte: «So il male che fa perdere all’ultima giornata».

Il tecnico salentino non dimentica le sue ferite – dal “fatal Perugia” con la Juventus, al ko di Pasadena con l’Italia – e pretende il massimo da se stesso e dai suoi uomini. Lo ha dimostrato anche nella trasferta di Lecce: non la partita più bella, ma la più contiana possibile. Con la difesa blindata (386 minuti senza subire gol), Rrahmani e Di Lorenzo a murare ogni tentativo, e la squadra tutta a resistere, sacrificarsi, esultare per un rinvio, sospirare a ogni pallone liberato. È la sua idea di calcio: cinismo, essenzialità, efficacia.

Una squadra a sua immagine

Il Napoli di oggi è il riflesso di Conte: pratico, affamato, ostinato. Anche senza Neres, il talento più creativo, la squadra ha mostrato identità e spirito. Una vittoria come quella del Via del Mare non era scontata: è diventata la fotografia del contismo più puro. E ora si entra nel rettilineo finale: Genoa, poi le ultime due tappe per scrivere la storia.

Conte è già proiettato alla sfida coi liguri. Ha concesso due giorni di riposo ai calciatori, ma lui non si ferma mai. Ha trascorso la giornata chiedendo aggiornamenti sulle condizioni di Lobotka, fondamentale nella sua architettura tattica, e studiando dettagli. Perché il suo decimo scudetto – e il secondo del Napoli consecutivo – lo vuole a ogni costo. Anche con tre 1-0, se necessario.

In arrivo il vertice con De Laurentiis

Intanto, Aurelio De Laurentiis sta per rientrare in Italia. La sua agenda prevede incontri istituzionali per il nuovo centro sportivo (a Qualiano), per lo stadio (con il Comune di Napoli), e per la festa scudetto (con la Prefettura). Ma soprattutto è pronto al faccia a faccia con Conte, per pianificare il futuro.

Il rapporto tra i due è solido. De Laurentiis lo ha blindato con un triennale, accontentandolo in tutto: staff tecnico completo, carta bianca sul mercato, gestione totale del gruppo. Ora Conte chiede un altro passo: otto acquisti di livello, tre attaccanti tra questi, e la garanzia che si continuerà a investire. In cambio, la promessa di continuare a costruire un Napoli competitivo e affamato.

Napoli, Conte e la città: un’alchimia vincente

Conte a Napoli si sente a casa. La città lo ha accolto con calore, e lui ne ha ricambiato l’amore con lavoro, rigore e risultati. «Non saprei nascondermi», ha detto. E non ne ha mai avuto l’intenzione. Ha sovrapposto il suo vissuto ai sogni di un popolo che si prepara a vivere una nuova festa, magari con il bus scoperto, come vuole la tradizione.

L’uomo che vive per vincere adesso è a un passo dalla gloria. E Napoli, con lui, si prepara a riscrivere un’altra pagina indelebile della sua storia.

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Juve solo pari a Bologna, manca lo scatto Champions

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Il Dall’Ara resiste e non cade. Ma resiste e non cade anche il tabù Juventus. L’attesa di una vittoria interna dei rossoblù contro i bianconeri è iniziata 27 anni fa e continua: lo spareggio per il quarto posto tra la squadra di Italiano e quella di Tudor finisce senza vincitori nè vinti: a Thuram risponde Freuler, i bianconeri non riescono a difendere un vantaggio arrivato grazie a un’indecisione di Skorupski, mentre il Bologna si conferma squadra che non molla, squadra che ha rimediato più punti da situazioni di svantaggio, ma non completa la rimonta.

Il pareggio vale doppio per la Juventus, che soffre e rischia di perderla nel recupero: anche perché significa difendere il quarto posto, seppur raggiunta a quota 63 da Roma e Lazio. Punto amaro per il Bologna, che scivola al settimo posto, fuori dall’Europa, ma a un solo punto di distanza dalle concorrenti. Per la squadra di Italiano l’Europa è ora obiettivo da raggiungere di rincorsa o attraverso la Coppa Italia, comunque in salita calendario alla mano (Milan e Fiorentina in trasferta e Genoa in casa)Per la Juventus, invece, altro scontro direttoin casa della Lazio, prima di un finale sulla carta in discesa con Udinese e Venezia.

La Juventus colpisce a freddo: Cambiaso ci prova al secondo minuto, sugli sviluppi di corner, ma Beukema mura il tentativo. I rossoblù non colgono il campanello d’allarme e al nono la squadra di Tudor passa con la complicità di Skorupski: McKennie anticipa Freuler in mediana, attiva Cambiaso che trova Thuram al limite: il tiro è centrale, ma Skorupski si lascia scappare il pallone sotto la mano sinistra. Il Bologna subisce il colpo e non reagisce, il match si mette su binari utili alla Juventus, che trova occasioni in contropiede sull’asse Cambiaso-Thuram-Kolo MuaniArrivano le occasioni anche per Kolo Muani. Per il francese però non è serata. Allora è Orsolini a caricarsi il Bologna sulle spalle: al 26 tenta il gol olimpico da corner, ma Di Gregorio è reattivo. Alla 30′, l’episodio che infiamma il Dall’Ara: contatto in area tra Freuler e McKennie, ma Doveri sorvola, mentre su altro corneri di Orsolini Locatelli sfiora l’autorete di testa.

Il Bologna prende campo ma non sfonda e si arriva all’intervallo sullo 0-1, anche perché Gonzalez segna il 2-0 sulla spizzata di Kolo Muani ma è in netto fuorigioco. Lo è pure al quinto della ripresa Cambiaso: altro gol annullato. La ripresa si sviluppa sui binari di fine primo tempo. La Juventus lascia il pallino del gioco ai rossoblù, si arrocca dietro senza rinunciare a ripartire. Crea mischie e qualche pericolo su piazzati, ma su azione fatica, come le capita con continuità da quando Castro si è infortunato nell’ultima sosta delle nazionali. Non a caso ci pensa un centrocampista a siglare la parità: è Freuler, che sempre al nono, ma della ripresa, sfrutta la torre di Dallinga su cross di Cambiaghi per bruciare Thuram e siglare l’1-1, complice una deviazione di Veiga. Il Bologna sale di colpi e ha pure le occasioni per provare a vincerla alla fine, con Cambiaghi e Ferguson, ma non va. Finisce in parità, per Champions ed Europa ci sono 4 squadre in un punto a tre giornate dalla fine.

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Tifoso picchiato davanti al figlio durante protesta tifosi Bari

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Un uomo viene picchiato selvaggiamente da altre persone mentre un bambino, a quanto si apprende suo figlio, piange disperato e poi viene preso in braccio e allontanato da alcuni presenti fino all’arrivo della polizia che tenta di fermare il linciaggio. E’ quanto si vede in un video diventato virale e che ha immortalato quanto accaduto oggi all’esterno dello stadio di Bari durante la partita con il Pisa vinta dai padroni di casa per 1-0. Il pestaggio sarebbe avvenuto durante la contestazione che hanno inscenato gli ultras del Bari al 25′ del primo tempo, dopo avere abbandonato la curva Nord ed essersi radunati all’esterno del San Nicola. L’uomo, un tifoso del Bari, sarebbe stato picchiato da altri sostenitori dei biancorossi perché voleva tornare nello stadio a prendere lo zainetto del figlio.

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