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Cronache

Blocchi stradali in Francia e altri due morti, la protesta dei gilet gialli ha fatto vittime finora

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Al quinto sabato di protesta dei gilet gialli, i parigini sono tornati a fare i regali di Natale. Le aperture di Macron, il terrorismo a Strasburgo ma anche il gelo, la pioggia e la stanchezza, hanno raffreddato gli spiriti. E in piazza sono scesi i ‘duri’, i piu’ determinati ad andare fino in fondo con le loro richieste mentre durante la protesta, che ha registrato anche qualche tensione, sono comparse un gruppo di ‘Marianne’ sugli Champs-E’lyse’es.

A seno nudo, con una mantella rossa, a rappresentare il simbolo della Republique e della rivoluzione francese con i suoi ideali di Liberte’, E’galite’, Fraternite’, si sono schierate impassibili davanti agli scudi della polizia.

In una giornata che ha visto il bilancio delle vittime dall’inizio della protesta salire a otto (altre due persone sono morte in incidenti stradali legati ai blocchi) i numeri e il clima, a fine giornata, raccontano un netto ripiegamento della rivolta. Un ridimensionamento del movimento che nelle ultime 4 settimane aveva messo in ginocchio il Paese provocando milioni di euro di danni soprattutto a Parigi e ai negozi nel periodo a ridosso delle feste di Natale: oggi 33.500 i manifestanti in tutta la Francia, la meta’ rispetto ai 77.000 di una settimana fa e 115 i fermi a Parigi. I feriti – leggeri – sono stati appena 7 contro gli oltre 100 di sabato scorso. Un crollo della partecipazione che molti avevano previsto ma non in queste proporzioni. Le due novita’ sul terreno sono state l’assenza dei casseur – se si eccettuano un paio di momenti di tensione gestiti con calma dalle forze dell’ordine – e la formalizzazione delle richieste da parte dei leader della frangia dura, forse un primo passo verso la trasformazione della protesta in movimento politico: sulle scale davanti all’Opera Garnier, davanti a qualche centinaio di gilet gialli, rimasti un minuto in silenzio assoluto alla memoria dei caduti durante le manifestazioni, Priscillia Ludoski, Eric Drouet e gli altri ‘falchi’ della protesta hanno impugnato i megafoni per proclamare gli obiettivi del movimento. Non si parla piu’ di ritiro dell’ecotassa, la scintilla che 5 settimane fa fece esplodere la rivolta, ma di taglio delle tasse su tutti i beni di prima necessita’, ulteriori aumenti dei salari minimi rispetto a quanto annunciato lunedi’ scorso da Macron (“briciole” nell’ottica dei gilet gialli), tagli agli stipendi d’oro e ai privilegi dei dirigenti e dei politici e soprattutto tanta, tanta “democrazia diretta”. La parola d’ordine scritta su tanti gilet di oggi, su cartelli e striscioni era RIC, Referendum di Iniziativa Cittadina. La possibilita’ per il “popolo” di legiferare, spiegano i manifestanti usando parole che hanno fatto il giro del web nelle ultime ore. Non soltanto di dire no a una legge, ma di proporre normative in tutti i settori, dall’economia al welfare, dall’energia alla sanita’. Mentre Parigi, per la prima volta da oltre un mese, si gode un sabato pomeriggio di shopping natalizio sotto la pioggia gelata ma senza guerriglia, a Tolosa e Bordeaux una ventina di fermi e i fuochi in centro ricordano che non ovunque il movimento ha cambiato pelle. Sulle rotatorie delle strade di Francia i gilet gialli sono sempre presenti, con i blocchi, le operazioni-lumaca e i blitz ai caselli autostradali. Con conseguenze anche gravi come quelle registrate a nord di Parigi e alla frontiera con il Belgio, con altre due persone morte in incidenti provocati dai blocchi stradali, una donna travolta in moto e un camionista.

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Tragedia ad Anzola Emilia: uccisa l’ex vigilessa Sofia Stefani, interrogato ex comandante

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Un tragico evento ha scosso la comunità di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa all’interno della sede del Comando della polizia locale, conosciuta come la ‘Casa Gialla’. Il presunto responsabile del delitto è Giampiero Gualandi, ex comandante dei vigili di Anzola, attualmente sotto inchiesta.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16, in una stanza del comando della polizia locale dove Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati. Al momento della tragedia, i due si trovavano soli nella stanza, sebbene nell’edificio fossero presenti altre persone. Le forze dell’ordine stanno conducendo un sopralluogo accurato alla ‘Casa Gialla’ e interrogando i testimoni per ricostruire esattamente quanto accaduto e comprendere la natura del rapporto tra la vittima e il sospettato.

Giampiero Gualandi, ancora in servizio presso il comando di Anzola Emilia, sarà interrogato con l’assistenza di un difensore. Le autorità stanno cercando di chiarire se il colpo di pistola sia stato un tragico incidente o se ci sia stato un movente dietro l’omicidio. Non è ancora chiaro quale fosse la relazione tra Gualandi e Stefani, ma i carabinieri stanno esplorando tutte le possibili piste, inclusa quella di un conflitto personale o professionale.

La notizia ha profondamente colpito la comunità locale, che conosceva bene Sofia Stefani per il suo lavoro come vigilessa. I colleghi della polizia locale e i residenti di Anzola Emilia sono in stato di shock, in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini. Il municipio, situato a pochi passi dal luogo del delitto, è diventato un punto di raccolta per coloro che vogliono esprimere il loro cordoglio e la loro solidarietà alla famiglia della vittima.

La morte di Sofia Stefani rappresenta una tragica perdita e pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulle dinamiche interne al comando della polizia locale di Anzola Emilia. Mentre le indagini proseguono, la comunità spera che venga fatta piena luce su quanto accaduto.

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Inchiesta a Genova, interrogatorio Spinelli: gli intricati legami di potere e le promesse mancate

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L’indagine per corruzione che coinvolge importanti figure della politica e dell’economia ligure continua a rivelare dettagli e complicazioni. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Aldo Spinelli, posto ai domiciliari insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha offerto uno spaccato dettagliato delle sue interazioni con le autorità per ottenere favori legati alla proroga trentennale del Terminal Rinfuse.

Spinelli, durante l’interrogatorio guidato dal giudice Paola Faggioni, ha descritto come ha cercato di influenzare le decisioni a suo vantaggio, sottolineando contatti e telefonate con Toti, a cui si rivolgeva per risolvere problemi analogamente a quanto faceva con predecessori come Burlando. L’imprenditore ha ammesso di aver bonificato 40 mila euro al Comitato Toti come riconoscimento per l’interessamento del presidente, anche se sostiene che non ne sia conseguito alcun vantaggio diretto.

La conversazione ha toccato anche la situazione di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a cui Spinelli prometteva un posto di lavoro a Roma da 300 mila euro, illustrando così la rete di promesse e favori che caratterizzano il settore. L’interrogatorio ha anche evidenziato l’accusa verso altri membri influenti dell’autorità portuale, tra cui Rino Canavese, l’unico a votare contro la proroga della concessione, criticato duramente da Spinelli per le sue posizioni.

Le dichiarazioni di Spinelli hanno aperto uno squarcio su una realtà di gestione dei pubblici poteri in cui gli interessi personali e quelli economici sembrano intrecciarsi a discapito della trasparenza e dell’equità. La questione della spiaggia dell’Olmo, che Spinelli sperava di trasformare da libera a privata, è solo un esempio delle molteplici richieste fatte a Toti, tutte rimaste inevasive secondo l’imprenditore.

Questo scenario complesso mostra quanto possano essere intricate le relazioni tra politica, economia e gestione del territorio, soprattutto in contesti dove le risorse economiche si mescolano con le carriere politiche. L’inchiesta, quindi, non solo cerca di fare luce su specifiche accuse di corruzione, ma sottolinea anche la necessità di una maggiore trasparenza e integrità nelle interazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali.

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Richiesta urgente di intervento al Ministro della Giustizia per risolvere le disfunzioni del processo telematico a Nola

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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha trasmesso un appello urgente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando gravi disfunzioni nel sistema di processo telematico (PST) utilizzato dai Giudici di Pace nel circondario del Tribunale di Nola. Questa problematica sta impattando negativamente sul regolare svolgimento delle udienze e, di conseguenza, sul diritto di difesa dei cittadini.

La delibera, esecutiva immediata dal 10 maggio, è stata inviata anche a figure chiave nel sistema giudiziario, tra cui il Dirigente CISIA di Napoli, Giovanni Malesci, la Presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, e la Presidente del Tribunale di Nola, Paola Del Giudice. La comunicazione segnala la costante e quotidiana inefficienza del sistema, che sta causando notevoli ritardi nelle procedure giudiziarie e aumentando gli arretrati a causa dei continui rinvii d’ufficio.

Il documento illustra una serie di incidenti, tra cui verbali d’udienza irreperibili o caricati solo parzialmente nel sistema, testimonianze non registrate a causa di problemi di connettività, e documenti misallocati nei fascicoli telematici. Tali disfunzioni contrastano con l’obiettivo della riforma “Cartabia” di accelerare i processi e ridurre gli arretrati, rendendo il sistema attuale un ostacolo piuttosto che un facilitatore.

Il Consiglio ha richiesto la formazione di un tavolo tecnico urgente che coinvolga tutti gli operatori del settore giudiziario per formulare un piano d’intervento. Nel frattempo, ha proposto un provvedimento provvisorio che permetta ai Giudici di Pace di gestire le udienze attraverso la verbalizzazione cartacea, come soluzione temporanea al doppio binario, fino a quando le disfunzioni del sistema PST non saranno risolte.

Questo appello sottolinea la necessità di un’immediata revisione delle infrastrutture informatiche nel settore giustizia, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini.

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