A mente fredda, tre settimane dopo la nuova, cocente sconfitta alle presidenziali, Marine Le Pen ha deciso: “tre presidenziali bastano, non mi ripresentero’ a meno di eventi eccezionali”. A 53 anni, la candidata battuta con il miglior risultato di sempre alle presidenziali per l’estrema destra (41,46% contro il 58,54 di Emmanuel Macron), ritiene giunto il momento di passare la mano “ad una nuova e’lite”. E conferma la sua scommessa su Jordan Bardella, 26 anni, attuale leader del Rassemblement National (RN) dopo il passo indietro della Le Pen a inizio campagna elettorale. “Tre presidenziali sono gia’ un percorso” afferma in un’intervista a Le Figaro in edicola domani la Le Pen, che soltanto in una successiva precisazione svela il suo carattere ostinato e la sua fortissima delusione: “a priori dico che non mi ricandido. Salvo eventi eccezionali”. A lungo, e a piu’ riprese, nell’intervista, Marine Le Pen torna sui giorni della preparazione al voto e soprattutto alle due settimane fra il primo turno e il ballottaggio: “se penso a tutti quelli che per mesi, anni, avevano giurato ‘non un voto per Emmanuel Macron’ e poi si sono precipitati a lanciare appelli a votare per lui…”. In realta’, sostiene, “in otto mesi di campagna nessuno ha potuto attaccarci su qualcosa di sostanziale. Senza contare che molti elementi del bilancio di Emmanuel Macron sono stati nascosti da menzogne grossolane del governo. Le realta’ dell’inflazione o della crescita sono state negate con un incredibile aplomb da Emmanuel Macron, soprattutto fra il primo e il secondo turno. Adesso, a elezioni concluse, tutte queste bugie sono venute fuori”. Rispetto alla sconfitta del 2017, la situazione e’ diversa. Soprattutto in vista delle legislative che a giugno rinnoveranno il parlamento e che 5 anni fa diedero appena 6 deputati al partito della Le Pen: “I nostri elettori non sono nello stesso stato d’animo – dice – sono mobilitati per andare a votare. I francesi mi hanno scelto come prima opposizione a Emmanuel Macron. Quello che vorrei e’ che la democrazia possa darci le capacita’, i poteri, dell’opposizione”. Ad esempio, “almeno 60 deputati”, il minimo per ricorrere alla Corte costituzionale. Ma la questione “non e’ tanto quanto deputati avremo noi”, quanto – secondo la leader del RN – che democrazia ci sara’ per la Francia”. In poche parole demolisce il suo concorrente all’opposizione – Jean-Luc Me’lenchon, ‘tribuno’ che sta riunendo la gauche – e il suo avversario interno nell’estrema destra, Eric Zemmour: quanto al primo, “la sua e’ un’illusione portata da alcuni media che adorano il suo personaggio” ma quella di Me’lenchon che aspira a fare il premier “e’ una volgare menzogna, che non sta in piedi. Lui gioca a fare il buffone di corte. Si agita, recita la parte dell’insolente e si agita molto. Tutto questo per far dimenticare che ha fatto appello a votare per Macron e contribuito alla sua elezione”. Quanto a Zemmour, “l’unione con lui e’ impossibile: non abbiamo la stessa visione strategica. Noi abbiamo una responsabilita’ storica: non lasciar cadere una parte dei francesi nelle mani dei ‘razzialisti’, degli ‘indigenisti’ e dei ‘woke’, che spiegano all’operaio col salario minimo che l’oppressore e’ lui. Noi vogliamo unificare gli elettori del campo nazionale, i patrioti della gauche e la destra bonapartista. Zemmour lascia tutta una parte di questo elettorato a Me’lenchon”. Su Bardella conta in pieno, “e’ lui che ha tutto” per accompagnare il futuro del “movimento”, quello di “concepire il progetto nazionale del XXI secolo” e di “far emergere una nuova e’lite”. “D’altra parte – osserva – proprio questo mi sembra uno dei grandi fallimenti di Emmanuel Macron. Non e’ riuscito a far emergere nessuno di nuovo. Per convincersene bastava seguire le immagini della sua investitura: con lui c’e’ la vecchia e’lite”.