Mercoledì la premier finlandese Sanna Mari sara’ a Roma per incontrare il presidente del Consiglio Mario Draghi. La visita arriva a ridosso della svolta annunciata da Helsinki di voler entrare subito nella Nato, una decisione storica il cui peso specifico e’ raddoppiato dal contesto della guerra Mosca-Kiev. La posizione dell’Italia non e’ in discussione: il nostro Paese, come assicura il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sostiene con forza l’ingresso di Finlandia e Svezia – che si pronuncera’ ufficialmente lunedi’ – nell’alleanza atlantica. Certo e’ un primo passo: la ratifica dell’adesione (in tempi ancora tutti da definire) dovra’ passare anche dal Parlamento italiano, dove una maggioranza piu’ che mai litigiosa potrebbe tornare a sfilacciarsi. Di certo gli ex 5s dell’Alternativa si metteranno di traverso e a loro potrebbero aggiungersi anche alcuni colleghi pentastellati. Tanto che ambienti pentastellati fanno sapere che il Movimento sta pensando di presentare una mozione in Parlamento che metta nero su bianco lo stop all’invio di ulteriori armi all’Ucraina. Da parte sua, invece, Danilo Toninelli, chiede che “Draghi venga in Parlamento con le ‘comunicazioni’ che terminano con una risoluzione, che e’ un documento del Parlamento che vincola il governo in cui si dica che le armi non vengano piu’ inviate”. Nel M5s, infatti, le sensibilita’ sono diverse. Da un lato c’e’ la fermezza di Di Maio, dall’altro le argomentazioni del leader Giuseppe Conte: “E’ chiaro che puo’ avere delle implicazioni – la premessa – ma non mi sento di offrire una risposta negativa di fronte ad un interesse cosi’ vitale espresso dalla Finlandia”. Il timore di nuovi distinguo affiora nelle parole di Luca Frusone, della delegazione parlamentare Nato, che si augura “che davvero non si voglia ribaltare la ragione anche stavolta…”. Anche nella Lega a dominare il campo sono le sfumature. Dopo l’ok senza tentennamenti del responsabile esteri e vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana, all’ingresso del paesi nordeuropei nella Nato, il ministro Giancarlo Giorgetti fa presente che l’adesione di Helsinki e Stoccolma “non aiuta ad abbreviare” il conflitto, ma “surriscalda gli animi dalle parti di Mosca”. Da Azione, il deputato Osvaldo Napoli, componente della commissione Esteri, attacca frontalmente Giuseppe Conte e Matteo Salvini: “Si riconoscono nella linea del governo, e quindi votano a favore dell’adesione di Helsinki e Stoccolma? Diversamente, non ci sarebbe spazio per loro nella maggioranza”. Se il vertice Nato e’ gia’ fissato a fine giugno, una riunione delle Camere sul tema non e’ nemmeno all’orizzonte e fonti parlamentari rimarcano che non ci sono scadenze a riguardo. Di certo, sulla velocita’ di approdo in Aula della ratifica incideranno le scelte politiche e non e’ escluso che prima dell’appuntamento di Madrid del 29 e 30 giugno, gli eletti possano esprimersi con un atto di indirizzo. La data gia’ cerchiata in rosso, sia a Montecitorio, sia a Palazzo Madama e’ giovedi’ 19 maggio, quando Draghi terra’ l’attesissima informativa sulla guerra, seguita da un dibattito che gia’ si preannuncia bollente. Conte – sulle barricate per le armi a Kiev – ribadisce la posizione del M5s: “Dopo che sara’ adottato il terzo decreto riteniamo che l’Italia debba concentrarsi sulla soluzione diplomatica”. Di Maio, invece, difende l’operato del governo sostenendo che “la nostra linea direttrice e’ il principio di legittima difesa di un popolo e di uno Stato come l’Ucraina, e il nostro lavoro fatto fin qui si e’ sempre ispirato a questo principio”. Tra i pentastellati (e non solo) c’e’ chi vuol tornare a votare ma Iv frena: “Il Parlamento ha gia’ votato, si e’ espresso e quindi non vedo perche’ tornare a votare”. Il segretario dem Enrico Letta, dopo l’appello all’unita’ della maggioranza (“Se Putin trova l’Italia divisa e l’ Europa divisa ha vinto meta’ della sua guerra”) plaude alla missione del premier negli Stati Uniti e all’Italia “protagonista di uno sforzo di pace”. “Finalmente – il commento al vetriolo della Lega – dopo aver trascorso due mesi parlando di armi e guerra, anche Enrico Letta ragiona sulla pace…”. La tensione crescente nella maggioranza porta con se’ lo spettro di elezioni anticipate in autunno, una circostanza – avverte il ministro forzista Renato Brunetta – che, nel “pieno di una crisi geopolitica”, “aprirebbe uno scenario distopico” e, togliendo dal campo il ‘fattore Draghi’ farebbe “perdere la faccia” all’Italia.