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Cronache

A Roma un caso di peste suina, primo a Centro-Sud

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Un caso di peste suina a Roma, su un esemplare di cinghiale morto, il primo al Centro sud ma anche il primo fuori dalle uniche aree finora colpite in Italia, in Liguria e in Piemonte. Ad oggi nessun caso di Psa e’ stato trovato sui maiali, ma solo su cinghiali e la malattia non e’ trasmissibile all’uomo. I contagi complessivi riscontrati a partire dal primo ritrovamento, il 27 dicembre scorso, sono 113, dei quali 69 in Piemonte e 44 in Liguria. L’area colpita dalla malattia parte dalla provincia di Genova e si estende in direzione del Piemonte fino a Serravalle Scrivia (Alessandria). Ora si aggiunge il caso di Roma, nella riserva naturale dell’Insugherata, 740 ettari, nel territorio del comune di Roma. Ad annunciare il caso il commissario nazionale straordinario per l’emergenza, Angelo Ferrari che domani, come rende noto la Regione Lazio, effettuera’ un sopralluogo. “Stiamo effettuando i controlli necessari”, dice Ferrari. Intanto la Regione Lazio fa sapere che ieri in serata ha riunito la Task force, in raccordo con il Commissario e da oggi e’ disponibile il numero verde della Protezione Civile regionale (803555) per segnalare eventuali ritrovamenti di animali morti e attivare immediatamente i servizi veterinari. E’ stato deciso inoltre, prosegue la Regione Lazio “di individuare, sulla base delle carcasse rinvenute, l’area da perimetrare e consentire gli interventi che il commissario nazionale adottera’”. Al momento si tratta di una sola carcassa, sottolinea la Regione Lazio. Il caso e’ all’attenzione anche del gruppo di esperti del ministero della Salute che lavora sulla Psa. Attivato il monitoraggio sulla zona e avviate anche le procedure di notifica europea. La preoccupazione e’ alta soprattutto per la quantita’ di cinghiali che, come rileva Coldiretti, nella Provincia di Roma, arriva a oltre 20 mila esemplari. Ma anche per i danni economici derivanti dalle misure di contenimento della commercializzazione che scattano dopo l’accertamento del contagio”, dice Coldiretti il cui presidente, Ettore Prandini parla di “responsabilita’ delle istituzioni di fronte all’immobilismo” sulla fauna selvatica. Dai consiglieri regionale e capitolino di Fratelli d’Italia, Giancarlo Righini e Federico Rocca la richiesta a Regione e Comune di Roma ad “attivarsi subito per scongiurare un diffondersi della peste suina che rischia di trascinare la citta’ in una drammatica crisi sanitaria”. E poco prima il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida, aveva parlato di caso “allarmante”. Da parte delle associazioni, Cia-Agricoltori italiani chiede subito “interventi a tappeto”. Basta un solo caso per mettere in allarme i 12 mila allevamenti di suini attivi in regione per un totale di 43 mila capi e questo di Roma, dice il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, “trasforma l’allarme sul fenomeno in emergenza nazionale”. Parla di risposta “finora inadeguata delle istituzioni al problema della fauna selvatica il presidente nazionale Confeuro, Andrea Michele Tiso, mentre per il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sono mancate “le misure preventive necessarie che avevamo richiesto da anni”. Ma, dicono infine i dottori agronomi e forestali, Conaf, “evitare pericolosi allarmismi, la Psa si puo’ debellare, attenzione alla frammentazione che rischia di invalidare ogni azione”.

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Commando armato tra i vicoli dei Quartieri: volevano uccidere

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Armi in pugno, volti coperti, in quattro hanno fatto irruzione nell’androne di Foqus, la Fondazione Quartieri Spagnoli, in via Portacarrese a Montecalvario. Erano circa le mezzanotte di domenica scorsa e i componenti del commando erano convinti che lì dentro si nascondesse l’uomo che stavano inseguendo per uccidere, come vendetta per un precedente agguato, avvenuto due settimane prima in via Nardones. Non trovandolo, sono fuggiti via. Attimi di terrore per il custode, che ha denunciato tutto.

Il contesto: vendetta e criminalità

Secondo le indagini della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci, quella incursione armata è stata la risposta a un episodio camorristico. Un agguato, avvenuto a tarda notte tra i vicoli del centro, documentato grazie alla testimonianza di uno studente. L’inchiesta è condotta dalla DDA con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza confermano la dinamica e il livello di pericolosità dei quattro incappucciati, armati di pistole e fucili.

L’emergenza criminale e il caso minorenni

L’attacco a Foqus arriva in un momento già delicato per Napoli, dove si sta alzando l’allarme sulla presenza di armi tra i giovanissimi. Solo pochi giorni fa due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati pugnalati da coetanei nei pressi di piazza Dante, per futili motivi. Ieri, il prefetto Michele di Bari e l’assessore alla legalità Antonio De Iesu si sono recati nella zona degli accoltellamenti per incontrare commercianti e cittadini e ribadire l’importanza dell’impegno collettivo contro la devianza giovanile.

La missione di Foqus e la voce di Rachele Furfaro

“Domenica notte il nostro portone era aperto”, spiega Rachele Furfaro, fondatrice e presidente di Foqus. “Da quando siamo nati, nel 2013, abbiamo cercato di vivere la realtà dei Quartieri come una grande piazza, aperta alla contaminazione culturale e al contrasto della povertà educativa”. Non a caso, proprio ieri, la struttura ha ospitato un incontro con 750 studenti provenienti da tutta Italia, in collaborazione con la Robert Francis Kennedy Foundation e l’Università Orientale.

Diritti, scuola e coraggio nei Quartieri

“Serve più coraggio anche da parte delle scuole per stare in questi territori e mettere in campo interventi di qualità. Bisogna affermare il diritto alla formazione, alla lettura, al gioco”, insiste la presidente Furfaro. Un messaggio ancora più forte alla luce dell’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso Napoli lo scorso week end.

Il lavoro di Foqus non si ferma. La comunità reagisce, nonostante tutto.

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Videochiamata al concerto dal carcere, indagato Baby Gang

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La Procura di Catania ha indagato il rapper Zaccaria Mouhib, 24 anni, in arte Baby Gang, per concorso per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravato dall’avere favorito la mafia, e per avere violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che gli impediva di essere presente nel capoluogo etneo. Agenti della squadra mobile della Questura di Lecco, in raccordo con quelli di Catania, hanno eseguito a Calolziocorte (Lecco) un decreto di perquisizione e hanno sequestrato lo smartphone dell’artista che nei prossimi giorni verrà sottoposto ad accertamenti forensi.

All’indagato la polizia ha anche notificato un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Catania che vieta a Baby Gang di potere dimorare nel capoluogo etneo per quattro anni. Iniziativa che farà saltare il suo concerto previsto per l’8 agosto prossimo alla Villa Bellini. Al centro dell’inchiesta della Procura di Catania la sua partecipazione, lo scorso 1 maggio, sul palco della Plaia, all’One day music festival, dove, prima di esibirsi con la canzone ‘Italiano’, scritta con Niko Pandetta, fa vedere un video sul suo smartphone in cui sembra assistere a una videochiamata con il nipote dello storico capomafia Turi Cappello. Il trapper però è in un carcere in Calabria, detenuto dal ottobre del 2024 per spaccio di sostanze stupefacenti.

“È mio fratello, un c… di casino per Niko Pandetta”, ha incitato il pubblico dal palco l’artista mostrando il telefonino in cui si è visto il volto di Pandetta. Il gesto è stato ripreso da molti dei presenti che hanno poi postato i video sui social, diventati virali. Non è ancora chiaro se la videochiamata fosse in diretta o registrata, o fosse un antico video memorizzato. Per chiarire cosa fosse realmente accaduto e verificare se Pandetta abbia avuto la possibilità, dal carcere, di mandare un video o, addirittura, di partecipare in diretta al concerto del 1 maggio sulla spiaggia della Plaia la Procura di Catania ha avviato degli accertamenti, delegando le indagini alla squadra mobile della Questura. E da una perquisizione nella cella del carcere di Rossano, dove Pandetta è detenuto, eseguita il 3 maggio scorso, la polizia penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefonino. Per questo motivo è stato indagato per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

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False fatturazioni e riciclaggio, 29 misure e 40 perquisizioni

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Ventinove misure cautelari e 40 perquisizioni sono in corso di esecuzione in 10 citta tra Emilia Romagna , Campania e Lombardia nei confronti di presunti appartenenti a un’associazione per delinquere operante nel settore edilizio e dedita all’emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro. Oltre 100 unità composte da operatori della polizia di Stato e da militari della guardia di finanza sono impegnate nell’operazione che si sta svolgendo Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta. Si tratta del risultato di una complessa indagine – partita dalla segnalazione di movimentazioni di denaro sospette pervenuta alla polizia postale da parte di Poste Italiane – condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’ Emilia-Romagna coordinato dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, e dal Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza di Bologna, sotto la direzione del pubblico ministero Flavio Lazzarini della procura di Bologna.

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