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Esteri

Francia col fiato sospeso, Macron-Le Pen all’ultimo voto

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 L’ora della verita’ in Francia. Sara’ una battaglia all’ultimo voto quella del ballottaggio per scegliere il nono presidente della Repubblica. Una giornata cruciale per l’intera Europa che puo’ concludersi con la rielezione di Emmanuel Macron, in questo caso il primo ad essere confermato all’Eliseo dopo Jacques Chirac nel 2002, oppure con l’arrivo al potere per la prima volta in Francia di una donna e di una rappresentante dell’estrema destra. Il primo turno di due settimane fa ha disegnato uno scenario per niente risolutivo, lasciando di fatto tutto in sospeso: in testa il presidente uscente con il 27,8% dei voti e al secondo posto la sfidante con il 23,1%. Al terzo posto, pero’, staccato di appena un punto percentuale, e’ arrivato il “tribuno” della sinistra radicale della France Insoumise, Jean-Luc Me’lenchon, con il 22% delle preferenze. Un serbatoio enorme quello dei voti di una sinistra orfana di candidato al ballottaggio, con appena un elettore su tre che ha dichiarato che votera’ per Macron. Gran parte dei seguaci della gauche radicale rimarranno a casa, voteranno scheda bianca, o addirittura sceglieranno Le Pen. Analoghe incertezze aleggiano sulla destra dei Re’publicains, che ha fallito completamente la missione presidenziali presentando Vale’rie Pe’cresse per l’Eliseo, finita sotto quota 5%. Anche a destra, l’enorme serbatoio moderato si dovrebbe in gran parte dividere fra chi vuole comunque fare argine all’estrema destra e chi era piu’ vicino al polemista Eric Zemmour che non ai moderati. I sondaggi della vigilia ipotizzano un’astensione che per il ballottaggio sarebbe record, fra il 25 e il 30%, una quota che peserebbe come un macigno sulle intenzioni di voto assegnate ai due candidati in queste due settimane: fra il 53 e il 57% per Macron, fra il 43 e il 47% per la Le Pen, sempre con un margine del 3-3,2% di errore. Per il presidente uscente, un possibile distacco che resta comunque molto inferiore al 66% con il quale si aggiudico’ l’elezione cinque anni fa, relegando l’avversaria al 34%. Fino all’ultimo comizio o all’ultimo incontro elettorale, i due candidati hanno esortato i propri sostenitori ad andare a votare senza dare ascolto ai sondaggi. Macron ha concluso nel sud, a Figeac, una campagna brevissima, cominciata in grande ritardo rispetto agli altri candidati per il suo impegno diplomatico nel conflitto in Ucraina. Marine Le Pen, che da mesi percorre in lungo e in largo il territorio, ha concluso nella sua roccaforte del nord, il Pas-de-Calais, che la elegge deputata. Entrambi, Macron piu’ di Le Pen, hanno fatto di tutto per attirare gli elettori della gauche. La candidata della destra insistendo sui temi sociali, e in particolare il potere d’acquisto, il presidente cavalcando quelli ecologici. Nel faccia a faccia televisivo di mercoledi’, una netta maggioranza – il 59% contro il 39% – ha dichiarato di aver apprezzato piu’ Macron di Le Pen. Forte lo scontro fra i due soprattutto sui temi economici, sulla sicurezza, sulla scuola, sulle pensioni. Da segnalare, a sinistra, il proclama di Me’lenchon che si e’ “candidato” primo ministro invitando i suoi a votare in massa alle legislative di giugno, che eleggeranno il nuovo parlamento. Alla domanda su quale presidente preferirebbe fra i due in lizza per la “coabitazione”, non ha espresso alcuna scelta. Secondo molti analisti, sara’ piu’ che mai importante il rinnovo del parlamento, che in Francia viene definito “il terzo turno”, poiche’ mai come in questo caso ci sono tutte le premesse per una maggioranza parlamentare diversa da quella presidenziale. Urne aperte fino alle 20 nelle grandi citta’, alle 18 o alle 19 nei centri piu’ piccoli.

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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Esteri

Sindaco Istanbul Ekrem Imamoglu contro Erdogan: Hamas è un gruppo terroristico

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Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, definisce Hamas “un gruppo terroristico” e afferma che la Turchia è stata “profondamente rattristata” dal massacro del 7 ottobre. Intervistato dalla Cnn, il primo cittadino della metropoli turca spiega che “qualsiasi struttura organizzata che compie atti terroristici e uccide persone in massa è da noi considerata un’organizzazione terroristica”, aggiungendo però che crimini simili stanno colpendo i palestinesi e invita Israele a porre fine alla sua guerra contro Hamas.

Il governo turco di Erdogan sostiene apertamente Hamas, ha duramente criticato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Il leader turco ha paragonato le tattiche del primo ministro Benyamin Netanyahu a quelle di Adolf Hitler e ha definito Israele uno “stato terrorista” a causa della sua offensiva contro Hamas a Gaza.

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