I tempi non sono maturi. Dunque l’embargo al petrolio russo dovra’ aspettare. La questione non sara’ trattata dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea, chiamati a riunirsi al Consiglio di lunedi’ in Lussemburgo. “Non c’e’ l’unanimita’”, taglia corto un alto funzionario. Le capitali, insomma, frenano. La Commissione – viste le dichiarazioni sia della presidente del Commissione Ue Ursula von der Leyen che dell’Alto rappresentante Josep Borrell – evidentemente si aspettava un ritmo piu’ serrato da parte degli Stati. Che invece preferiscono andare per gradi e lasciare prima sedimentare gli affetti del quinto pacchetto sanzioni. L’ultimo giro di misure contro Mosca e’ stato in effetti licenziato proprio oggi. Il contenuto si sa: stop al carbone (tra quattro mesi), agli import via terra, blocco per le navi battenti bandiera russa nei porti dell’Ue, blocco delle transazioni con quattro grandi banche, sanzioni individuali a oligarchi e funzionari e altre restrizioni. Ma sul petrolio – e men che meno sul gas – e’ scattato il freno a mano. “Ci sono Paesi che sono dipendenti dalla Russia al 100%, si tratta di una questione complicata dal punto di vista tecnico e politico”, spiega una fonte Ue. “I diplomatici e funzionari lavorano 24 ore su 24 perche’ le sanzioni siano sul tavolo ma le decisioni le prendono i politici”. Ecco, la politica. Come sempre in questi casi, scatta il ‘giallo’. Chi tra i 27 ha staccato la spina alla Commissione? D’altra parte Borrell, alla Nato, aveva detto apertamente che del petrolio se ne sarebbe “parlato” in Lussemburgo e von der Leyen ha assicurato al Parlamento che gia’ si stava “guardando” all’oro nero russo. Una fonte qualificata spiega che nessuno dei Paesi ha posto formalmente il veto ma che e’ stato chiesto “piu’ tempo” per valutare bene gli effetti dell’embargo sulle economie europee (girano i ‘nomi’ di Germania e Ungheria). D’altra parte l’idea che sta alla base delle sanzioni e’ quella di colpire il Paese che le riceve, non quello che le impone, e c’e’ il rischio di effetti distorsivi. Mosca potrebbe infatti dirottare le forniture sui “mercati asiatici” vendendo persino a prezzi maggiori totalizzando paradossalmente “piu’ introiti”. E questo sta nel capitolo ‘complicazioni tecniche’. C’e’ poi chi avrebbe chiesto l’imprimatur dei leader, attraverso un Consiglio straordinario. Ma richiede tempo. Non a caso Charles Michel lo ha convocato per il 30-31 maggio – forse per allora si sara’ trovata la quadra. La Francia, dal canto suo, si dice “gia’ pronta” e confida chele prossime discussioni “si concentreranno su questa questione”. Nel mentre meglio concentrarsi su cio’ che si puo’ fare. Borrell, in visita a Kiev, ha per esempio annunciato un pacchetto di aiuti per sostenere le autorita’ ucraine nella raccolta e nella classificazione delle prove dei massacri di Bucha e altre citta’. Ovvero un fondo da 7,5 milioni di euro, attrezzature e consulenza, attraverso la EU Advisory Mission. “E’ necessario dare giustizia alle vittime e garantire che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni: non ci puo’ essere impunita’”, ha assicurato. (ANSA). BGN 08-APR-22 18:19