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F1: Leclerc-Verstappen, sfida che infiamma il Mondiale

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 I primi due gran premi della stagione hanno elargito sorpassi al limite ed emozionanti duelli, come in Formula 1 non si vedevano da tempo. Parte del merito e’ senz’altro delle nuove monoposto dall’esasperato effetto suolo, concepite proprio per rendere le gare piu’ avvincenti. Ma e’ soprattutto la lotta tra i ‘giovani leoni’ del volante, Max Verstappen e Charles Leclerc, a risvegliare l’interesse per il mondiale. Entrambi 24enni – l’olandese gia’ un titolo conquistato con la Red Bull, il monegasco pronto a sfilarglielo al volante della Ferrari – fin qui si sono spartiti le vittorie del 2022. In Bahrain ha prevalso Leclerc, alla fine di un duello gia’ divenuto memorabile, durato tre giri. E chissa’ cos’altro sarebbe successo senza il ritiro di Verstappen per un guasto. Max si e’ preso la rivincita domenica in Arabia Saudita, anche li’ al termine di un ruota a ruota andato in scena nei nove giri finali, definito “ruvido ma leale” dal monegasco e “intelligente” da Verstappen. Insomma, uno spettacolo, sancito anche dagli ascolti tv. La gara live e’ stata la piu’ vista di sempre su Sky, con un 1 milione 937 mila spettatori medi, 3 milioni e 31 mila di spettatori unici e il 9,6% di share. Il precedente record risaliva al GP d’Italia 2019, visto da 1 milione e 910 mila. Inoltre, l’eco del duello ha attirato per la differita su Tv8 ben 2 milioni 377 mila gli spettatori medi, con il 10,4% di share. Per il momento, i duellanti fanno sfoggio di “fair play” dentro e fuori dalla pista. Ma e’ certo che il confronto diventera’ sempre meno cavalleresco con l’aumentare della posta in gioco. Si conoscono fin dagli anni dei kart e le occasioni di rivalita’ non sono mancate, come dimostra un video del 2012. Hanno 15 anni e Max accusa Charles di averlo portato fuori strada. “Non e’ giusto”, brontola imbronciato. “E’ stato un incidente di gara”, risponde l’altro. Alla fine, squalifica per entrambi. Le loro strade poi si sono separate. Tra il 2014 e il 2017, Leclerc ha seguito il percorso classico passando per le Formule Promozione (Formula Renault, Formula 3, GP3 Series, Formula 2). Verstappen e’ passato direttamente dalla F3 alla F1 nel 2015, alla Toro Rosso (ora AlphaTauri). Quando il monegasco lo raggiunse nel 2018, all’Alfa Romeo, l’altro era gia’ un veterano. Bisogna aspettare fino alla promozione di Leclerc in Ferrari, la stagione successiva, per vederli competere al vertice. GP d’Austria 2019, a due giri dal termine, curva N.3: Verstappen, fedele alla sua naturale aggressivita’, attacca Leclerc, si toccano, il pilota Red Bull vince duello e gara. L’incidente avrebbe meritato di essere punito? Comunque ha cambiato l’approccio del ferrarista, li’ ha capito che anche lui doveva metterci piu’ grinta. Nel 2019 i suoi primi due successi (in Belgio e in Italia) con la Ferrari, prima di due anni di vacche magre, fino al Bahrain. Una scommessa sui giovani che sta dando i suoi frutti. Leclerc guida la classifica piloti con 45 punti, seguito con 33 dal compagno di squadra spagnolo Carlos Sainz Jr, ed a 25 da Verstappen. Con 20 gare da disputare l’errore di gioventu’ che Leclerc e Verstappen non devono commettere e’ quello di dare gia’ per spacciato il 37enne Lewis Hamilton. Il campione della Mercedes e’ a caccia di quello che sarebbe uno storico ottavo titolo in F1 e questo suo desiderio potrebbe finire per fare da arbitro tra i due litiganti.

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Marino: campionato squilibrato da anni, troppa disparità fatturati e ricavi

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“Il nostro campionato non è equilibrato da diversi anni, ci sono disparità di fatturati e ricavi, non è una questione di oggi. Però è stato un bel campionato per quanto riguarda lo spettacolo offerto dalle squadre e anche per certe novità tecnico-tattiche. L’Inter ha ripercorso il campionato del Napoli dell’anno scorso. A volte ci sono anche i demeriti che determinano certi divari in classifica. Demeriti di alcune squadre che dovevano fare e non hanno fatto”. Così ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 Pierpaolo Marino, decano dei dirigenti sportivi italiani, sul campionato di Serie A ormai alle ultime curve, a quattro giornate dalla fine. Si dovrebbe tornare a un campionato a 18 squadre? “Ho fatto tanti anni con l’Avellino e con il Napoli con campionati a 16 squadre. Sia a 16 che a 18 squadre sono campionati che nella loro brevità non fanno emergere i reali valori tecnici. Una sconfitta determinava una classifica in maniera inappellabile. Sono contrario alla riduzione delle squadre. I format migliori sono la Premier e la Liga, tutti campionati a 20 squadre che non vanno a ridurre l’organico. A mio avviso, quello attuale è il format giusto”.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

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“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

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