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Mosca evoca le armi nucleari, Biden teme quelle chimiche

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“Ora Putin e’ con le spalle al muro” e le accuse che Kiev ha armi biologiche e chimiche sono un “chiaro segnale sta valutando di usarle entrambe nella guerra in Ucraina: ha gia’ usato le armi chimiche in passato e dobbiamo state attenti a cosa succede”. Joe Biden rilancia l’allarme alla vigilia della sua partenza per l’Europa, mentre il Cremlino parla esplicitamente di armi nucleari nel caso in cui “l’esistenza stessa” della Russia fosse in pericolo. Dopo aver ordinato l’allerta del sistema russo di deterrenza nucleare lo scorso 27 febbraio, a tre giorni dall’inizio del conflitto, Vladimir Putin stasera ha lanciato un altro inquietante monito agli occidentali. “In Russia abbiamo un concetto di sicurezza interna ed e’ pubblico. Potete leggere tutti i motivi per cui vengono utilizzate le armi nucleari – ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un’intervista alla Cnn -. Se c’e’ una minaccia esistenziale per il nostro Paese, le armi nucleari possono essere utilizzate secondo il nostro concetto”. Parole arrivate dopo che Christiane Amanpour gli aveva chiesto se il presidente russo escludesse l’impiego di armi atomiche nel contesto del conflitto ucraino. Proprio oggi tra l’altro, citato dal New York Times, Ulrich Kuehn, esperto di armi nucleari dell’Universita’ di Amburgo e del Carnegie Endowment for International Peace, aveva definito “basse” ma “in aumento” le possibilita’ che Mosca possa decidere di usare armi nucleari “minori” o tattiche, cioe’ di una potenza inferiore rispetto alle bombe che nell’agosto del 1945 distrussero Hiroshima e Nagasaki. In prima battuta, secondo la sua analisi, lanciandole contro aree disabitate anziche’ contro le truppe ucraine, a scopo dimostrativo. “E’ orribile parlare di queste cose – ha commentato Kuehn – ma dobbiamo considerare che questa sta diventando una possibilita’”. A Bruxelles comunque Biden partecipera’ a ben tre vertici (il G7, il summit della Nato e, autentica novita’, il Consiglio europeo) prima di sbarcare venerdi’ in Polonia, con una missione che si presenta come una delle piu’ importanti proiezioni della leadership americana per mantenere unito e rendere ancora piu’ efficace il fronte occidentale contro Mosca. Con lui ci sara’ il capo del Pentagono Lloyd Austin, ma non Jen Psaki, positiva al Covid, a differenza del presidente che e’ risultato negativo e non e’ considerato un “contatto stretto” dopo aver incontrato ieri due volte la sua portavoce ma a distanza. In Europa, come ha spiegato il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan in un briefing alla Casa Bianca, Biden annuncera’ azioni comuni per rafforzare la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas russo. E, sempre d’intesa con gli alleati, nuove sanzioni e un inasprimento di quelle gia’ in vigore. “I russi potranno prendere citta’ e territori ma non riusciranno mai a soggiogare il popolo ucraino”, ha ammonito Sullivan. Uno dei temi del vertice Nato sara’ anche definire una risposta comune nel caso lo zar passi alle armi chimiche e biologiche (o peggio nucleari). Per qualche leader europeo dovrebbe essere una “linea rossa” ma il presidente americano resta cauto preferendo parlare di “conseguenze severe”. “Putin non si aspettava l’ampiezza o la forza della nostra unita’ e, piu’ e’ con le spalle al muro, piu’ forte sara’ la gravita’ delle tattiche che puo’ impiegare”, ha spiegato ai dirigenti delle grandi aziende americane, invitandoli a rafforzare le difese contro l’imminente rischio di un cyber attacco russo. “Ora Putin sta parlando delle nuove operazioni sotto falsa bandiera che sta preparando, compresa l’accusa che noi americani abbiamo armi biologiche e chimiche in Europa, una falsita’”, ha denunciato. Dall’altra parte dell’Atlantico, anche Mosca ha respinto le accuse, definendole “insinuazioni malintenzionate”. “Noi non abbiamo simili armi”, ha replicato il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov. Il commander in chief ha elogiato anche la compattezza dell’Alleanza: “La Nato non e’ mai stata cosi’ forte o piu’ unita nella sua storia, in gran parte grazie a Putin”. Un’unita’ che si estende anche al Quad, l’alleanza strategica informale tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti, anche se Biden non ha esitato a sottolineare “l’eccezione” dell’India con la sua risposta “traballante”. Il presidente americano ha invece preso atto che Xi Jinping non si smuove dalla sua ambigua neutralita’. E, come ha spiegato Sullivan, vuole assicurarsi che anche gli europei mandino un segnale chiaro a Pechino, in vista del vertice Ue-Cina in programma il primo aprile, anche se dopo il colloquio tra i due leader gli Usa non hanno visto forniture di armi cinesi a Mosca. Il focus principale dell’agenda del viaggio europeo di Biden resta comunque come alzare la risposta dell’Occidente per fermare Mosca. Sul tavolo ci sono varie opzioni, oltre alle sanzioni: aumentare le forniture militari difensive a Kiev, passare a quelle offensive (con rischio di un allargamento del conflitto) o l’embargo totale di gas e petrolio, su cui pero’ c’e’ la contrarieta’ di Germania, Italia e altri per la loro forte dipendenza dalle forniture russe. I Paesi dell’est Europa spingono invece per una forza di pace internazionale da mandare in Ucraina nelle zone non occupate dai russi: proposta che la Nato e lo stesso Biden hanno finora bocciato.

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Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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