Piu’ contratti a termine e sempre piu’ brevi. L’occupazione conferma una dinamica in crescita alla fine del 2021, in linea con l’andamento del Pil, dopo la caduta innescata dalla pandemia, ma anche che a trainare la risalita e’ ancora il lavoro a tempo determinato. Che vede piu’ spesso protagonisti i giovani, anche con contratti di pochi giorni. Neanche l’1% dei nuovi rapporti di lavoro precari attivati tra ottobre e dicembre dell’anno scorso supera un anno, oltre il 13% e’ di un solo giorno, quasi il 40% dura un mese. I dati delle Comunicazioni obbligatorie rielaborate del ministero del Lavoro relativi all’ultimo trimestre 2021, e pubblicati nella Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione di Istat, ministero, Inps, Inail e Anpal, fotografano un aumento delle posizioni lavorative dipendenti pari a 229 mila (risultato tra 2 milioni 619 mila attivazioni e 2 milioni 390 mila cessazioni di rapporti di lavoro), rispetto al trimestre precedente: sia a tempo indeterminato (+68 mila) ma soprattutto a tempo determinato (+160 mila). Nel confronto annuo, la crescita e’ altrettanto marcata: nel complesso risulta pari a +618 mila posti, di cui +297mila a tempo indeterminato e oltre la meta’, +321 mila, invece a tempo determinato. Contratti a volte davvero lampo. Secondo le Comunicazioni obbigatorie, sempre nel quarto trimestre 2021, il 39,5% delle posizioni lavorative attivate a tempo determinato ha una durata prevista fino a 30 giorni (il 13,3% un solo giorno), il 29,1% da due a sei mesi e soltanto lo 0,9% supera un anno. Una tendenza che peggiora. Nel complesso, sottolinea lo stesso rapporto, “si riscontra un aumento dell’incidenza delle attivazioni dei contratti di brevissima durata (23,6% fino a una settimana, +3,7 punti rispetto al quarto trimestre 2020) e di quelli da uno a sei mesi (+5,8 punti)”. Sono “la precarieta’ e la temporaneita’ che trainano il mercato del lavoro. E’ del tutto evidente che occorre voltare pagina e impegnarci tutti per invertire questa rotta”, commenta la Uil. Tra la coda della pandemia, i rincari e le conseguenze della guerra in Ucraina, nuovi effetti sull’occupazione, oltre che sull’economia, sono gia’ messi in conto. E per fronteggiarli, arrivano con il decreto Ucraina bis pubblicato in Gazzetta ufficiale altre settimane di cig ordinaria per le imprese che si trovano in “situazioni di particolare difficolta’ economica” e abbiano esaurito il pacchetto precedente: a cominciare da quelle piu’ colpite dal caro-energia (altre 26 settimane fino a fine anno), ma anche per alcune attivita’ del turismo – alberghi, agenzie e tour operator, stabilimenti termali – e per ristorazione su treni e navi, musei, cinema, sale giochi, bingo e parchi divertimento (altre 8 settimane fino al 31 dicembre prossimo). Il decreto prevede, inoltre, che le aziende dei settori siderurgia, legno, ceramica, automotive e agroindustria (mais, concimi, grano tenero) maggiormente colpiti dalla carenza di materie prime possano beneficiare della cig scontata, non pagando la contribuzione addizionale, fino al 31 maggio prossimo.