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Esteri

Varsavia proporrà una missione di pace a Nato e Ue

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La Polonia si sente sempre piu’ nel mirino di Vladimir Putin e cerca di correre ai ripari, raddoppiando il numero degli effettivi nelle sue forze armate e rilanciando l’idea di una missione di pace di Ue e Nato in Ucraina. Nonostante i no gia’ arrivati da Bruxelles e Washington, il governo di Varsavia ha deciso di insistere e la prossima settimana portera’ sul tavolo dell’Alleanza e al Consiglio europeo la sua proposta di schierare peacekeeper in quelle zone del Paese non ancora sotto occupazione russa. Secondo le intenzioni dei polacchi, la missione non dovrebbe entrare cosi’ in “conflitto diretto” con le truppe di Mosca, ha spiegato il portavoce dell’esecutivo polacco Piotr Mueller, ma servirebbe a dimostrare fisicamente l’opposizione dell’Occidente ai “crimini di guerra” perpetrati da Putin ai danni dei civili. In sostanza, si tratterebbe di inviare truppe alleate nell’Ovest dell’Ucraina, dove la minaccia russa si sta pero’ intensificando, con il bombardamento oggi vicino all’aeroporto di Leopoli e i missili di domenica ad appena 20 km dal confine polacco. Quanto accade in Ucraina “potrebbe accadere anche in Polonia”, e’ l’allarme del vicepremier Jaroslaw Kaczynski. Era stato proprio lui ad avanzare martedi’ l’idea della missione di pace da Kiev, durante quella visita fortemente simbolica dei premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia al presidente ucraino Volodymyr Zelensky asserragliato nella sua capitale. L’obiettivo, aveva spiegato, sarebbe quello di “fornire aiuti umanitari e pacifici all’Ucraina”, ma per farlo – aveva ammesso – “questa missione non potra’ essere disarmata”. Sia il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, fino al Dipartimento di Stato Usa, hanno pero’ immediatamente bocciato la proposta. Cosi’ come hanno respinto finora gli appelli di Kiev a imporre una no fly zone sui cieli ucraini – trascinando di fatto l’Occidente nella guerra contro la Russia con il rischio di un’escalation a livello mondiale -, tantomeno gli alleati sarebbero disposti a mettere ‘gli stivali sul terreno’. Giovedi’ il premier Mateusz Morawiecki portera’ comunque il suo progetto al vertice Ue e a quello della Nato dove e’ atteso anche il presidente americano Joe Biden, che potrebbe poi proseguire il suo viaggio europeo anche con una tappa in Polonia. Mentre il presidente Andrzej Duda ha firmato la legge “sulla difesa della patria”, che porta a 300.000 il numero di soldati nelle forze armate e aumenta la spesa destinata alla Difesa al 3% del Pil nel 2023, ben oltre le richieste della Nato alle quali hanno finora aderito pochi Paesi. La guerra in Ucraina ha dato una forte accelerazione anche ai progetti europei sulla cosiddetta bussola strategica e la difesa comune. “L’Europa e’ ancora piu’ in pericolo di qualche mese fa”, spiegano fonti a Bruxelles. Lunedi’ ne discuteranno i ministri di Esteri e Difesa dei 27 che adotteranno un “accordo politico” – in attesa della decisione formale dei leader il 24 marzo – con l’obiettivo di rafforzare la capacita’ di intervento rapido dell’Unione con il dispiegamento di 5.000 militari a partire dal 2025.

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Esteri

Blinken in visita a sorpresa in Ucraina

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in visita a sorpresa in Ucraina. Il capo della diplomazia Usa è giunto stamattina a Kiev con un treno notturno dalla Polonia. E’ previsto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo i giornalisti al seguito di Blinken. Si tratta del quarto viaggio in Ucraina del segretario di stato americano dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022. La visita è intesa a rassicurare Kiev sul continuo sostegno degli Stati Uniti e a promettere un flusso di armi in un momento in cui Mosca sta conducendo una pesante offensiva nella regione nordorientale ucraina di Kharkiv.

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Esteri

‘Chora è una moschea’, scintille Erdogan-Mitsotakis

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La moschea di Kariye a Istanbul, un tempo chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora e tesoro del patrimonio bizantino, diventa tempio della discordia tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nel giorno della visita del leader ellenico ad Ankara proprio per confermare la stagione di buon vicinato tra i due Paesi dopo decenni di tensioni. Le divergenze sulla moschea si sono riaccese nei giorni scorsi, dopo che il 6 maggio scorso San Salvatore in Chora, chiesa risalente al V secolo e tra i più importanti esempi dell’architettura bizantina di Istanbul, è stata riaperta dopo lavori di restauro durati quattro anni.

Convertita in moschea mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani del 1453, Chora è stata trasformata in un museo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Turchia cercò di creare una repubblica laica dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Ma nel 2020 è nuovamente diventata una moschea su impulso di Erdogan, poco dopo la decisione del presidente di riconvertire in moschea anche Santa Sofia, che come Chora era stata trasformata in un museo. La riapertura aveva suscitato malcontento ad Atene, con Mitsotakis che aveva definito la conversione della chiesa come “un messaggio negativo” e promesso alla vigilia del suo viaggio ad Ankara di chiedere a Erdogan di tornare sui suoi passi in merito. Una richiesta respinta al mittente: “La moschea Kariye nella sua nuova identità resta aperta a tutti”, ha confermato Erdogan in conferenza stampa accanto a Mitsotakis.

“Come ho detto al premier greco, abbiamo aperto al culto e alle visite la nostra moschea dopo un attento lavoro di restauro in conformità con la decisione che abbiamo preso nel 2020”, ha sottolineato. “Ho discusso con Erdogan della conversione della chiesa di San Salvatore in Chora e gli ho espresso la mia insoddisfazione”, ha indicato in risposta il leader greco, aggiungendo che questo “tesoro culturale” deve “rimanere accessibile a tutti i visitatori”. Nulla di fatto dunque sul tentativo di Atene di riscrivere il destino del luogo di culto. Ma nonostante le divergenze in merito, la visita di Mitsotakis ad Ankara segna un nuovo passo nel cammino di normalizzazione intrapreso dai due Paesi, contrapposti sulla questione cipriota e rivali nel Mediterraneo orientale. A dicembre i due leader hanno firmato una dichiarazione di “buon vicinato” per sancire una fase di calma nei rapporti iniziata dopo il terremoto che ha ucciso più di 50.000 persone nel sud-est della Turchia, all’inizio del 2023. “Oggi abbiamo dimostrato che accanto ai nostri disaccordi possiamo scrivere una pagina parallela su ciò che ci trova d’accordo”, ha sottolineato Mitsotakis accanto a Erdogan, confermando la volontà di “intensificare i contatti bilaterali”. Perché “l’oggi non deve rimanere prigioniero del passato”.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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