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Cronache

Eitan: dopo quasi 3 mesi torna Italia con la zia

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E’ atteso in Italia per dopodomani sera il piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, conteso tra le famiglie di origine del padre e della madre, entrambi morti assieme al fratellino, ai bisnonni e ad altre 9 persone nell’incidente dello scorso 23 maggio. Con un volo da Tel Aviv il bambino, rapito ormai quasi tre mesi fa, l’11 settembre, dal nonno materno Shmuel Peleg, rientrera’ assieme alla zia paterna Aya Biran, nominata fin da subito sua tutrice legale e che, da quando e’ uscito dall’ospedale dove e’ stato ricoverato in gravi condizioni, lo ha accolto con il marito e le cuginette nella villetta in provincia di Pavia. Il ritorno nella sua nuova casa italiana dovrebbe mettere fine al calvario del bimbo di 6 anni che, dopo aver perso la sua famiglia, si e’ ritrovato in mezzo a una aspra controversia internazionale e a vivere in un Paese che aveva lasciato quando aveva poco piu’ di un anno. A mettere un punto fermo sulla vicenda e’ stata due giorni fa la Corte Suprema di Tel Aviv che, confermando le due decisioni delle scorse settimane di primo e secondo grado, ha stabilito che si e’ trattato di un rapimento verso cui la Convenzione internazionale dell’Aja prevede “tolleranza zero” e che impone “la restituzione immediata” ai tutori. Quindi, ha riconosciuto, accogliendo l’istanza della zia Aya, la sottrazione illegittima del minore da parte del nonno materno. Il quale e’ destinatario di un mandato d’arresto internazionale per le accuse di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero e appropriazione indebita del passaporto del bambino. Nell’inchiesta, condotta dalla Squadra Mobile pavese e coordinata dalla Procura, nei giorni scorsi e’ stato arrestato con mandato europeo il presunto complice di Peleg: il “soldato” dell’agenzia di contractor statunitense Blackwater, Gabriel Alon Abutbul, anche lui israeliano, bloccato a Cipro, dove risiede, gia’ scarcerato e ora con obbligo di firma in attesa della conclusione del procedimento di estradizione (per domani e’ fissata udienza davanti ai magistrati ciprioti). L’uomo avrebbe fatto da autista nella fuga verso la Svizzera da dove parti’ l’aereo privato. Per la vicenda e’ indagata anche la nonna materna Esther Cohen. A lei e all’ex marito, da quanto si e’ saputo, e’ stata concessa la possibilita’ di vedere e salutare il nipotino prima che parta. Il suo arrivo a Travaco’ Siccomario (Pavia) e’ previsto, dato che l’aereo atterrera’ a Bergamo in serata, nella notte anche per cercare di evitare i riflettori dei media. La famiglia paterna, da quanto e’ stato riferito, intende, infatti, il piu’ possibile salvaguardare la privacy e l’interesse del piccolo per metterlo al riparo da ulteriori pressioni e disagi. Dopo qualche giorno di svago con le cugine, gli zii, gli amici e i parenti piu’ stretti, tra cui i nonni paterni, tra qualche giorno dovrebbe finalmente anche andare a scuola, in prima elementare. Scuola che avrebbe dovuto iniziare il 13 settembre. Insomma per il “bene” del piccolo, come hanno stabilito i giudici israeliani, riprendera’ la sua vita normale nel Paese “dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza”. Intanto, e’ in corso davanti al Tribunale per i minorenni di Milano il procedimento – il prossimo 9 dicembre si terra’ una nuova udienza – sul reclamo da parte dei legali dei nonni contro il provvedimento con cui la zia venne dichiarata tutrice, con una serie di questioni poste dagli avvocati, tra cui la presunta falsita’ del verbale di nomina. Mentre i legali della zia paterna, la quale nell’immediatezza del rapimento ha chiesto di adottare Eitan, hanno depositato alcune memorie per replicare alla parte avversa.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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