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Volano i contagi in Gran Bretagna tra zero restrizioni e la variante Delta, ospedali di nuovi al collasso

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Tra i primi Paesi in Europa a partire con la campagna di vaccinazioni contro il coronavirus ed anche tra i primi ad eliminare le restrizioni, la Gran Bretagna continua a registrare un numero alto di nuovi contagi ogni giorno. Colpa della variante Delta, della mancanza di restrizioni e di una generale scarsa attitudine alla disciplina dei britannici che, anche nei giorni piu’ bui della pandemia, erano restii a rispettare le regole anti-Covid piu’ basilari. Sta di fatto che con una media di 40.000 casi al giorno il Regno Unito e’ secondo solo agli Stati Uniti, davanti a Russia, India, Brasile e Filippine e distante di parecchie posizioni da Germania, Francia e Italia che ormai viaggiano ad un ritmo di 2.000-3.000 infezioni quotidiane. Il tutto sullo sfondo di una crisi cronica delle strutture sanitarie di primo soccorso aggravata dalla Brexit e dalla pandemia. Nelle ultime 24 ore in Gran Bretagna sono stati 45.150 i contagi, il numero piu’ alto da luglio, mentre il dato settimanale (300.081) registra un’impennata di oltre il 15% dei casi rispetto ai sette giorni precedenti con il bilancio complessivo dei morti a 852 casi (+8,5%). Secondo le stime dell’Ufficio di statistica britannico, il Paese rischia di arrivare in poche settimane al picco segnato durante la seconda ondata della pandemia lo scorso inverno. I dati indicano una tendenza in crescita dal 19 luglio quando, al grido di ‘Se non ora quando?’, il premier britannico decreto’ la fine di tutte le restrizioni significative contro il coronavirus. Una mossa contestata dal partito Laburista, ma fortemente voluta dal primo ministro per rilanciare l’economia che non ha pero’ ancora dato i frutti auspicati da Downing Street se si analizzano le ultime settimane funestate dalla crisi di carburante, la carenza di merci, l’inflazione che sale e la crescita che stenta a decollare. Ma tant’e’, il Paese ha riaperto, i britannici adulti sono tornati negli uffici e nei pub, i ragazzi e i bambini nelle scuole. Senza obbligo di nessuna forma di green-pass, senza obbligo di mascherina sui trasporti o nei luoghi chiusi, senza distanziamento al cinema o a teatro. E cosi’ i contagi schizzano. Anche a causa del fattore D, la famigerata variante Delta che e’ la piu’ contagiosa delle mutazioni del virus comparse finora e la piu’ diffusa nel Regno Unito. E’ stata riscontrata, infatti, nel 99% dei casi di Covid segnalati. Stabile invece sotto il livello di guardia il totale dei ricoveri negli ospedali, fermi attorno a 7.000, mentre i morti calano a 57 contro i 145 di ieri (ma i dati del weekend solitamente registrano una revisione all’inizio della settimana successiva). E questo grazie soprattutto al vaccino che ha una copertura anche contro la variante Delta del 93%. Con 45 milioni di persone che hanno gia’ ricevuto due dosi e quasi 50 milioni vaccinate con una, la Gran Bretagna schiva per ora gli scenari peggiori, quelli che qualche tempo fa parlavano del rischio di 200.000 nuovi casi al giorno con le riaperture. Una buona notizia anche per le strutture di primo soccorso che, secondo quanto denunciato dai medici, sono “sull’orlo del collasso” con i pazienti nelle ambulanze costretti ad aspettare fino ad 11 ore prima di essere accettati ed altri che attendono invano un veicolo che non arriva. Una situazione che oltre all’emergenza pandemia mette in risalto i problemi strutturali dell’Nhs, il sistema sanitario britannico, vittima di enormi tagli del passato. Ma su cui oggi pesa anche l’effetto Brexit che si traduce in una mancanza di personale sanitario considerando che una buona parte di medici e infermieri proviene dall’Unione europea.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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