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Corona Virus

L’Europa supera 60 milioni di casi, arrivano terze dosi

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La variante Delta non arresta la sua corsa ai contagi e porta l’Europa a infrangere un nuovo record: sono ormai oltre 60 milioni le infezioni da coronavirus registrate nel continente che ormai registra un drammatico bilancio di oltre 1,2 milioni di morti. Il dato e’ dell’ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della Sanita’ (Oms), che avverte: “La fine della pandemia non e’ ancora all’orizzonte”. E questi numeri non fanno altro che alimentare ancora di piu’ il dibattito sulla terza dose, la somministrazione aggiuntiva di vaccino contro il Covid che Pfizer promette, “ha effetti neutralizzanti della variante Delta”. Dopo che Israele ha fatto da apripista nel mondo, somministrando da domenica la terza dose agli over 60 con gia’ migliaia di prenotazioni, Berlino ha annunciato che proporra’ da settembre il richiamo aggiuntivo ai suoi cittadini piu’ fragili, mentre anche Londra studia un piano per proporlo, sempre dal mese prossimo, ai piu’ vulnerabili. Intanto, procedono le campagne di immunizzazione, e ad oggi “il 60% degli adulti nell’Ue e’ completamente vaccinato”, ha detto la presidente Ue, Ursula von der Leyen, invitando comunque a “restare vigili”. Oltre ai 60 milioni di contagi, “purtroppo finora in Europa ci sono stati piu’ di 1,2 milioni di morti”, ha detto Dorit Nitzan, direttore regionale per le emergenze dell’Oms, sottolineando che bisogna “urgentemente vaccinare tutti i gruppi prioritari”, che in alcuni Paesi registrano una copertura “ancora bassa”. Ma ora il dibattito dei governi e delle autorita’ sanitarie europee si concentra sulla terza dose. In Germania, il ministero della Salute ha ufficialmente annunciato che offrira’ agli anziani e alle persone a rischio il nuovo richiamo a partire da settembre. Berlino ha infatti espresso preoccupazioni su “una ridotta o rapidamente indebolita risposta immunitaria” all’interno di alcuni gruppi. Il nuovo richiamo, con Pfizer o Moderna, sara’ offerto anche a chi ha gia’ ricevuto due dosi di Astrazeneca o la singola di Johnson&Johnson. Oltre al via libera alla terza dose per i gruppi “a rischio”, i ministri della Salute dei 16 Laender hanno deciso di offrire le dosi ai ragazzi dai 12 ai 17 anni. E nel Regno Unito, mentre continuano a calare i contagi – oggi meno di 22 mila – il governo di Boris Johnson si prepara a un piano per la somministrazione della terza dose che sarebbe riservata per ora, secondo i media, alle “persone piu’ vulnerabili” come anziani, malati cronici, soggetti a rischio d’infezione respiratoria, a partire da settembre. Un portavoce del ministero della Sanita’ ha confermato che Londra si sta “preparando a un piano di richiami” vaccinali, ma i dettagli di una decisione finale saranno resi pubblici “a tempo debito”, anche sulla base di studi ad hoc tuttora in corso. Anche fuori dall’Europa, la Delta registra nuovi record: in 24 ore, l’Iran ha rilevato oltre 37 mila contagi, il dato piu’ alto di sempre. Nella giornata sono morte 411 persone, il record degli ultimi tre mesi. Di fronte a numeri come questi, il vaccino resta la migliore speranza del mondo di arrestare l’avanzata della contagiosa variante. Ma le campagne di immunizzazione sono minacciate dalle controffensive dei no-vax, a colpi di manifestazioni e fake news su internet. E per combattere le campagne di falsita’ online, Emmanuel Macron ha proposto ai francesi su Instagram e Tik Tok di rispondere direttamente ai loro dubbi. “So che molti di voi ancora si interrogano, hanno paura, in molti ascoltano false informazioni, a volte delle sciocchezze, cosi’ ho deciso di rispondere direttamente alle vostre domande”, ha detto il presidente francese in un video, ricordando che che la vaccinazione e’ “l’unica arma” per sconfiggere il virus. E anche Biden, seguendo l’esempio di Elvis Presley testimonial della campagna antipolio negli anni ’50, ha deciso di ingaggiare un esercito di influencer per convincere gli americani a vaccinarsi.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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