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Cronache

Denise: martedi’ il ‘faccia a faccia’ con la ragazza russa

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“A Olesya faro’ alcune domande per ricostruire la sua infanzia. Insieme ai risultati scientifici che avremo, le risposte della giovane ci aiuteranno a capire se si tratta di Denise o meno”. Il primo confronto faccia a faccia tra l’avvocato Giacomo Frazzitta e la giovane russa Olesya Rostova in cerca della propria madre, avverra’ martedi’ sera, durante la trasmissione “Lasciali parlare”, in onda sull’emittente russa Primo canale. E’ proprio in quella trasmissione che la giovane ha fatto il suo appello tra le lacrime. La Rostova sara’ in studio, mentre l’avvocato Frazzitta sara’ collegato in diretta da Marsala. “Al momento non abbiamo ancora avuto la possibilita’ di un contatto diretto con la giovane – spiega l’avvocato Frazzitta – e martedi’ sara’ la prima volta che questo avverra’, in concomitanza con i risultati del gruppo sanguigno. A Olesya chiedero’ se ricorda i momenti antecedenti all’ingresso in orfanotrofio e, quindi, capire se le persone che l’hanno tenuta segregata fossero dei rom”. Determinante in questa vicenda, che ha riacceso i riflettori sul caso di Denise Pipitone, sara’ comunque la compatibilita’ del gruppo sanguigno di Olesya Rostova con quella di Denise. “Soltanto dopo, in caso si accerti la compatibilita’, si procedera’ con il Dna”, dice ancora l’avvocato. Somiglianze e coincidenze arricchiscono questa ulteriore speranza di trovare Denise. Alcune foto mostrano tratti somatici simili tra Olesya, Piera Maggio e Piero Pulizzi, padre naturale della bimba scomparsa il primo settembre del 2004 a Mazara del Vallo. Numerose anche le coincidenze, a partire dall’eta’ (4 anni) quando le due bambine sono state rapite. “Abbiamo fatto uno studio sul nome Olesya – aggiunge l’avvocato Frazzitta – e nella letteratura ucraina-russa e’ la protagonista di un romanzo che narra la storia di una giovane nipote che vive con la nonna ed e’ perseguita dalla comunita’ rurale fino a quando scompare. E’ un fatto curioso ma e’ solo un elemento suggestivo”. (AN

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Sindaco trovato impiccato nel suo Comune

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sindaco di Corte Palasio, Claudio Manara

Il sindaco di Corte Palasio, Claudio Manara, è stato trovato stasera senza vita, impiccato nella sede municipale del Comune che amministrava. Il politico, 67 anni e in carica da maggio 2019 a guida della lista civica “Aria nuova”, era solito trattenersi fino a tardi nel suo ufficio ma, stasera, non essendo rincasato i familiari hanno lanciato l’allarme. Solo ieri sera aveva tenuto un’assemblea illustrare il bilancio del mandato appena concluso e annunciare le linee del nuovo programma in una serata che aveva visto, però, in diversi residenti toni molto accesi. Indagano sulla morte i carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Lodi.

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Tragedia in Valtellina, morti tre giovani finanzieri

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Un’esercitazione in montagna è sfociata in tragedia oggi in Valtellina, dove hanno perso la vita tre giovani militari del Sagf-Soccorso Alpino della Guardia di finanza. Sono precipitati da una parete rocciosa, mentre erano in cordata, sotto lo sguardo impotente di due colleghi impegnati anch’essi in un’altra cordata. Un volo nel vuoto di circa 30 metri che non ha lasciato loro scampo, mentre si trovavano sul cosiddetto Precipizio degli Asteroidi, nel territorio comunale di Val Masino (Sondrio). Un luogo teatro di numerosi interventi di soccorso di questi autentici angeli della montagna, per salvare spesso escursionisti e turisti in pericolo.

Sarà l’inchiesta della Procura di Sondrio, diretta da Piero Basilone, a stabilire le esatte cause del drammatico incidente. I tre sarebbero caduti nel vuoto perché, all’improvviso, avrebbe ceduto uno sperone roccioso sul quale uno di loro poggiava i piedi, trascinando con sé nel vuoto gli altri due colleghi. Le vittime, tutte valtellinesi, sono Luca Piani, 32 anni, di Villa di Tirano, Alessandro Pozzi, 25 anni, residente a Valfurva, e Simone Giacomelli, di 22 anni, che abitava a Valdisotto, a un passo dalla nota località turistica di Bormio. Giacomelli e Pozzi, arruolati nella GdF soltanto nel 2022, prestavano servizio nella Stazione Sagf di Madesimo, guidata da Alessia Guanella, mentre Piani faceva parte della squadra del luogotenente Christian Maioglio nella caserma del capoluogo valtellinese.

Dove oggi pomeriggio, appena appresa la notizia, è giunto subito da Milano il comandante regionale per portare conforto al colonnello Giuseppe Cavallaro, comandante provinciale delle Fiamme Gialle, distrutto per quanto accaduto. Anche il presidente della Repubblica ha espresso il suo cordoglio per le tre giovani morti. Luca Belotti, sindaco di Valfurva, sul suo profilo Facebook scrive: “Ciao Alessandro, un’altra giovane vita strappata alla nostra terra. Non ci sono parole che possano giustificare queste tragedie e forse in questi momenti neppure la fede è sufficiente a dare risposte al perché di tante domande .

La sola cosa che possiamo fare è unirci al dolore dei genitori e della famiglia”. Il sindaco di Val Masino, Pietro Taeggi, questa mattina aveva incontrato e salutato i 5 militari prima che iniziassero la loro esercitazione. “Sono della nostra famiglia – dice Taeggi -. Sono spesso qui a prepararsi al meglio. Stamattina ci siamo visti e salutati lassù a circa 1700 metri dove ero salito a controllare l’evoluzione di alcuni lavori comunali. Un grave lutto per tutti noi”. La Procura di Sondrio ha affidato le indagini al Sagf di Sondrio: titolare dell’inchiesta è il magistrato Chiara Costagliola che con il procuratore Piero Basilone deciderà, nelle prossime ore, se disporre le autopsie come al momento appare probabile. E a tutti gli effetti questa disgrazia si configura come un incidente sul lavoro, secondo gli inquirenti.

“Un evento tragico che colpisce profondamente e rattrista l’intera comunità della Lombardia”, ha detto il governatore Attilio Fontana. Parole di vicinanza alle famiglie delle vittime e al Corpo della GdF sono state espresse anche dal vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni. E grande dolore per quanto tragicamente accaduto in Val Masino lo ha manifestato pure il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. “Sono morti 3 eroi – ha dichiarato invece il segretario generale di Ugl, Paolo Capone -. Si tratta di tre giovani impiegati tutti i giorni a garantire la sicurezza di chi va in montagna”.

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Ex ad Milano-Cortina ai pm: 500 curricula da Malagò

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Nove ore davanti ai pm da indagato, che respinge le accuse di aver preso tangenti per pilotare appalti, ma anche come una sorta di testimone di un’inchiesta, quella su affidamenti di servizi e lavori da parte della Fondazione Milano-Cortina 2026 e su assunzioni sponsorizzate dalla politica con “faldoni” di segnalazioni, ancora tutta da sviluppare. “Non esiste niente sulla corruzione, sono tutti soldi miei quelli che ho, per 20 anni ho fatto l’amministratore delegato”, ha spiegato ai cronisti Vincenzo Novari, l’ex Ad dell’ente che gestisce l’organizzazione delle prossime Olimpiadi invernali, lasciando il Palazzo di Giustizia di Milano a tarda notte. Novari coi pm ha parlato di Luca Tomassini, imprenditore di Vetrya che vinse, tra il 2020 e il 2021, gli affidamenti per i servizi digitali. Per l’accusa, la gara fu truccata in cambio di denaro e utilità e Novari piazzò Massimiliano Zuco, come dirigente per assegnare quell’appalto, su input di Tomassini. Anche Zuco e Tomassini sono indagati per corruzione e turbativa.

“Conosco Tomassini da 20 anni – ha chiarito l’ex Ad – nel momento in cui sono stato nominato Ad non c’è stato più alcun tipo di rapporto personale, è stata fatta una gara che hanno vinto contro altri cinque invitati”. Novari ha messo a verbale che l’affidamento fu assegnato a Vetrya perché l’offerta, come costi per la Fondazione, era più bassa di quelle di altre imprese. I pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, con l’aggiunto Tiziana Siciliano, hanno raccolto una testimonianza che pare presenti una ricostruzione diversa sull’entità delle altre offerte. Anche sul capitolo assunzioni, sul quale si indaga per abuso d’ufficio, a Novari gli inquirenti hanno letto passaggi di dichiarazioni di testi, tra cui dipendenti della Fondazione, sentiti nell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. “Malagò (il presidente del Coni, ndr) mi ha portato 500 curricula, sono segnalazioni che mi sono arrivate ma nessuno mi ha mai imposto di assumere nessuno, sono state tutte mie decisioni totalmente libere e indipendenti, arrivavano dalla politica, da imprenditori, da direttori di giornali, editori, militari, ministri”, ha raccontato Novari, che fu al vertice della Fondazione tra il 2019 e il 2022 (“non ho idea del perché sono stato fatto fuori”).

La Procura gli ha chiesto conto di una dozzina di nomi piazzati nell’ente, tra cui Lorenzo Cochis La Russa, figlio del presidente del Senato, e Livia Draghi, nipote dell’ex premier. “Sul figlio di La Russa il padre mi ha detto ‘Fai come vuoi’ – ha detto Novari – quindi non c’era alcun tipo di pressione. È chiaro che il suo curriculum non l’ho trovato per terra”. Glielo segnalò il padre, ha messo a verbale, ma La Russa junior, ha chiarito Novari, difeso dai legali Nerio Diodà e Elena Vedani, “si era appena laureato in legge e aveva esperienza in eventi”.

E ancora: “Ovviamente ci sono delle sfumature in tutte le segnalazioni”. Sulla parente dell’ex presidente del Consiglio ha riferito che l’indicazione “arriva da un contatto che me lo dà e ovviamente viene valutata, perché stavamo cercando una figura che si occupasse di contenuti video ed era esattamente il profilo che stavo cercando”.

Per gli inquirenti, presunte pressioni le avrebbe subite su un paio di nomi, ma non sui casi La Russa e Draghi. Tra i nomi con “background politico” anche quello di un’ex segretaria di La Russa. Su questo e su un altro Novari avrebbe fatto riferimento a indicazioni arrivate dalla politica lombarda. Novari a più riprese ha ribadito ai pm che il suo obiettivo era fare “Olimpiadi economicamente sostenibili”.

E ha parlato dei rapporti tra Fondazione e Deloitte: il contratto “Pisa” da 176 milioni di dollari e le consulenze per 74 milioni. “Deloitte è un progetto Cio – ha chiarito – che è arrivato addosso alla Fondazione in corso d’opera, il Cio sceglie dei partner e li impone”. Intanto, l’inchiesta si concentra su dispositivi e documenti, anche a caccia di presunte “retrocessioni” di denaro.

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