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Allarme terza ondata del contagio, Brescia è già al collasso della sanità

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Le varianti spingono la diffusione del Covid e in diverse zone si materializza la terza ondata. Allarme alto, in particolare, nella provincia di Brescia, che diventa cosi’ zona “arancione rafforzata”; crescono poi le zone rosse in diversi territori mentre nelle ultime 24 ore si registrano altri 356 morti, ben 82 piu’ di ieri, mentre i pazienti ricoverati in terapia intensiva aumentano di 28. Il premier Mario Draghi, intanto, ha riunito in serata ministri ed esperti. Si cerca una quadra tra “aperturisti” e “rigoristi” in vista del nuovo dpcm che dovra’ sostituire quello firmato da Giuseppe Conte in scadenza il 5 marzo. Il leader della Lega Matteo Salvini, da parte sua, insiste a chiedere le riaperture: “noi siamo per la tutela della salute, ma con interventi mirati e in questo c’e’ sintonia col premier”, ha riferito dopo un incontro di mezzora con Draghi a Palazzo Chigi. Ma il ministro della Salute Speranza e gli esperti del Cts frenano, segnalando il rischio contagi – specie alla luce delle nuove varianti – che potrebbe derivare da eventuali riaperture di impianti da sci, palestre o cinema. In attesa di provvedimenti del Governo, il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha firmato un’ordinanza per istituire nella provincia di Brescia e in alcuni comuni della Bergamasca e della provincia di Cremona una zona arancione rafforzata, “che preveda, oltre alle normali misure della zona arancione, anche la chiusura delle scuole d’infanzia, elementari e medie, il divieto di recarsi nelle seconde case, l’utilizzo dello smart working dove possibile e la chiusura della attivita’ in presenza”. Una stretta, ha spiegato l’assessore regionale alla Sanita’, Letizia Moratti, resa necessaria dall’ultima accelerazione del Covid, “con l’aggravante delle varianti che nell’area sono presenti al 39% del totale dei casi”. Guido Bertolaso ha chiarito che “la provincia ha un numero di nuovi casi doppio rispetto alle altre province lombarde. Siamo di fronte alla terza ondata della pandemia e va aggredita immediatamente”. Zona rossa, invece, per Torrice (Frosinone), “a causa della forte incidenza e presenza della variante inglese”, e per San Cipirello e San Giuseppe Jato, (Palermo). Altra variante che preoccupa e’ quella brasiliana: un caso e’ stato scoperto in una scuola a Roma. Il virus riprende poi a mordere in Veneto, dove si registra una crescita di contagi e ricoveri ed in Abruzzo, dove i ricoverati in intensiva toccano la quota record di 78. L’alta incidenza del Covid non arresta le richieste di far ripartire le attivita’. Salvini insiste. “Con Draghi abbiamo parlato di riaperture”, ha detto. “Se c’e’ un problema a Brescia – ha spiegato – intervieni in quella provincia, non e’ che fai il lockdown nazionale da Bolzano a Catania. Dunque chiusure mirate e un ritorno alla vita. Se si puo’ pranzare tranquilli, allora si puo’ cenare tranquilli. Se i ristoranti sono sicuri a pranzo allora lo sono anche a cena. E la riapertura di teatri, cinema, realta’ sportive, palestre e piscine e’ un ritorno alla normalita’”. Ai ristoranti pensa anche il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, “Attraverso il Cts – fa sapere – stiamo lavorando ad un protocollo per consentire alla ristorazione la ripartenza”. Il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, definisce “ragionevole” la richiesta di Salvini con l’obiettivo di “dare ossigeno a qualche attivita’”. Sul tavolo del Governo sono ben presenti le richieste dei tanti settori in sofferenza, cosi’ come i dati dei contagi e dei vaccini (ancora a rilento, ne sono stati somministrati 3,6 milioni). Oggi Draghi ha riunito la cabina di regia con i ministri a vario titolo interessati (Economia, Sviluppo economico, Salute, Cultura, Affari regionali, Pari opportunita’), insieme agli esperti Silvio Brusaferro (presidente dell’Istituto superiore di sanita’), Agostino Miozzo (coordinatore del Cts) e Franco Locatelli (presidente del Consiglio superiore di Sanita’). Domani Speranza fara’ comunicazioni in aula alla Camera sulle nuove misure per il contrasto della pandemia. Si mira a definire il nuovo Dpcm cercando un punto di caduta non facile tra le diverse posizioni dei partiti che sostengono Draghi. Tenendo sempre presente l’andamento della pandemia ed il parere degli esperti, che frenano sulle riaperture. “Noi diremo che serve la linea della prudenza”, ha spiegato Miozzo entrando a Palazzo Chigi. La posizione di Draghi, esplicitata nel suo discorso programmatico al Parlamento, e’ di informare gli italiani in anticipo sulle misure che saranno adottate col nuovo decreto. Non si aspettera’ cioe’ il 4 marzo. Voglia di riapertura e’ stata espressa da diversi ministri, di vari partiti, anche dal dem Franceschini, con Gelmini ad auspicare il sostegno con adeguati ristori per le attivita’ che dovessero rimanere chiuse. A ribadire la linea del rigore, come detto, e’ Speranza, sostenuto dagli esperti. Sara’ Draghi a fare la sintesi.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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