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Corona Virus

Rt scende a 0,97 e calano ricoveri ma 472 morti

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Dopo cinque settimane di crescita ininterrotta, scende l’indice di trasmissibilita’ Rt in Italia collocandosi a quota 0,97, e calano anche i ricoveri nelle terapie intensive e nei reparti ordinari. Ma e’ troppo presto per pensare ad una effettiva inversione di rotta della curva epidemica da Covid-19: restano ancora troppi i decessi ed i casi – 472 le vittime nelle ultime 24 ore, con 13.633 nuove infezioni – e 12 regioni si mantengono comunque sopra la soglia critica del 30% di occupazione delle Rianimazioni. Continua ad essere un quadro preoccupante, sia pure con qualche primo segnale di miglioramento, quello che si evince dall’ultimo monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanita’ e ministero della Salute (dati relativi alla settimana 11/1/2021-17/1/2021, aggiornati al 20/1/2021) sull’andamento dell’epidemia da SarsCov2 nel Paese. Infatti, si legge nel documento, si osserva una “diminuzione del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile nel Paese, dovuta principalmente ad una diminuzione della probabilita’ di trasmissione di SARS-CoV-2, ma in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali rimane alto nella maggior parte delle Regioni/PPAA”. Dunque, il pericolo non e’ scampato, tanto che sono 12 le Regioni/PPAA che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (stesso numero della settimana precedente), anche se il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale, invece, e’ sceso sotto la soglia critica (30%). Inoltre, il monitoraggio rileva pure una “lieve diminuzione” dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni: 339,24 per 100.000 abitanti (04/01/2021-17/01/2021) contro 368,75 per 100.000 abitanti (28/12/2020-10/01/2021). E sebbene questa settimana il dato di incidenza settimanale non sia pienamente confrontabile con la settimana scorsa (per l’estensione della definizione di caso includendo i test antigenici rapidi), il fatto che “sia in diminuzione anche tenendo conto dei casi diagnosticati pure con test rapido e’ un segno di miglioramento epidemiologico”. Un trend evidenziato anche dai dati giornalieri del bollettino del ministero della Salute: con 13.633 nuovi casi di Covid nelle ultime 24 ore, il totale dall’inizio dell’emergenza sale a 2.441.854 casi. L’incremento di 472 decessi porta invece il numero complessivo delle vittime a 84.674. Sono 264.728 i test per il coronavirus (molecolari e antigenici) effettuati contro i 267.567 di ieri, ed il tasso di positivita’ e’ al 5,1% (ieri era al 5,2%). Quanto alla situazione negli ospedali, sono 2.390 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, in calo di 23 nel saldo tra entrate e uscite rispetto a ieri. Nei reparti ordinari sono invece ricoverati 21.691 pazienti, in calo di 354 unita’ rispetto a mercoledi’. A livello regionale, la Lombardia mantiene il piu’ alto numero di nuovi casi di Covid in Italia: 1.969 nelle ultime 24 ore. Altre sei regioni superano i mille casi in un giorno: Sicilia (1.355), Emilia Romagna 1,347, Veneto (1.198), Lazio (1.141), Campania (1.106) e Puglia (1.018). I dati dell’ultimo monitoraggio indicano che “le misure di contenimento e di restrizione hanno funzionato e che bisogna pertanto continuare a mantenere dei comportamenti prudenti, tanto piu’ che siamo nel corso di una campagna di vaccinazione ed e’ bene non sovraccaricare le strutture sanitarie”, sottolinea il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. “Per la prima volta dopo 5 settimane di ascesa – spiega – l’indice Rt tende a diminuire e si fissa di poco al di sotto di 1, cosi’ come anche l’incidenza, che pero’ rimane elevata intorno a 340 casi di Covid per 100mila abitanti. Per quanto riguarda invece il tasso di occupazione dei posti in terapia intensiva c’e’ una tendenza ad una lieve diminuzione anche se si resta intorno alla soglia critica”. Cio’ vuol dire, conclude, che le misure di contenimento e di restrizione “hanno funzionato” ma la prudenza rimane d’obbligo.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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