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Arrestato il carceriere di Santino Di Matteo, il bimbo squagliato nell’acido dalla mafia

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E’ stato nuovamente arrestato dai Carabinieri di Trapani e dal personale della Dia con l’accusa di associazione mafiosa Giuseppe Costa, uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo che aveva gia’ scontato venti anni di reclusione per il sequestro e l’uccisione del figlio dodicenne del pentito Mario Santo. Gli investigatori hanno anche perquisito l’abitazione di Costa, in localita’ Purgatorio di Custonaci, dove lo stesso aveva realizzato in muratura la ‘cella’ che era servita per tenere segregato il bambino, poi barbaramente ucciso e sciolto nell’acido su ordine di Giovanni Brusca.

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Vino nel biberon per errore, bimbo 4 mesi in rianimazione

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Vino bianco al posto dell’acqua per preparare il latte in polvere a suo figlio di quatto mesi. Un errore, è l’ipotesi degli investigatori, commessa da una donna di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, che ha fatto finire il piccolo in coma etilico. Ricoverato in rianimazione all’ospedale pediatrico di Bari, le sue condizioni sono in lieve miglioramento. A fare insospettire la donna è stato il rifiuto del piccolo che dopo i primi sorsi avrebbe smesso di bere respingendo il biberon. A quel punto la sua mamma si sarebbe accorta di non aver mescolato il latte in polvere con l’acqua.

A farla sbagliare sarebbe stato il colore scuro della bottiglia in cui era contenuto il vino. Subito dopo aver compreso l’errore, la donna ha portato il bimbo al pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi dove il piccolo è arrivato già in coma etilico. Sottoposto a una lavanda gastrica, è stato intubato e trasferito d’urgenza all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari dove è stato ricoverato nel reparto di rianimazione.

La procura di Brindisi ha avviato un’indagine, ma al momento l’ipotesi prevalente dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana è che sia stato un incidente domestico. Dai riscontri dei militari non sono emersi altri elementi. L’affanno dovuto alle incombenze quotidiane, la necessità di preparare in fretta il biberon per il proprio figlio e la bottiglia scura avrebbero portato la donna a sbagliare. E’ stato lo stesso bimbo, rifiutandosi di continuare a bere, a rivelare che quel liquido non era latte. Un segnale subito percepito dalla mamma che si è resa conto in pochi istanti quale fosse il vero contenuto della bottiglia da cui aveva prelevato il liquido credendo fosse acqua.

La corsa in ospedale è stata immediata, dall’abitazione al pronto soccorso del Perrino. Qui il piccolo è stato preso in cura dai medici che con stupore hanno accertato il coma etilico di un bimbo di soli quattro mesi. Un quadro clinico che ha allarmato il personale sanitario e che ha portato al trasferimento del bimbo a Bari dov’è stato sottoposto a specifiche cure. Al momento la prognosi è riservata ma i medici sono fiduciosi perché le condizioni del piccolo migliorano. La notizia ha scatenato tante reazioni anche sui social dove molti manifestano comprensione per “il dispiacere e per quello che sta passando in queste ore la mamma”, auspicando che “il piccolo possa presto riprendersi da questo brutto incidente”.

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Muore a 20 anni dopo un intervento per dimagrire, inchiesta

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Un’inchiesta è stata aperta dalla procura di Roma dopo la morte di un giovane, avvenuta il 26 aprile scorso nella Capitale, dopo che sempre ad aprile il ragazzo si era sottoposto a un intervento per dimagrire in una clinica privata di Arezzo. Come riporta oggi il Messaggero a far partire le indagini una denuncia presentata ai carabinieri dal padre del giovane, che il 29 aprile avrebbe compiuto 20 anni. Da quanto riportato dalla stampa il giovane, che pesava 160 chilogrammi, era stato dimesso il 21 aprile dalla clinica aretina e aveva fatto ritorno a Roma dove viveva.

Giovedì scorso avrebbe iniziato a sentirsi male. Portato all’ospedale San Carlo di Nancy a Roma i medici del pronto soccorso non avrebbero riscontrando nulla di grave e il ragazzo aveva firmato per le sue dimissioni. Il 26 però avrebbe accusato un altro malore in seguito al quale è stato portato dal 118 nuovamente in ospedale, al policlinico Gemelli, dove poi è morto. Dopo la denuncia è scattato il sequestro di alcune cartelle cliniche ed è stata disposta l’autopsia. “Stava bene, abbiamo fatto tutto come da protocollo”, spiega oggi il responsabile del Centro chirurgico toscano Stefano Tenti, la clinica aretina dove il giovane era stato operato da un chirurgo romano che effettua interventi anche nella struttura toscana. “Gli avevano dato anche una dose superiore di eparina – ha spiegato – visto il peso elevato, 160 chili per tutelarlo da eventuale embolia polmonare prescrivendogli tutto quello che era necessario fare. Dall’esame delle cartelle risulta tutto regolare”.

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Balneari: Consiglio Stato dice “no proroga concessioni, ok a gare”

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Il Consiglio di Stato conferma il ‘no’ alla proroga delle concessioni balneari e ricorda la linea sancita dalla Corte di Giustizia Ue di “dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”. Con una sentenza depositata oggi dalla settima sezione, Palazzo Spada ha rigettato il ricorso di una societa’ gestrice di uno stabilimento balneare a Rapallo, ricorso che era gia’ Statodichiarato “improcedibile” per la sopravvenienza della legge 118/2022, le cui disposizioni hanno stabilito il termine finale di durata delle concessioni in essere alla data di entrata in vigore della legge stessa al 31 dicembre 2023.

“L’effetto che discenderebbe dalla procedibilita’, in ipotesi, del ricorso – si legge nella sentenza odierna – non sarebbe la reviviscenza dell’originario, e illegittimo, regime di durata temporale delle concessioni previsto dalla legge n. 145 del 2018”, bensi’, “proprio dando applicazione alla sentenza della Corte di Giustizia UE” del 20 aprile 2023 “e a tutta la giurisprudenza europea precedente”, quello “opposto, sancito dalla Corte, di dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”. E ancora: “Ne’ giova sostenere all’appellante – rileva il Consiglio di Stato – sulla base di mere affermazioni apodittiche, con particolare riferimento alla sussistenza di un interesse transfrontaliero certo, nonche’ alla scarsita’ della risorsa, che la concessione in capo all’odierna appellante sarebbe senz’altro sfornita del requisito dell’interesse transfrontaliero certo richiesto dalla direttiva 2006/123/CE”. Per Palazzo Spada, “si tratta di meri assunti, sforniti di prova, in quanto la risorsa e’ sicuramente scarsa, come questo Consiglio di Stato ha gia’ chiarito nella pronuncia dell’Adunanza plenaria” del 2021, e “la presenza o l’assenza dell’interesse transfrontaliero non dipende certo dalla mera, peraltro solo affermata, limitata rilevanza economica della concessione”.

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