Ieri a Siracusa, oggi ad Agrigento: gli sfacciati furbetti del reddito di cittadinanza ancora una volta erano i nuclei familiari di otto condannati per associazione di tipo mafioso, omicidio, traffico di sostanze stupefacenti. Compresa la famiglia di uno degli esecutori dell’omicidio del giudice Rosario Livatino, condannato in via definitiva per omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso ed altro a 7 ergastoli. A scoprirlo i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria, coordinati dal procuratore Luigi Patronaggio e dal sostituto Gloria Andreoli. Eseguito il sequestro preventivo di otto social card utilizzate, che si aggiungono alle undici dei giorni scorsi. I titolari delle carte sequestrate sono tutti indagati a piede libero per i reati di indebita percezione di reddito di cittadinanza e falso in autodichiarazione. Nell’ambito di una vasta indagine, la Guardia di finanza di Agrigento ha accertato che tra i beneficiari figurano soggetti sottoposti a misura detentiva per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, attualmente detenuti, nonche’ per reati associativi finalizzati al traffico di sostanze stupefacenti, furto, ed altri reati comuni e fra questi anche i componenti della famiglia di uno degli esecutori dell’omicidio del giudice Rosario Livatino.
Tutte le posizioni illecite fatte emergere dalle fiamme gialle sono state segnalate all’Inps per la revoca e il recupero del beneficio economico. Secondo una prima stima ammonta a 110 mila, il danno per le casse pubbliche gia’ accertato. Le indagini non si fermano.
Il reddito di cittadinanza e’ una misura di sostegno al reddito familiare che spetta solo in presenza di alcuni requisiti che devono essere autocertificati dal richiedente, volti a dimostrare non solo la condizione di difficolta’ economico-reddituale del proprio nucleo familiare, ma anche il possesso da parte dei componenti dello stesso di alcune qualita’ morali. Tra quest’ultimi requisiti, il legislatore ha previsto che la sottoposizione a misure cautelari personali o la condanna per gravi delitti, di chi faccia richiesta del beneficio e del suo nucleo familiare, sia causa di esclusione dal beneficio. Questo e’ solo l’ultimo caso. I precedenti sono numerosi. Il piu’ recente risale appena a ieri. Mafiosi con il reddito di cittadinanza. ‘Poveri con la coppola’ individuati sempre dai finanzieri che hanno concluso l’indagine denunciando 24 persone che hanno percepito illegittimamente il sussidio, incassando complessivamente oltre 200 mila euro. Serrati controlli su circa cento nuclei familiari residenti nella provincia.
Tra i 24 denunciati, tre non hanno comunicato l’intervenuta carcerazione; altrettanti non hanno comunicato la sussistenza di condanne definitive, intervenute nei 10 anni precedenti la richiesta; 13 familiari di detenuti hanno omesso di indicare, nelle istanze per il beneficio, la condizione detentiva del componente del proprio nucleo familiare ottenendo un sostegno economico senza riduzioni; 5 familiari di condannati non hanno comunicato la sussistenza di condanne definitive di un componente del proprio nucleo familiare, intervenute nei 10 anni precedenti la richiesta. Tra i detenuti, di cui 11 appartenenti a clan della provincia, risultano soggetti sottoposti a misura restrittiva per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e rapina.