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Cronache

Rogo Venere degli Stracci, il vescovo di Napoli si sente “colpevole” e scrive al giudice

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“Mi domando dove ero, dov’era la mia Chiesa, dov’era la comunità sociale”: è un passo dell’appello che l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, rivolge al giudice domani chiamato a valutare in appello la posizione di Simone Isaia, il senza fissa dimora di 33 anni accusato e già condannato in primo grado per il rogo che all’alba del 12 luglio dello scorso anno ha incendiato e distrutto la Venere degli Stracci, opera di Michelangelo Pistoletto allestita in piazza Municipio a Napoli. In una missiva fatta pervenire al magistrato della quinta sezione penale della Corte di Appello, il presule si dice pronto a “riparare” dichiarandosi disponibile “a seguire Simone in percorsi di accoglienza, supporto psicoeducativo e riabilitazione”, mettendo al servizio di tali percorsi “le energie più belle e competenti della Chiesa napoletana”.

L’arcivescovo di Napoli sottolinea che la lettera non è “un’intromissione indebita volta a influenzare il suo giudizio” poiché lo scopo di Battaglia “come cittadino e vescovo, è unicamente quello di sottolineare come il giovane in questione sia anzitutto una persona in difficoltà, fortemente fragile, vissuto per diverso tempo in condizioni di marginalità sociale”. Quello di monsignor Battaglia è il più accorato degli appelli alla clemenza ma non certo il primo.

A precederlo sono stati in molti, anche il garante delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello che oggi, in un comunicato, ha auspicato “un ridimensionamento della sentenza di primo grado (quattro anni di carcere e una multa di 4mila euro) e percorsi di accoglienza e di supporto psicologico”. Ad incastrare il giovane clochard furono le indagini svolte dalla Squadra Mobile della Questura partenopea, coordinate dai magistrati del Gruppo Beni Culturali della Procura. La condanna del gup Linda Comella giunse il 7 dicembre scorso, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato: 4 anni di reclusione. Simone non venne messo in carcere.

Rimase ai domiciliari ma dopo avere usufruito di un permesse si allontanò volontariamente. Una decisione che portò a un aggravamento della misura cautelare. I genitori di Simone, in questo periodo di carcerazione, sono stati molto vicini al figlio: “Ringraziano il vescovo di Napoli – dice l’avvocato Carla Maruzzelli, legale della famiglia Isaia – ma anche l’avvocato Belcastro, don Franco e don Loffredo, per aver concesso una nuova disponibilità ad accogliere il figlio qualora gli venissero concessi i domiciliari”. “Ora si affidano ai giudici – conclude Maruzzelli – affinché accolgano le richieste difensive dell’appello: il figlio Simone non è persona pericolosa e se i giudici dovessero confermare la sua colpevolezza chiedono clemenza e una pena mite”.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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