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Cronache

Camorra e rifiuti, confiscati beni per 4 milioni di euro a Nicola Ferraro: tolti anche compensi e vitalizio da consigliere regionale

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Gli agenti della Polizia di Stato e i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Caserta – in esecuzione di apposito decreto emesso dalla Seconda Sezione Penale, Collegio D, del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – hanno sottoposto a sequestro, in Campania e nel Lazio, i beni, le partecipazioni societarie, i rapporti finanziari e bancari, per un valore stimato pari a oltre 3 milioni di euro, riconducibili a Nicola Ferraro, 59 anni, di Casal di Principe, già esponente politico di rilievo regionale (ex consigliere della Regione Campania) e imprenditore nel settore del trattamento dei rifiuti, attualmente detenuto in quanto condannato, il 16 aprile 2015, con sentenza passata in giudicato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

Il provvedimento ablativo nei confronti di Nicola Ferraro  rappresenta l’epilogo della complessa ed articolata indagine svolta dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Caserta e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Caserta che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità diretta ed indiretta (tramite i suoi familiari) dell’imprenditore, acquisiti con i proventi delle attività illecite commesse nel tempo, attività che, compendiate in apposita proposta del Questore di Caserta, aveva condotto ad un iniziale sequestro di prevenzione.

L’uomo è stato riconosciuto dal Giudice Penale come imprenditore e politico colluso, almeno dal 2000 in poi e comunque già prima della sua elezione al Consiglio Regionale della Regione Campania, avvenuta nel 2005, con i reggenti del “clan dei casalesi – fazioni Schiavone e Bidognetti”, al raggiungimento dei cui scopi ha asservito sia la propria attività imprenditoriale, che quella politica, ricevendone in cambio sostegno elettorale ed un appoggio determinante per la sua stessa affermazione imprenditoriale.

Il ruolo di sodale dell’imprenditore emerge chiaramente dal compendio probatorio raccolto in sede penale e costituito da intercettazioni telefoniche, propalazioni accusatorie di molteplici collaboratori di giustizia e indagini di Polizia Giudiziaria eseguite per trovare riscontri alle predette dichiarazioni.

La pericolosità sociale è stata dimostrata dalla sua continuativa disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli Enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento, per drenare a favore di queste ultime appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il redditizio settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, e non solo nel territorio casertano.

Al fine poi di disvelare l’origine del rilevante patrimonio dell’imprenditore e del suo nucleo familiare è stata acquisita, con riferimento all’ultimo ventennio, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica. Il materiale così reperito è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti che hanno consentito di accertare che gran parte delle attività e dei beni entrati nella disponibilità del proposto e dei propri stretti congiunti sono stati acquisiti con proventi, ottenuti grazie alla stretta contiguità dell’ex Consigliere regionale al “clan dei casalesi”.

In esecuzione del decreto emesso dalla IV Sezione Penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere sono stati, quindi, sottoposti a confisca n. 9 fabbricati, n. 1 terreno , le quote di n. 2 società, n. 1 autovettura, n.1 motoveicoli e le disponibilità finanziarie presenti in numerosi conti correnti, conti di deposito ed altri investimenti finanziari, per un valore stimati di oltre 4 milioni di euro; tra gli oggetti di confisca anche le indennità percepite dall’imprenditore per l’intero periodo di consiliatura alla Regione Campania, per un valore pari alla somma di euro 834.226,46 (ottocentotrentaquattromiladuecentoventisei//46) nonchè il vitalizio da corrispondere per la sua ex qualità di Consigliere regionale, maturando alla data del raggiungimento del sessantesimo anno di età.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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